Confcommercio dice basta alle discriminazioni tra settori produttivi

Confcommercio dice basta alle discriminazioni tra settori produttivi

L'emendamento al dl competitività riguardante l'estensione agli agricoltori della vendita diretta al di fuori della propria azienda rischia di "creare un'ulteriore ingiustificata discriminazione contro il commercio regolare, favorendo una parte del sistema produttivo a scapito di un'altra".

DateFormat

18 luglio 2014

"Il settore della distribuzione, già ampiamente liberalizzato dalla Bersani in poi, ha subito nel corso degli anni molte penalizzazioni: i negozi continuano a chiudere, per via della recessione che dispiega i suoi effetti ancora oggi (nei primi 5 mesi di quest'anno hanno chiuso 54.894 esercizi commerciali) e le prospettive di ripresa dei consumi si fanno sempre più fragili e incerte, confermando che gli imprenditori del commercio, che vivono di domanda interna, sono destinati nei prossimi mesi a svolgere le proprie attività in una situazione economica drammatica. In questo quadro, l'emendamento riguardante l'estensione agli agricoltori della vendita diretta al di fuori della propria azienda, presentato nell'ambito del dl sulla competitività, in discussione nelle Commissioni riunite Attività Produttive e Ambiente del Senato, rischia di creare un'ulteriore ingiustificata discriminazione contro il commercio regolare, favorendo, cosa ben più grave, una parte del sistema produttivo a scapito di un'altra". E' la posizione di Confcommercio, che torna a definire "inaccettabile che si possa avallare per legge la possibilità per gli agricoltori di fare i commercianti al di fuori delle regole del commercio e della tutela dei consumatori, consentendo, di fatto, di creare le basi per la costruzione di vere e proprie reti distributive parallele degli agricoltori, anche di dimensioni nazionali, senza alcun tipo di controllo.A questo proposito è bene ricordare che nel corso degli anni si è stratificata una politica sistematica e continuativa di miglior favore per gli agricoltori in termini di regole amministrative, igienico sanitarie e fiscali. Prime fra tutte la disciplina della vendita diretta che, nel suo complesso, attribuisce agli agricoltori una serie di vantaggi competitivi nell'esercizio, di fatto, di un'autentica attività di intermediazione commerciale, potendo vendere anche prodotti non di propria produzione. A ciò si aggiunge che i Comuni fino a 5.000 abitanti potrebbero, secondo quanto previsto dal testo base sui piccoli comuni in discussione alla Camera, destinare le stazioni ferroviarie disabilitate e le case cantoniere dell'Anas a sedi di promozione e vendita dei prodotti tipici locali privilegiando la vendita diretta". In sintesi, conclude Confcommercio, "la moltiplicazione di norme illogiche, incoerenti e contraddittorie, di fatto, rende labili i confini tra attività produttive, non aiuta le imprese, non fornisce impulsi alla crescita ma aumenta l'incertezza sulle garanzie, elemento indispensabile per chi fa impresa. Il commercio si fa con le regole del commercio e non con i sussidi all'agricoltura".

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca