Catania: gran confusione sulla tassa sui rifiuti

Catania: gran confusione sulla tassa sui rifiuti

Alcuni Comuni sono tornati alla Tarsu mentre altri mantengono la Tia, i cui costi sono interamente a carico del contribuente. La Confcommercio chiede una legge per mettere ordine in questa aggrovigliata matassa.

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25 gennaio 2010
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la delibera del 17 dicembre 2009

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la delibera del 17 dicembre 2009. Grazia ad essa il commissario nominato dalla regione siciliana interrompe i termini di prescrizione della Tia 2004, accusando i comuni di inadempienza e la Simeto Ambiente, il consorzio che gestisce la raccolta dei rifiuti, di cattiva gestione del servizio. Una procedura illegittima, dal momento che questa materia è di esclusiva pertinenza degli Enti locali. 

Sulla materia rifiuti la Confcommercio sta per presentare ricorso al Tar, chiedendo che venga ripristinata la Tarsu del 2003, naturalmente aumentata dei costi maturati in questi sette anni.

“I contribuenti, imprenditori e utenze domestiche, vogliono pagare – ha spiegato il presidente della commissione ambiente della Confcommercio Serafino Caruso – ma pagare il giusto e, soprattutto, vogliono che a pagare siano tutti”.

Le soluzioni indicate dalla Confcommercio prevedono: la rimodulazione delle fatture dal 2004 al 2009 avendo come riferimento la Tarsu del 2003, aumentata del costo della vita e dei costi che il decreto Ronchi imputa a totale carico dei contribuenti esonerando i comuni; l’aggancio della tassa sui rifiuti alle utenze elettriche, facilmente individuabili, allo scopo di far emergere il sommerso, contrastando l’evasione e l’elusione e permettendo a tutti di pagare meno; sgravio nelle successive fatturazioni per tutti coloro che hanno nel frattempo pagato con la nuova Tia.

“Solo una legge regionale – ha concluso Caruso – potrà mettere ordine in questa matassa aggrovigliata, dove alcuni comuni sono tornati alla Tarsu (consentendo agli utenti di pagare una tariffa più bassa poiché i costi vengono ripartiti al 60% ai contribuenti e il 40% ai comuni) mentre altri comuni mantengono la Tia, i cui costi sono interamente a carico del contribuente. Tutto ciò costringe Simeto Ambiente ad aumentare le tariffe a scapito di quei comuni che adottano la Tia per rientrare nei bilanci”.

 

 

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