Commercio: nel 2009 giù valore aggiunto e occupazione

Commercio: nel 2009 giù valore aggiunto e occupazione

Quello passato è stato un anno da dimenticare per il commercio italiano: saldo negativo di 28.273 imprese tra chiusure e nuove aperture, -2,3 per cento di posti di lavoro, -9,5 per cento il valore aggiunto.

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3 giugno 2010
A fine 2009 l’insieme delle attività del commercio era costituito da un milione e 574mila imprese registrate, uno stock che si

A fine 2009 l’insieme delle attività del commercio era costituito da un milione e 574mila imprese registrate, circa 50mila in più rispetto al 2000, con un tasso di variazione del 3,2%, valore molto inferiore a quello dell’intero sistema pro­duttivo che è stato pari al 6,8%. Tra il 2000 e il 2009 lo stock di imprese del settore auto, moto e carburanti è rimasto sta­bile mentre quello dell’ingrosso e del dettaglio ha registrato una variazione positiva (circa 16mila imprese in più per l’ingrosso e circa 34mila in più per il dettaglio).

Per effetto di questi andamenti, il peso del commercio sul totale delle imprese si è ridotto dal 26,8% al 25,9% 

La realtà numericamente più consistente del sistema imprenditoriale del commercio è co­stituita dalle ditte individuali, con oltre un milione di imprese registrate. Anche se negli ultimi anni il peso di questa componente rispetto al totale delle imprese tende a ridursi (dal 67% nel 2000 al 64,5% nel 2009). il dato più significativo è l’aumento delle società di capitali: nel 2000 erano circa 178mila, l’11,7% del totale, mentre oggi sono 256mila e rappresentano il 16,2% delle imprese del commercio.

Come nel 2008, anche nel 2009 il rapporto tra le nuove iscrizioni di imprese e le cancellazioni ha fatto registrare un saldo negativo per l’elevato numero di chiusure di esercizi, fenomeno che ha interessato soprattutto imprese già in difficoltà e senza adeguate risorse finan­ziarie per riposizionarsi sul mercato. Il bilancio del 2009 si è così chiuso con un saldo negativo di 28.273 imprese, che è la sintesi di 85.743 iscrizioni e di 114.016 cancellazioni. A soffrire maggiormente è stato il commercio al dettaglio, con circa il 60% delle totale delle cancellazioni del settore.

L’attuale rete distributiva al dettaglio oggi conta circa 970mila esercizi in sede fissa ed in forma ambulante, compresi i distributori di carburante, le farmacie, le rivendite di tabacco ed altri generi di monopolio, a cui si aggiungono le forme speciali di vendita che vanno dalla vendita per corrispondenza, via internet, al porta a porta, ai distributori automatici. Completano la filie­ra distributiva circa 650mila esercizi all’ingrosso. Al Sud

è pre­sente il 42,3% dei punti vendita del commercio al dettaglio, mentre nel resto del Paese il livello di concentrazione è più elevato (37,8% nel Nord e 19,9% nel Centro).

Il confronto tra la struttura esistente nel 2002 e quella attuale fa emergere una profonda ristrutturazione nel settore alimentare secondo due direttrici: da un lato un ridimensionamento nu­merico degli esercizi specializzati, dall’altro il continuo sviluppo in tutte le aree del Paese della grande distribuzione. Il dato più evidente è la pro­gressiva riduzione dei piccoli negozi alimentari: il fenomeno è concentrato soprattutto sui negozi specializzati, in particolare frutta e verdura, macellerie e panetterie. Per l’area non alimentare tra il 2002 e il 2009 vi è stata una crescita generalizzata di punti vendita (+33.126 unità) tra cui va segnalato il comparto dei negozi di abbigliamento, calzature e cosmetici, cresciuti grazie all’assorbimento ed alla regolarizzazione di lavo­ratori migranti (+8.655 unità).

Per quanto riguarda l’occupazione, le unità di lavoro standard del commercio, considerato nella sua globalità, sono state nel 2009 circa 3,5 milioni. Di queste, la metà operava nel commercio al dettaglio, 1,1 milioni nell’ingrosso e nell’intermediazione (33,2%) e il 16,7% nel commercio e riparazioni di autoveicoli e nella vendita di carburante. I posti di lavoro sono diminuiti del 2,3% con andamenti differenziati nei diversi comparti. Nelle attività dell’ingrosso le unità di lavoro sono scese del 4,5%, ma perdite significative ci sono state anche nel commercio al dettaglio (-1,3%) e in modo più con­tenuto (-0,9%) nel settore auto.

Nel 2009 il valore aggiunto del commercio ha segnato un risultato pesantemente negativo, con una flessione in termini reali del 9,5%. Il settore maggiormente messo a dura prova dalla recessione è stato l’ingrosso (-12,7%) ma risultati negativi sono stati conseguiti sia dal comparto dell’auto, moto e carburanti (-9,5%), sia dal commercio al dettaglio (-5,5%). Per il commercio si tratta del peggior risultato dal 2002.

 

 

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