Draghi: "Bce pronta ad aiuti non punitivi, ora tocca ai governi"

Draghi: "Bce pronta ad aiuti non punitivi, ora tocca ai governi"

Il presidente della Banca Centrale Europea sottolinea che "c'è la tendenza a identificare la condizionalità con misure dure ma le condizioni non devono necessariamente essere punitive".

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5 ottobre 2012

La Banca centrale europea ha ''fatto davvero tutto il possibile'', e ''ora l'iniziativa spetta ai governi'', chiedendo il 'salvagente' europeo quando necessario. E facendolo senza troppo timore per le condizioni che verranno richieste, perche' queste ''non devono essere necessariamente punitive''. Il presidente della Bce, Mario Draghi, torna sul tema scottante degli acquisti dei titoli di Stato in funzione 'anti-spread' varati un mese fa: ''noi siamo pronti'', dice dopo che il consiglio Bce ha mantenuto i tassi fermi allo 0,75% senza nemmeno discutere un taglio per i prossimi mesi. Draghi ha lanciato una serie di messaggi ai governi, in particolare la Spagna. Da mesi Madrid e' sul punto di chiedere un salvataggio 'tout court', non solo bancario. Ma il governo Rajoy esita, tirando in ballo proprio i timori per le misure che deve negoziare con la 'troika' Bce-Fmi-Ue, anche se di fatto le sta anticipando facendole proprie. Dopo la finanziaria varata dal premier Mariano Rajoy, Draghi puo' dire che a Madrid ''si sono fatti progressi significativi'', ma ''restano sfide significative''.Con Cipro sull'orlo del salvataggio, la stessa Slovenia a rischio, l'Italia tenuta sotto osservazione, l'invito ai governi e' a non esitare, e insistere ''con le misure necessarie per ridurre gli squilibri sia di bilancio che strutturali''. Un nodo sul quale il presidente della Bce insite particolarmente. Spagna, Grecia e Portogallo hanno inflitto severe misure di austerity, si temono le ripercussioni sociali gia' evidenti nelle piazze. E Draghi chiude la porta all'ipotesi di allungare le scadenze dei bond greci in mano alla Bce: ''equivarrebbe al finanziamento monetario''. I timori a chiedere l'aiuto esterno, resi espliciti da Madrid, sembrano incentrarsi sulla firma del 'memorandum' con la troika che viene tratteggiato come una drammatica imposizione dall'esterno di austerity fiscale. Non e' cosi' per Draghi: ''c'e' la tendenza a identificare la condizionalita' con misure dure'', ma ''le condizioni non devono necessariamente essere punitive''. Piu' che ad abbassare l'asticella dei risanamenti di bilancio, il suo e' un invito a considerare le riforme 'memorandum' nella loro interezza: rigore di bilancio, possibilmente tagliando la spesa improduttiva, piu' che aumentando le tasse.

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