CRISI AUTO: MARCHIONNE, "A RISCHIO SESSANTAMILA POSTI DI LAVORO"

CRISI AUTO: MARCHIONNE, "A RISCHIO SESSANTAMILA POSTI DI LAVORO"

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27 gennaio 2009
Auto: Marchionne, “a rischio sessantamila posti di lavoro”

Auto: Marchionne, “a rischio sessantamila posti di lavoro”

 

“In tutto il settore auto si possono considerare a rischio 60.000 lavoratori”. Parole dure quelle dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, durante il suo intervento all'Unione Industriale di Torino. Marchionne dopo aver detto che dal governo “ci aspettiamo un intervento per tutto il settore dell'Auto che sta vendendo il 60 per cento in meno dell'anno scorso”, ha respinto il termine “aiuti” usato molte volte in questi giorni. “Non si tratta di aiutare la Fiat - ha sottolineato - ma bisogna intervenire nei confronti dell'intero comparto produttivo”. In merito a quanto annunciato dal ministro Roberto Calderoli sull'intervento del governo, Marchionne ha detto di condividere la decisione, “ma i sostegni - ha affermato - devono riguardare tutto il settore”. Lo stillicidio della cassa integrazione intanto continua: le presse dello stabilimento di Mirafiori chiuderanno  tre settimane, dal 23 febbraio al 15 marzo, resteranno a casa  tutti i 600 lavoratori (519 operai e 83 impiegati). E aziende dell'indotto pensano di chiudere, come la multinazionale Valeo, che nel torinese ha due fabbriche con 600 dipendenti e potrebbe chiuderne una. “La crisi dell’auto è profonda e, se non ci saranno interventi da parte del governo, le conseguenze saranno pesanti per i lavoratori del settore e per l’intera economia”, sottolinea il segretario generale della Uilm, Tonino Regazzi, mentre anche l’Ugl auspica provvedimenti immediati. “I lavoratori della Fiat - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - rischiano di veder aumentare la cassa integrazione perché il governo italiano non ha ancora fatto nulla. Non aspetteremo che chiudano le fabbriche. Andremo a Roma prima, a ricordare che il lavoro dipendente le tasse le  paga tutte e non si può parlare del Nord contro di loro”.

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