D'Alema: "una governance globale per uscire dalla crisi"

D'Alema: "una governance globale per uscire dalla crisi"

Il presidente della Fondazione Italinieuropei ha partecipato alla seconda giornata dei lavori del Forum. "In questa fase la politica deve ridare fiducia, speranza e dare un'indicazione".

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14 marzo 2009
D’Alema: “per uscire dalla crisi una nuova governance globale”

D’Alema: “per uscire dalla crisi una nuova governance globale”

 

Il presidente della Fondazione Italinieuropei, Massimo D’Alema, è intervenuto alla seconda giornata dei lavori del forum di Cernobbio nella sessione dedicata alla crisi e allo scenario economico internazionale. “Non sono uno specialista – ha detto D’Alema - anche gli specialisti propongono letture e ricette diverse. In questo momento non esiste l’oggettività della scienza economica”. Secondo D’Alema, in questa fase la politica ha un compito: “ridare fiducia, speranza e dare una indicazione”. “La crisi attuale – ha osservato l’ex ministro degli Esteri - non è un incidente di percorso sulla via della globalizzazione. Questa interpretazione riduttiva non ci aiuta a trovare le ricette adeguate per affrontarla. Non basterà levare di mezzo dei titoli tossici e bussare alla porta dei tanto disprezzati stati nazionali. Siamo di fronte a qualcosa di più profondo”. “Questa crisi – ha aggiunto - mette in luce le contraddizione di una deregulation che porta con sé un drammatico deficit di democrazia. Lo sviluppo capitalistico ha potuto conciliarsi con la coesione sociale grazie alla presenza degli stati nazionali. Lo sviluppo di un mercato globale è avvenuto in assenza di Istituzioni che potessero governarlo”. Dunque, per D’Alema c’è soprattutto un problema di governance. “Il capitalismo è globale, è la crisi non lo riporterà nei confini degli stati nazionali. La risposta non può essere data solo dagli stati nazionali. Anzi se si pensa che solo gli stati nazionali possano essere la soluzione si rischia la deriva protezionistica economicamente negativa e, dal punto di vista della tenuta dei sistemi, catastrofica”. “Occorre riequilibrare poteri e strumenti di controllo – ha aggiunto D’Alema - tenendo conto dei cambiamenti chiamando i grandi paesi detti emergenti ad assumersi le loro responsabilità. Rifondare la governante globale mette in discussione gli attuali organismi di rappresentanza ed è chiaro che il G8 non funziona più”. “In questo quadro – ha aggiunto - mentre è illusoria l’ipotesi di un regime di parità tra le maggiori monete del mondo i tassi di cambio fluttuanti hanno però creato problemi. L’altra grande questione che si pone è quella della crescita delle diseguaglianze. La distribuzione ineguale della ricchezza è il frutto della globalizzazione nel suo complesso che ha portato anche ad una perdite del peso dei redditi di lavoro e la precarizzazione del lavoro”. “E’ vero – ha poi ricordato il presidente della Fondazione Italianieuropei – che l’epicentro della crisi è partito dall’America, ma è un Paese che rimane comunque dinamico e aperto e ciò gli ha consentito una risposta più forte: redistribuzione della ricchezza e progetti innovativi come grandi volani di sviluppo dell’economia per una nuova competitività dell’economia americana”. “L’Europa – ha osservato - ha invece dato una risposta debole. I vertici non riescono ad assumere posizioni coordinate. Ci vuole flessibilità. E’ dunque evidente che l’Europa non può rimanere a metà strada e il rischio è che si torni indietro a vecchie politiche nazionali”. In questo contesto, “l’Italia rischia di essere il vaso di coccio. Perché, gli interventi messi in campo sono stati insoddisfacenti. Siamo riusciti in uno straordinario miracolo: non fare nulla e aumentare il deficit pubblico. Prevale l’illusione che le politiche espansive degli altri ci traineranno”. “L’ottimismo delle chiacchiere – ha concluso D’Alema - non ci salverà”.    

 

Ugo Da Milano  

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