Articolo 18: la polemica non si placa

Articolo 18: la polemica non si placa

Per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, "solo la malafede e l'ignoranza della Cgil e del Pd" possono legare la norma sull'arbitrato all'articolo 18. Epifani: "il lavoratore finisce sotto schiaffo del datore di lavoro".

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5 marzo 2010
Il giorno dopo l’approvazione del disegno di legge sul lavoro non si placano le polemiche sulle norme che hanno introdotto l’a

Il giorno dopo l’approvazione del disegno di legge sul lavoro non si placano le polemiche sulle norme che hanno introdotto l’arbitrato nelle procedure di conciliazione in tema di lavoro. Il leader dei metalmeccanici Fiom-Cgil chiede uno sciopero generale, mentre secondo l’ex leader della Cgil, ora europarlamentare del Pd, Sergio Cofferati, “il provvedimento è molto peggiore di quello provvedimento di otto anni fa”, quando il governo Berlusconi tento di apportare modifiche alla norma sui licenziamenti senza giusta causa. Di certo sembrano in arrivo mobilitazioni e iniziative, compreso, se emergessero profili di incostituzionalità, il ricorso alla Consulta. Per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, però, “solo la malafede e l’ignoranza della Cgil e del Pd” possono legare questa norma all’articolo 18. Il ministro ha affermato inoltre di non temere affatto un possibile ricorso alla Corte Costituzionale.

Secondo il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, “non c’è una questione di soliti noti né di malafede. Ma, se si chiede ad un lavoratore che deve essere assunto di rinunciare alla Magistratura per la difesa dei suoi diritti, egli non è pienamente libero di dire di no, e se dice di sì finisce sotto schiaffo del datore di lavoro”.

Il tema è stato affrontato anche dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ha chiuso, riconfermato per la terza volta, il suo Congresso. L’articolo 18, ha detto, “è salvo”, e l’arbitrato è “un'’ggiunta ad una legge dello Stato che resta in vigore”.

Secondo Angeletti, inoltre, non esiste il rischio che la modifica alle regole per le controversie di lavoro penalizzi i giovani alla prima firma del contratto: “sarebbe illegale chiedere la deroga al giudice naturale in occasione della firma di un contratto. Il diritto per il lavoratore di avere un giudice non viene messo in discussione”. Tuttavia, ha sottolineato ancora, “abbiamo letto il testo e non è scritto bene”.

 

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