CONTRATTI: I SINDACATI CHIEDONO DI RIVEDERE IL MODELLO DEL '93

CONTRATTI: I SINDACATI CHIEDONO DI RIVEDERE IL MODELLO DEL '93

Cgil, Cisl e Uil ritengono necessaria la riforma di un modello non più al passo coi tempi. Ma per Epifani l'iniziativa deve partire dal Governo, mentre Bonanni ed Angeletti privilegiano l'intesa autonoma tra le parti sociali. Damiano: "siamo disponibili".

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6 novembre 2007
CONTRATTI: EPIFANI, NECESSARIA VERIFICA MODELLO ACCORDO '93

Contratti: i sindacati chiedono di rivedere il modello del ’93

 

Giornata di chiusura per la conferenza organizzativa della Cisl e attenzione tutta dedicata â€" e non poteva essere altrimenti dopo l’apertura al dialogo arrivata da Bonanni e Montezemolo â€" al tema dei modelli contrattuali. A dire per primo la sua è stato il leader della Cgil Guglielmo Epifani, secondo il quale “l’accordo del 23 luglio risale a tanti anni fa, è stato di grande importanza, ma a distanza di tanti anni credo che una verifica sia necessaria. Abbiamo bisogno delle manutenzione e delle verifiche che l’esperienza ci consiglia di fareâ€�. E anche il numero dei contratti va semplificato. Per verificare la possibilità di rivedere il modello contrattuale del '93 tocca al Governo aprire un tavolo con tutte le parti sociali. “La strada maestra - ha detto â€" è questa. Se noi iniziassimo la discussione con Confindustria, con il contratto del pubblico impiego aperto, con il commercio che si fa la sua discussione e i trasporti la loro, arriveremmo ad una situazione che inevitabilmente ci sfuggirebbe di mano. Se vogliamo fare questa cosa con serietà e determinazione, questo è un passaggio a cui non possiamo sfuggireâ€�.

Più nel dettaglio, parlando di contrattazione di primo e secondo livello, Epifani ha spiegato che “non c’è un problema di secondo livello, ma fermo restando quello il primo livello nazionale deve mantenere per intero il suo valore, di cui non possiamo fare a meno�. Il valore del 23 luglio è stato infatti proprio quello di “proporre un modello unitario per l’industria, il commercio, l’agricoltura, il pubblico impiego e il terziario. Non intendo rinunciare a questo modello unitario per tutti i lavoratori. Se cedessimo alla logica dei contratti differenziati - ha concluso - avremo danni sociali in termini di costi, diritti e rappresentanza�.

Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: “non dobbiamo avere paura di noi stessi. Abbiamo bisogno di cambiare il modello contrattuale�. Quello del '93, ha sottolineato,è stato “un ottimo modello per gli anni ‘90, quando il tasso di inflazione era di 4-5 volte quello attuale. Oggi dobbiamo fare una politica per la crescita, quel modello non serve più per questa fase�. Ma “il Governo - ha aggiunto - potrà benedire un eventuale intesa, non farla da solo. E’ una questione di buonsenso. Ci auguriamo che Confindustria cominci ad accogliere il nostro invito a sedersi e a discutere. Se il Governo si assumesse l’onere di favorire la trattativa, questo aiuterebbe, ma è illusorio pensare che possa essere un attore fondamentale nella determinazione del nuovo modello contrattuale. E’ chiaro che sono le parti sociali che sanno come trovare un punto di equilibrio�.

“Vogliamo subito una convocazione da parte di Confindustria, e anche il Governo si prepari a convocarci per chiedere come riformare il modello contrattuale�, ha detto da parte sua il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. “Guglielmo dice ‘ci convochi il Governo’. Spero - ha aggiunto- che il Governo abbia la testa a posto per governare un problema così. E' un ragionamento che non fa una grinza, ma noi e gli imprenditori abbiamo chiesto al Governo incentivi di secondo livello. Spero che Montezemolo ci convochi perché anche se convocate dal Governo, è bene che siano le parti a dirigere la danza�. Secondo Bonanni per affrontare la sfida e “reggere lo sforzo� le parti hanno bisogno “di omogeneizzare il modello. Con Montezemolo, con Confcommercio, con gli artigiani e le altre associazioni dobbiamo incontrarci perché con loro dobbiamo raggiungere la sintonia per permettere al governo di partire da basi solide�.

La risposta dell’Esecutivo è arrivata dalle parole del ministro del Lavoro, Cesare Damiano: la riforma del modello contrattuale è “prerogativa fondamentale delle parti sociali�, ma se le parti unanimemente ritengono che sia necessario un intervento di avvio del tavolo e di tutoraggio del Ministero del lavoro o del Governo “non si tireranno sicuramente indietro�. Damiano ha ribadito anche la sua opinione sull’opportunità di tornare a una cadenza triennale dei contratti nella quale coincidano il rinnovo della parte normativa e di quella economica: “lo sostengo da anni. Il modello del 1993 ha svolto un ruolo fondamentale per la contrattazione ma dopo tanti anni ci sono logoramenti che richiedono una manutenzione. Ha senso - si è domandato il ministro - una cadenza biennale quando i ritardi medi sui rinnovi dei contratti sono di 11 mesi? Ha senso distinguere la durata normativa da quella salariale in tempi di bassa inflazione�.

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