Draghi: "Verso la fine della crisi ma la crescita resta lenta"

Draghi: "Verso la fine della crisi ma la crescita resta lenta"

Per il Governatore della Banca d'Italia "a pesare sulla ripresa sono soprattutto le condizioni del mercato del lavoro: finchè la flessione dell'occupazione non si inverte permane il rischio di ripercussioni sui consumi, e quindi sul prodotto".

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15 febbraio 2010
Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, dal palco del Forex di Napoli, è tornato ad evidenziare i fattori che conti

Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, dal palco del Forex di Napoli, è tornato ad evidenziare i fattori che continuano a deprimere il potenziale di crescita del Paese. “L’Italia sta uscendo dalla crisi con un tasso di crescita bassa, ai minimi europei. E a pesare sulla ripresa sono soprattutto le condizioni del mercato del lavoro: finchè la flessione dell’occupazione non si inverte permane il rischio di ripercussioni sui consumi, e quindi sul prodotto”. A partire dalle mancate riforme strutturali che il numero uno di Via Nazionale invoca ad ogni occasione utile. Draghi ha ricordato come “in Italia lo scorso anno il prodotto è diminuito di quasi il 5%”, evidenziando che ora “se ne prevede un recupero lento, con ampie incertezze legate in particolare agli andamenti del ciclo internazionale e alle condizioni del mercato del lavoro”. Questo, anche considerando che “alla fine dello scorso anno vi erano in Italia oltre 600.000 occupati in meno rispetto al massimo del luglio 2008 e che la quota di popolazione potenzialmente attiva che e' al momento forzatamente inoperosa e' elevata e crescente”. “Una crescita economica sostenuta – ha affermato quindi il Governatore - è base di benessere; è presupposto della stabilità finanziaria per un paese ad alto debito pubblico come l'Italia; è futuro per i giovani; dignità per gli anziani; il nostro Mezzogiorno ne trarrebbe forza, può esserne traino”. Draghi ha indicato anche la strada da seguire: “ne sono condizione le riforme strutturali, la cui mancanza ha segnato la perdita di competitivita' del Paese, che dura da un quinquennio”.

 

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