2) L'intervento di Guido Pomini, presidente Confcommercio Treviso

2) L'intervento di Guido Pomini, presidente Confcommercio Treviso

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29 novembre 2010


Pubblichaimo di seguito l'intervento di Guido Pomini, presidente di Unascom Comfcommercio Treviso

Chiusa o aperta, Confcommercio pone sul piatto l'urgenza della questione identitaria.
La visione del Veneto, giunto ad un bivio, non è solo il titolo che abbiamo scelto per il dibattito annuale che Confcommercio intende dedicare allo sviluppo delle città e del territorio, ma è anche una "questione" aperta, che intendiamo porre alle imprese, ai cittadini ed alle Istituzioni.
Ogni Comunità, per essere tale, deve porsi come obiettivo la progettazione del futuro del proprio territorio e la salvaguardia delle proprie identità. Confcommercio Imprese per l'Italia si sente parte attiva di questa Comunità ed intende porsi come interlocutore efficace nel processo di radicale trasformazione che è in atto nella nostra Regione.
Se l'OCSE ha individuato Venezia come "City-Region", una città-regione fra le più dinamiche d'Europa, all'interno della quale scambi di persone e cose sono rapidi e frequenti, alla Comunità spetta il dovere di comprenderne identità, fisionomia e prospettive: dalla genesi dei meccanismi che hanno portato a questa definizione, alle strategie da mettere in atto, ai processi in corso, e, prima ancora, alle motivazioni profonde che- casualmente o razionalmente- hanno portato quest'area all'attuale livello di sviluppo.
E questo indipendentemente dalle definizioni urbanistiche e tecniche che regolano le relazioni e le connessioni tra quella che può essere definita come città legale, città di fatto, area urbana funzionale, oppure ancora area/regione metropolitana.
Basta uno sguardo al passato per comprendere come, in pochi decenni- forse solo un paio - il Veneto abbia vissuto un processo di trasformazione che ha visto contrapporsi due culture, strette in una dialettica di non sempre facile comprensione: quella costruita sul grande solco della città storiche, dei patrimoni artistici, delle cinte murarie, delle tradizioni e delle piccole, forti identità, e quella, non sempre evidente e lineare, dello sviluppo, contraddistinto dalla sequenza incessante dei capannoni industriali, i "non luoghi" oggi di impossibile riconversione e di drammatico impatto sul paesaggio, dal proliferare delle grandi ed artificiali superfici di vendita, costruite in nome di un desiderio di consumo che, "in quella misura", non è mai esistito.
Dentro a tutto questo ci sono tre città: Padova, Treviso e Venezia, quasi tre milioni di abitanti, tre province e un Pil pro-capite di quasi trentamila dollari, come quello di Toronto o Barcellona: tra il 1995 e il 2005 è cresciuto tre volte più di quello di New York, con una forza attrattiva turistica che copre oltre un quarto di quella nazionale.
Negli ultimi vent'anni, questa regione ha dunque corso assai più velocemente di altre aree simili in Europa, ed oggi sembra essere arrivata ad una svolta, evidente in alcune criticità che stanno emergendo con forza.
La prima riguarda la carenza di infrastrutture materiali:
- in un confronto con poco meno di cento regioni europee, il Veneto (insieme all'Emilia Romagna) si colloca tra i primi 15 posti della graduatoria Eurostat sulla congestione del traffico pesante della rete stradale ed autostradale.
Per quanto riguarda il trasporto su gomma bastano pochi numeri per capire la marginalità della situazione:
Ci sono voluti vent'anni per costruire i 34 chilometri del Passante di Mestre, che pure ha dimezzato i tempi per andare da Treviso a Padova ed altri venti per completare il collegamento tra l'A27 e l'A28.
Restano sempre in fase di discussione, la tanto attesa Pedemontana e la Venezia Monaco, senza contare i collegamenti internazionali verso i mercati di sbocco europei: alcune delle opere lungo il corridoio del Brennero sono state solo iniziate ed in parte realizzate, per molte altre l'iter procedurale ha registrato ostacoli e ritardi, specialmente lungo la direttrice dal Triveneto verso l'Europa Nordorientale.
Per quanto riguarda il trasporto su rotaia, i numeri sono ancora più evidenti. Secondo diversi studi, il Veneto registra, insieme al Piemonte ed al Lazio, una delle situazioni più gravi perché, a fronte di una crescente domanda di pendolarismo, gli investimenti stanziati nel bilancio regionale sono bassissimi, pari allo 0,02 o 0,03 del bilancio regionale. La metropolitana di superficie, per questo tipo di domanda, porterà notevolissimi vantaggi, ma resta uno dei tanti progetti incompiuti, così come la TAV, ancora troppo lontana dalla realizzazione.
La seconda riguarda il "governo metropolitano" e la necessità di "fare squadra":
- Sono troppo poche, e spesso poco conosciute, le azioni concrete istituzionali realizzate in nome ed a favore dell'area metropolitana.
E', ora più che mai urgente, una nuova Governance, che possa mettere in atto le strategie necessarie per il rilancio del territorio in vista di quel salto di qualità pensato e voluto dalla Comunità, ma soprattutto in vista di un futuro dove la dove la politica possa concretamente trasformarsi un uno strumento integrato e concreto per lo sviluppo del territorio, riuscendo a superare quella che Patrizia Messina, studiosa dell'Università di Padova, ha addirittura definito come: " L'assimetria delle relazioni fra comuni capoluogo e comuni limitrofi, che costituisce un rilevante problema di governance, perché nessuno accetta limitazioni della propria sovranità, con il risultato che il processo decisionale subisce rallentamenti e impasse".
La terza riguarda la capacità di acquisire una vocazione forte e vincente:
- La Pa-Tre-Ve è e resta una grande occasione da non perdere. Non solo perché l'OCSE ci regala la gratificante definizione di "cuore pulsante" - pur messo a rischio infarto da una pesantezza amministrativa inaccettabile- ma perché deve diventare un'area che segna il passo concretamente sulla strada dell'innovazione, che ha come premessa la necessaria qualità della vita.
Dobbiamo prepararci a giocare questa grande partita: accorpando i poli formativi ed elevandone il livello fino a diventare dei centri di eccellenza, attraendo manodopera qualificata e non facendo scappare le menti pensanti, individuando nuovi segmenti turistici e potenziandone conseguentemente l'offerta, intercettando le nuove tendenze di consumo, valorizzando le nicchie di mercato, ma soprattutto amplificando l'identità delle nostre città, veri luoghi di scambio, crescita e relazione, perché solo dove c'è la migliore qualità della vita, può esserci anche una altrettanta qualità del business.

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