Censis: Italia "zavorrata" da troppi problemi, la ripresa non parte

Censis: Italia "zavorrata" da troppi problemi, la ripresa non parte

Schiacciato dal debito pubblico e da un'evasione fiscale da 100 miliardi l'anno, prigioniero dell'economia irregolare, il nostro Paese sconta gli effetti della crisi e della globalizzazione che portano disinvestimento dal lavoro e risparmi stagnanti.

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3 dicembre 2010

E' un'Italia "appiattita" che, dopo essere cresciuta meno, dal 2000 al 2009, degli altri Paesi europei, ora "stenta a ripartire" quella che ritrae il quarantaquattresimo Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. Schiacciato da macigni come quello del debito pubblico e di un'evasione fiscale da almeno 100 miliardi l'anno, ancora prigioniero degli intrecci perversi dell'economia irregolare, che tra il 2007 e il 2008 ha inciso sul Pil per il 17,6%, il nostro Paese si trova a dover fare i conti con gli effetti della crisi e della globalizzazione che portano un disinvestimento dal lavoro, uno scoraggiamento tra i giovani, una despecializzazione produttiva, risparmi stagnanti. Vere e proprie zavorre che frenano lo slancio necessario per ripartire. Non aiuta poi la litigiosità della classe politica che per la maggioranza relativa degli italiani costituisce il principale problema che grava sulla ripresa economica. Tuttavia, il Paese tiene grazie a "intrecci virtuosi", quali l'irrobustimento delle reti tra imprese. E soprattutto grazie alle famiglie che pur alle prese con la moltiplicazione di spese indesiderate e di aumenti tariffari che graveranno il prossimo anno per quasi 1000 euro a famiglia, sono un pilastro strategico del welfare caricandosi di compiti assistenziali, anche gravosi e complessi, riempiendo il vuoto lasciato dal sistema pubblico. Una diagnosi che indica le debolezze e le patologie del Paese in questa fase. I riflettori dell'istituto si puntano, in particolare, sul disinvestimento individuale del lavoro. Mentre in tutto il mondo la ricetta per uscire dalla crisi prevede l'attivazione di tutte le energie professionali con l'auto-imprenditorialità, ecco che l'Italia, patria del lavoro autonomo e imprenditoriale, vede, invece, ridursi in questi anni proprio la componente del lavoro non dipendente: 437.000 imprenditori e lavoratori in proprio (artigiani e commercianti) in meno dal 2004 al 2009 (-7,6%).

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