Corte dei Conti: "dalla manovra impatto negativo sulla crescita"

Corte dei Conti: "dalla manovra impatto negativo sulla crescita"

Relazione sul rendiconto generale dello Stato: "ci sono alcuni aspetti critici della manovra, che riguardano l'articolazione e la problematicità dei singoli provvedimenti".

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24 giugno 2010
“La manovra varata dal Governo comporta l’elevato rischio di un impatto negativo sulla crescita economica”

“La manovra varata dal Governo comporta l’elevato rischio di un impatto negativo sulla crescita economica”. Così il presidente di Sezione della Corte dei Conti, Gian Giorgio Paleologo, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato. La Corte, in particolare, ha messo in evidenza “alcuni aspetti critici della manovra, che attengono all'articolazione e alla problematicità dei singoli provvedimenti”. Il primo aspetto critico è quello del rischio di “un impatto negativo sulla crescita economica e, di conseguenza, il rischio di un assottigliamento degli effetti attesi sul disavanzo, soprattutto per via della flessione del gettito fiscale connessa ad un più basso livello di attività economica”. Inoltre, la Corte dei Conti avverte come “non sia priva di rischi nemmeno la stima circa gli effetti di risparmio attesi dai tagli lineari alle spese delle Amministrazioni statali; ed ciò con riguardo sia alle spese per consumi intermedi, sia alle spese di investimento, per le quali l’effetto stimato sembra troppo rapido”. Quanto ai provvedimenti in materia di pubblico impiego, la Corte sottolinea come “le misure di blocco delle procedure negoziali e degli automatismi” siano “molto impegnative” e, soprattutto, “debbano essere rese coerenti con i percorsi già positivamente avviati in tema di revisione delle regole per i rinnovi contrattuali ed anche in tema di erogazione selettiva dei trattamenti accessori”. Per quanto riguarda le misure destinate a ridurre la spesa delle amministrazioni locali, “alle quali è chiesto un contributo al riequilibrio dei conti pubblici pari a circa il 50% dell'intera manovra 2011-2012”, si tratta, dice la Corte, di un “taglio ambizioso la cui realizzabilità e sostenibilità è messa in dubbio dalla distribuzione dei suoi effetti tra enti e dall’interazione con un meccanismo come il Patto di Stabilità interno, che si applica in modo indifferenziato ad un universo molto ampio e con caratteristiche gestionali molto variegate”.

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