Continua la disinformazione sui prezzi

Continua la disinformazione sui prezzi

Confcommercio replica all'ennesima messinscena di Coldiretti sulla differenza di prezzi tra la produzione e il consumo: "demagogia, disinformazione e assenza di scientificità. Su un 1 euro speso per consumi solo 9 centesimi vanno alla distribuzione".

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23 settembre 2009
Più che una “operazione verità”, come pomposamente era stata annunciata, Coldiretti ha prodotto l’ennesima messinscena sul fro

Più che una “operazione verità”, come pomposamente era stata annunciata, Coldiretti ha prodotto l’ennesima messinscena sul fronte dei prezzi. In occasione della giornata di mobilitazione promossa dalle associazioni dei consumatori in Piazza Montecitorio a Roma, sono letteralmente “volate” cifre un po’ a casaccio (si parla addirittura di rincari del 1100% dal campo alla tavola…). Coldiretti, insomma, unica tra le organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori, continua a seminare demagogia e disinformazione sulla differenza di prezzi tra la produzione e il consumo, all’insegna della parzialità e dell’assenza di scientificità.

“Le modalità di rilevazione dei prezzi all’origine ed al consumo adottate da Coldiretti – sottolinea infatti l’Ufficio Studi di Confcommercio - non sono omogenee in termini di prodotto e di prezzo osservato”. Per l’origine, ad esempio, non si considerano le imposte ed i costi del trasporto, normalmente inclusi nel prezzo praticato al consumatore finale: risulta, quindi, privo di reale significato il concetto che dal campo alla tavola il prezzo viene moltiplicato. “E’ bene poi ricordare – continua Confcommercio - che su un 1 euro speso per consumi solo 9 centesimi vanno alla distribuzione. E’ questo, infatti, l’utile al netto degli oneri sostenuti per elettricità, combustibili, trasporto, imposte indirette e tante altre voci di costo vivo per il settore commerciale”.  Senza dimenticare, ma questo Coldiretti si guarda bene dal ricordarlo ogni volta che lamenta le difficoltà delle sue imprese o lancia accuse di presunte speculazioni sui prezzi, che il reddito degli agricoltori è già integrato a monte da ingenti sussidi pubblici al settore. Si parla  di 125 miliardi di euro tra il 1999 e il 2006, non di bruscolini.

 

 

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