Bankitalia taglia le stime del Pil. "Ripresa occupazione ancora fragile"

Bankitalia taglia le stime del Pil. "Ripresa occupazione ancora fragile"

Bollettino economico dell'istituto di via Nazionale. "Per l'Italia il consolidamento di bilancio resta un obiettivo essenziale". "Migliora l'offerta di credito per le imprese ma non per quelle di piccole dimensioni".

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20 gennaio 2015

 

L'occupazione in Italia e' cresciuta nel terzo trimestre ma i dati preliminari di ottobre e novembre segnalano una ripresa dell'occupazione fragile. E' quanto emerge dal bollettino economico della Banca d'Italia. Via Nazionale sottolinea che "nei mesi estivi del 2014 il numero di occupati e' aumentato, seppur lievemente; dopo tre trimestri di sostanziale stagnazione il monte ore lavorate e' tornato a crescere sia nell'industria in senso stretto sia nei servizi privati. Cio' nonostante - aggiunge - il tasso di disoccupazione e' salito, spinto dall'incremento del tasso di attivita'. La ripresa dell'occupazione rimane tuttavia fragile, come segnalato dai dati preliminari di ottobre e di novembre: le aspettative delle imprese circa l'evoluzione della domanda di lavoro nei primi mesi del 2015 continuano a essere negative". Nel bollettino Bankitalia taglia le stime di crescita del Pil per quest'anno: le previsioni sono riviste al ribasso e passano dall'1,3% di luglio scorso allo 0,4%. "Le nostre proiezioni prefigurano per l'economia italiana una crescita modesta quest'anno, piu' sostenuta il prossimo - si legge nel Bollettino - nello scenario centrale risulterebbe attorno allo 0,4%. L'anno prossimo, la crescita sara' invece piu' sostenuta e cioe' dell'1,2%". Le condizioni di offerta di credito alle imprese, secondo le rilevazioni più recenti, "sono migliorate" ma "restano più stringenti per quelle di minore dimensione". I tassi di interesse medi sui nuovi prestiti, rileva Banca d'Italia, "sono scesi gradualmente, pur mantenendosi superiori a quelli dell'area dell'euro (di circa 30 punti base per imprese e famiglie)". Fattori di domanda legati alla debolezza degli investimenti, unitamente alla percezione di un alto rischio di credito per alcune categorie di imprese, "frenano ancora la dinamica dei finanziamenti".
 
 

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