Al Senato manovra al rallentatore

Al Senato manovra al rallentatore

Ieri non è stata approvata alcuna modifica, neanche quelle sulle quali relatore e Governo hanno espresso parere favorevole. Regioni sul piede di guerra, in vista novità per i Comuni. La manovra "costa" mezzo punto di Pil.

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22 giugno 2010
La manovra correttiva pesa sulla crescita, producendo un calo del Pil rispetto alle stime precedenti del Governo dello 0,5% ne

La manovra correttiva pesa sulla crescita, producendo un calo del Pil rispetto alle stime precedenti del Governo dello 0,5% nel triennio 2010-2012. Il Tesoro, su pressing del Parlamento, ha fornitoi dati aggiornati ammettendo gli effetti negativi nel breve periodo sui conti pubblici del decreto legge varato a fine maggio. Dati che però non scalfiscono la certezza del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di aver agito nell’interesse dell’Italia scegliendo l’unica strada praticabile: senza “questa manovra - assicura infatti - oltre a non esserci la crescita” assisteremmo “al collasso” dell’intera struttura.

Intanto Comuni, Province e Regioni non mollano e insistono nel chiedere una revisione dei tagli alle autonomie, che rappresentano un capitolo centrale delle misure del Governo. E se nella trattativa con i sindaci “qualcosa sembra muoversi”, con le Regioni si alza ancora una volta il livello dello scontro. Dall’incontro con il titolare di via XX Settembre non è arrivata “alcuna apertura”, ha spiegato il presidente delle Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che si dice convinto che “di fatto” si stia rendendo “impraticabile” il federalismo fiscale.

Decisamente meno drammatico l’esito del confronto con i Comuni, per i quali si starebbe ragionando su modifiche alla distribuzione dei tagli: una possibilità allo studio sarebbe quella di penalizzare soprattutto le realtà meno virtuose. Sul tavolo anche la revisione del Patto di stabilità, con l’obiettivo di consentire maggiore flessibilità per le spese per investimenti agli enti locali con in conti in ordine.

In attesa che si trovino le intese e che queste vengano tradotte in proposte concrete e messe nero su bianco il Parlamento ha intanto iniziato a votare gli oltre 2.500 emendamenti presentati dai gruppi al Senato. I lavori procedono al rallentatore, come dimostra il fatto che nel corso di un intero pomeriggio non è stata approvata alcuna modifica, neanche quelle sulle quali relatore e Governo hanno espresso parere favorevole.

Oltre alle misure annunciate dall’Esecutivo (innalzamento dell’età pensionabile per le donne nella P.A., revisione del taglio del prezzo dei farmaci) tra i capitoli aperti e sui quali la maggioranza ha intenzione di intervenire c’è il settore della Difesa e della sicurezza. Altro tema, quello degli assegni per gli invalidi: un intervento su questo fronte “è un’assoluta certezza”, garantisce il relatore al dl Antonio Azzollini. Resta però da studiare quale strumento scegliere: se una semplice marcia indietro, riportando a quota 75% la soglia di invalidità sufficiente a chiedere il sostegno, oppure una via intermedia che metta al riparo dalla stretta solo alcune patologie tra cui i Down.

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