Carta stampata addio?

Carta stampata addio?

Forse l'Ipad non sarà il canto funebre per libri e giornali di carta. Di certo, il suo lancio ha visto moltiplicare previsioni apocalittiche su una rapida fine dell'Era Gutenberg. Si tratta di profezie o di semplici esagerazioni?

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13 maggio 2010
L’IPad sarà per la carta stampata quello che il sistema a caratteri mobili fu per gli amanuensi, cioè l’intonazione della marc

L’IPad sarà per la carta stampata quello che il sistema a caratteri mobili fu per gli amanuensi, cioè l’intonazione della marcia funebre? A dare ascolto a quelli che un titolo un quotidiano economico qualche giorno fa ha chiamato i profeti della post-carta, sembrerebbe proprio di sì. Profeti che, a seguito del recente, trionfalistico e molto mediatico lancio dell’iPad da parte del guru della Apple, Steve Jobs (con relativo successo di vendite: 800 mila pezzi in pochi giorni) non hanno risparmiato previsioni apocalittiche su una fine, in tempi per altro assai brevi, dell’Età della Carta. 

C’è qualcosa di vero in queste profezie o si tratta di pure e semplici esagerazioni?

Beh, l’esito finale della “battaglia” a favore del supporto elettronico sembra scontato. A dirlo è persino gente che in mezzo alla carta, in un certo senso, ci vive. Come Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro e la lettura, secondo cui “ci sono pochi dubbi sul fatto che l’e-book finirà per vincere”. O come Paolo Pisanti, presidente dell’Ali, l’associazione dei librai italiani. “È innegabile che, come gli altri attori della filiera della carta stampata, ad esclusione forse degli editori– dice Pisanti – seguiamo l’evolversi del fenomeno con attenzione e anche con preoccupazione. Perché se è vero che con ogni probabilità il libro fatto di carta non morirà mai e che, di conseguenza, il mestiere del libraio non scomparirà dall’oggi al domani, è anche vero che il nostro campo d’azione è destinato a ridursi sempre più. e pure in tempi brevi. Penso ad esempio a quella larga fetta di mercato rappresentata dal libro scolastico, che ci verrà “sottratta” a partire dall’anno scolastico 2011-2012, quando il collegio dei docenti degli istituti adotterà solo libri scaricabili da internet.

La nostra ancora di salvezza secondo noi è nella specializzazione. Il libraio del futuro lo vedo come una figura che torna in qualche modo al passato, fuori dalla logica spersonalizzante delle grandi catene. Insomma, ancora e sempre più come un professionista che sceglie e consiglia, che riesce a mantenersi in vita occupare una ben precisa nicchia commerciale”. Che la strada sia questa lo dimostra un’inchiesta del Guardian. In Inghilterra, rivela il quotidiano, a fronte di un crollo delle vendite nelle grandi catene generaliste (-10%) vanno a gonfie vele gli affari delle piccole librerie specializzate in materie non “facili” come questioni sociali e temi politici (diritti civili, femminismo, marxismo, saggi di attualità) 

 

Smetteremo presto di andare in edicola e in libreria…

Insomma, se appare deciso che prima o poi smetteremo di andare in edicola e in libreria. Già, ma quando? Per ora, a stare al dato tecnico nudo e crudo, lo stesso gioiello della corona della Apple è ancora poco più di un costoso gadget multiuso. L'iPad, infatti, è insieme uno smartphone, un computer, una console per videogiochi portatile, un lettore di musica, di video e, per venire al tema che ci interessa, anche di giornali e libri elettronici. Se si parla tanto dell’iPad non è perché sia il primo visualizzatore di e-book, quanto perché il suo lancio in grande stile, unito alla forza della Apple, ingigantiscono la questione carta vince-carta perde.

Senza per ora risolverla. Perché molto probabilmente è una morte annunciata, magari è già dietro l’angolo, ma di fatto non è domani il giorno in cui smetteremo di recarci in edicola o sfoglieremo un iPad invece del buon vecchio, caro libro. A salvare il supporto cartaceo, dicono molti, è ancora la sua praticità. Per Jimmy Wales, uno che di bordate micidiali portate alla carta stampata se ne intende (è il fondatore di Wikipedia, l’enciclopedia on line responsabile della progressiva estinzione di quella in volumi) la lettura digitale è tutt’ora frenata dalla comodità di utilizzo del mezzo di carta: “Il mio portatile lo tengo con cura – ha dichiarato – mentre il giornale lo lascio tranquillamente sui sedili del treno. Senza contare che non c’è niente di meglio di una domenica di sole in giardino per leggerlo. No, sono convinto: per la loro duttilità libri e giornali continueranno a vivere molto a lungo”. 

 

… o ancora lunga vita a carta e piombo?

Lunga vita a carta e piombo, sembrano insomma dire persino i “nemici”. Al riguardo, però, prima di sbilanciarsi, prima cioè di dire che ce ne vorrà di tempo prima che l’iPad (o chi per esso) sfondi, converrà forse ricordare gli esordi della carta stampata. Il sistema messo a punto da Gutemberg era lentissimo e complesso. Bisognava selezionare a uno a uno i caratteri e sistemarli, in rilievo e invertiti, in una «forma» speciale. Una volta che tutte le linee erano state composte, s’inchiostrava, si metteva un foglio di carta e poi s’infilava il tutto sotto una pressa. Insomma, un lavoraccio. Prova ne sia che la stampa del primo libro, la leggendaria “Bibbia di Gutemberg” occorse il lavoro di dodici tipografi, senza contare le persone impiegate per i caratteri, l'inchiostratura, la preparazione dei fogli di carta, la piegatura. Quando questa brigata impiegò ben tre anni per fare appena 180, chi avrebbe anche solo potuto immaginare rotative, instant book e tutto quello che è seguito in questi secoli?

 

Cos’è e come funziona un iPad

Secoli che probabilmente non dovremo aspettare per arrivare a un lettore di e-book di massa. Perché i tempi tecnologici sono oggi infinitamente più veloci. E perchè, al suo esordio l’iPad sembra essere già un pezzo avanti.

Vediamo come funziona. Lo schermo è una superficie multi-tattile, che può cioè interpretare i movimenti di più dita simultaneamente. Toccandolo e spostando le icone e i comandi, l'iPad riproduce contenuti multimediali e mostra testi e impaginati. Per scrivere si può utilizzare una tastiera “virtuale” sul display, oppure una tastiera esterna realizzata appositamente. Con l'iPad si può accedere a Internet senza fili attraverso il WiFi e scambiare dati con altri apparecchi (altri iPad, iPod e iPhone). Infine, per venire a ciò che ci interessa, Jobs nel presentare il suo ultimo gioiello l’ha indicato come lo strumento ideale per fare concorrenza ai visualizzatori già in commercio con un’applicazione specifica - iBook- che prelude all'apertura di un iBook Store sulla falsariga dell'App Store, il negozio online di Apple dedicato alle applicazioni di iPhone e iPod touch. E al guru della Apple i suoi fans hanno evidentemente creduto, se nei tre giorni successivi al lancio erano già stati venduti 250.000 libri nel formato elettronico.

L’entusiasmo che circonda l’iPad ha indotto alcune società di analisi del settore a rivedere al rialzo le previsioni sulle vendite di iPad, tanto da parlare di 5,5 milioni di pezzi venduti entro il 2010 e di 20 milioni per la fine del 2012. Numeri ancora non paragonabili a iPod e iPhone, ma il futuro, come si dice in questi casi, è dalla sua parte. Con l’iPad già oggi si può fare ciò che si fa con un giornale in carta e piombo, cioè “sfogliarlo” o ammirarne le illustrazioni a colori, ma anche andare oltre, grazie a un'offerta ricca di video sui fatti del giorno.

Insomma, se qualcosa frena l’invasione della Terra da parte dell’iPad non sono certo tanto i limiti delle sue applicazioni, quanto il fatto che è ancora un “coso” di non grande maneggevolezza che pesa 680 grammi e, soprattutto, che costa 500 dollari nella versione basic.

 

Negli Usa già sta nascendo il futuro prossimo venturo

È probabile che, come le grandi battaglie per la carta stampata presero il via a metà ’800 negli Stati Uniti, anche quelle della rivoluzione digitale prenderanno le mosse da lì. Ne è prova la guerra tra New York Times e Wall Street Journal, lanciata da Murdoch con l'edizione di cronaca newyorchese del suo giornale, già estesasi a questo nuovo territorio. Inoltre, fin dai giorni successivi al lancio dell'iPad i due quotidiani nella versione di carta sono andati riempiendosi di auto-pubblicità per presentare le proprie versioni digitali fatte su misura per il prodotto della Apple. Il particolare che sul Wall Street Journal molte di queste pubblicità siano in abbinamento con altri inserzionisti del giornale, conferma uno dei “plus” dell' iPad: quello cioè di poterci mettere, a differenza dei visualizzatori come il Kindle di Amazon, i giornali in formato completo, con tanto di lucrosa pubblicità inclusa.

E l’Italia? Sembrano pronti a gettarsi nella mischia anche i grandi gruppi nostrani, a partire dal leader dell’offerta giornalistica on line, cioè il gruppo dell’Espresso. Molto a breve La Repubblica sarà fruibile in versione digitale per tutti i tablet (quindi non solo per l’iPad). L’accesso sarà gratuito, mentre si dovranno pagare gli approfondimenti. Anche il Corriere della sera potrà essere letto con l’iPad già alla fine del mese di maggio, mentre la Gazzetta dello sport punta ad essere pronta per i mondiali di calcio. Nel complesso, comunque, sono molti gli editori italiani che hanno fiutato l’affare.

 

Ma non tutto fila ancora liscio

Certo, dal segnalare questi aspetti indubbiamente positivi a dire che le “magnifiche sorti e progressive” di giornali e libri digitali siano già decise, ancora ce ne corre. Intanto, c’è il problema degli abbonati. La maggioranza dei quotidiani e magazine scaricati su iPad vengono acquistati attraverso la libreria digitale iTunes, sempre gestita da Apple. A fronte del vantaggio per il consumatore di avere un "conto" unico per i pagamenti, c’è la gabella a cui devono sottostare gli editori, costretti a riconoscere il 30% delle entrate alla stessa Apple, oltre a doverle regalare di fatto dati e informazioni sui propri lettori, merce oltremodo preziosa per la pubblicità. Intanto, uno dei maggiori editori di libri al mondo, la Random House, ha deciso di non mettere i suoi libri “a disposizione” dell’iPad, perché ritiene troppo basso il prezzo imposto da Apple (9,99 dollari per libro) né accetta che quasi un terzo di esso finisca nelle tasche di Jobs.

Crtico è anche il sunnominato Jimmy Wales. L’imprenditore che ha stravolto il modo di apprendere lo scibile, rivendica di averlo fatto senza creare un nuovo modello di business, dal momento che Wikipedia dà tutto gratis, il software e i contenuti sono open source, non c’è pubblicità sul sito e i soldi per tenere in piedi la baracca vengono dalle donazioni.

Una critica all'iPad è venuta, a sorpresa, anche dagli ambientalisti. Daniel Goleman, uno studioso di harvard autore di un libro su "L' impatto nascosto di quel che compriamo", sembra smentire l’assioma che le nuove tecnologie siano sempre “enviroment friendly”, amichevoli verso l’ambiente. Egli fa infatti notare che, mettendo insieme i guasti prodotti dalla sua produzione (in Cina), dal trasporto intercontinentale, dai consumi di corrente elettrica, fino alla futura morte in una discarica, l'iPad si configura come uno strumento tutt’altro che "sostenibile".

 

 

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