Contrattazione: "sono le parti sociali a dover decidere tra loro"

Contrattazione: "sono le parti sociali a dover decidere tra loro"

Si è tenuto a Roma il convegno "L'attuazione degli articoli 39 e 46 della Costituzione: tre proposte a confronto". Vernola (direttore centrale Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio): "non pensiamo che debba essere fissato un perimetro per legge su cosa negoziare nei contratti nazionali".

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15 aprile 2016

"L'attuazione degli articoli 39 e 46 della Costituzione: tre proposte a confronto". Questo il tema del convegno organizzato dalla "Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale", tenutosi il 13 aprile scorso a Roma presso il Centro Congressi Frentani. I lavori si sono conclusi con una tavola rotonda alla quale ha preso parte Jole Vernola, direttore centrale Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio. Sul tema della rappresentanza, che "non va limitato ai contratti", la Vernola ha sottolineato "che occorre guardare anche al fronte datoriale: Confcommercio ha dichiarato di essere disponibile ad affrontare la questione.  Va individuato un sistema che anche sul versante datoriale faccia riferimento ad un dato numerico. In tal caso una legislazione di sostegno può aiutare  gli accordi e le posizioni sviluppate dalle parti sociali".  Sulla contrattazione, invece, "Confcommercio è perplessa. E' una materia che dovremmo regolare noi parti sociali, perché la lettura esterna può essere  parziale rispetto al mondo del lavoro e dell'impresa. Il  punto di partenza è quindi riduttivo, nella migliore delle ipotesi. Fare una legge partendo da un punto di partenza riduttivo è già un controsenso. Le legittime  posizioni di alcuni non possono rappresentare  tutte le diverse esigenze e non vorremmo che l'impostazione legislativa sul lavoro, storicamente orientata a osservare  i comparti industriali, finisse per orientare anche una legge sugli assetti contrattuali", ha aggiunto. Il direttore centrale Politiche del Lavoro e Welfare della Confederazione ha infine evidenziato con forza che "il pluralismo è nel  dna di Confcommercio, abbiamo l'abitudine di operare e a volte dover fare  sintesi tra aziende molto diverse tra loro, per attività  e dimensione, ma nel contempo abbiamo sempre detto che il pluralismo è un valore e quindi dobbiamo metterci nelle condizioni di poterlo rappresentare adeguatamente  per fare scelte inclusive e non esclusive". Da questo punto di vista, il più grande rischio è quello della "disgregazione di chi non si sente parte  di un  modello che rappresenta anche lui, pur se non   solo lui". Si tratta di un aspetto che "deve stare alla base del sistema di assetti contrattuali: tutti dobbiamo mettere in gioco un pezzettino di noi per trovare il punto di incontro tra gli interessi delle diverse  parti. Non pensiamo che debba essere fissato un perimetro per legge su cosa negoziare nei contratti nazionali. Sono gli attori a doverlo decidere tra loro", ha concluso la Vernola.

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