1) GELMINI: "NON FACCIAMO DELLA SCUOLA UN ALTRO CASO ALITALIA"

1) GELMINI: "NON FACCIAMO DELLA SCUOLA UN ALTRO CASO ALITALIA"

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20 settembre 2009
Gelmini: “Non facciamo della scuola un altro caso Alitalia”

Gelmini: “Non facciamo della scuola un altro caso Alitalia”

Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini è intervenuta a Venezia al workshop organizzato dai giovani Imprenditori di Confcommercio sull’”emergenza educativa”.  Il ministro ha subito sottolineato l’esigenza di un collegamento più forte tra scuola, università e mercato del lavoro. “Oggi – ha detto la Gelmini - si parla molto di semplificazione delle leggi, come Paese però abbiamo poca memoria delle proposte fatte in ogni settore. Se guardiamo la realtà con gli occhi dell’ideologia ci allontaniamo da essa. Abbiamo cercato di essere un paese egualitaria, abbiamo voluto la scuola inclusiva ma oggi siamo uno dei paesi più diseguali d’Europa”. “La scuola ha perso la funzione di ascensore sociale, contano di più le relazioni rispetto al titolo di studio. Oggi un diploma o una laurea non garantiscono un posto di lavoro. Mi piacerebbe parlare a tutto campo di scuola e università senza preclusioni ideologiche”. Secondo la Gelmini chi fa politica si deve assumere  la responsabilità di dire verità scomode. “Arrivata alla Pubblica Istruzione – ha osservato il ministro - ho guardato i bilanci e anche quelli Ocse Pisa. Dati rispetto ai quali non si può fare finta di niente: si cala nel rendimento, nella classifica di qualità ma l’investimento è sempre in linea con la media Ocse. Dobbiamo incrociare questi due elementi : la spesa è cresciuta del 30%,nel 1999 si spendevano 30 miliardi di euro oggi 43 miliardi senza aver ottenuto risultati concreti”. “La scuola con pari opportunità per tutti forma poco e si e data la prevalenza alla funzione occupazionale rispetto a quella educativa. Parliamo di un progetto educativo e non solo di posti da creare. e anche in quel settore, le graduatorie piene di precari ci dicono che e stata sovrastimata la possibilità della scuola di assorbire lavoro. Ci vorrebbero dieci anni per sistemare tutti i precari”. Dunque, secondo il ministro, “è ora di voltare pagina, non si può difendere solo lo status quo e dire che è un problema di risorse. Non è vero perché per quello che spendiamo dovremmo essere tra i primi”. La Gelmini è poi tornata sulla annosa questione del maestro unico: “in tutti i paesi europei – ha precisato - c’è il maestro unico solo l’Inghilterra fa eccezione. E’ un problema di qualità non del numero di persone che impieghiamo. Il ritorno al maestro unico prevalente non penalizza lo studio delle lingue straniere. Al maestro unico verrà eventualmente affiancato un docente di lingue. Non verrà meno il tempo pieno che anzi grazie ad un uso migliore delle risorse verrà migliorato”. Il ministro ha detto chiaramente che non si può perdere ulteriore tempo nella ricerca delle soluzioni: “soprattutto perché bisogna essere pronti a reggere il confronto con i competitors mondiali e tutto ciò dipende dall’investimento nel capitale umano di scuola e università. Nell’ambito della scuola ci sono sprechi, si può riqualificare. Bisogna affrontare il problema dell’edilizia scolastica per risolvere il quale ci vorranno almeno dieci anni”. Per la Gelmini è dunque fondamentale “rivedere i meccanismi di spesa. E impiegare meglio le risorse a disposizione anche per riconoscere il merito e premiare gli insegnanti in base ai risultati raggiunti”. “Mi auguro – ha detto il ministro - che il Parlamento mette mano al tema dell’autonomia e del merito. Oggi il dirigente scolastico non può muoversi e non fare nulla senza l’input del ministero. Troppo centralismo. Ora serve una vera riforma”. Educazione civica, voto in condotta e maestro unico sono principi di buon senso una riforma è un'altra cosa. Scuola e università hanno bisogno di certezze. Il parlamento deve farla: partendo dal reclutamento e dal dare più potere ai dirigenti scolastici”. In conclusione,  la Gelmini ha precisato che “se ce un aspetto positivo di queste polemiche e che finalmente la scuola è tornata al centro del dibattito. Finalmente stiamo tornando ad immaginare un progetto educativo. Uno sforzo intorno al quale riscoprire un’identità nazionale. La scuola deve essere aperta al tessuto produttivo e non essere autoreferenziale.  C’è un progetto ripreso dal precedente governo che partirà dal 2009: si potrà assolvere l’obbligo dell’istruzione anche attraverso la formazione professionale. La qualificazione della formazione professionale è fondamentale per accedere ad un posto di lavoro e intercettare le esigenze delle imprese”. “Abbiamo davanti un compito difficile, ci sono dei termini sui quali trovare un ‘intesa:  autonomia e valutazione”.

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