Economia: cresce il peso del "sommerso"

Economia: cresce il peso del "sommerso"

Rapporto Istat: nel 2008 il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso economico è compreso tra 255 e 275 miliardi di euro. Il peso dell'economia sommersa raggiunge il 17,5 per cento del Pil (nel 2000 era tra 18,2 e 19,15 per cento).

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13 luglio 2010
Nel 2008 il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico è compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliard

Nel 2008 il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico è compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro. Il peso dell’economia sommersa è compreso tra il 16,3 per cento e il 17,5% del Pil (nel 2000 era tra 18,2 e 19,15%). Sono i dati diffusi dall’Istat nel rapporto “La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali” che prende in considerazione il periodo che va dal 2000 al 2008. Tra il 2000 e il 2008, spiega l’Istat, l'ammontare del valore aggiunto sommerso registra una tendenziale flessione, pur mostrando andamenti alterni: la quota del sommerso economico sul Pil raggiunge il picco più alto (19,7%) nel 2001, per poi decrescere fino al 2007 (17,2 per cento) e mostrare segnali di ripresa nel 2008 (17,5% ). Diversi i modi in cui si attuano i comportamenti fraudolenti degli operatori economici per evadere il sistema fiscale e contributivo. Primo tra tutti, l’utilizzo di lavoro non regolare, fenomeno, dice l’Istat, “strettamente” connesso al mancato versamento dei contributi sociali: nel 2008 erano circa 2 milioni e 958 mila le unità di lavoro non regolari (ula)”. Questa componente ''che rappresenta l'11,9 per cento dell'input di lavoro complessivo nel 2008, raggiunge il 12,2 per cento nel 2009''. Se le prestazioni lavorative sono non regolari, e quindi non direttamente osservabili, “producono un reddito che non viene dichiarato dalle unità produttive che le impiegano”, continua ancora l'Istat, secondo cui  “nel 2008 l’incidenza del valore aggiunto prodotto dalle unità produttive che impiegano lavoro non regolare risulta pari al 6,5% del Pil, in calo rispetto al 2000 quando ne rappresentava il 7,5%”. Ma l'impiego di lavoro non regolare rappresenta soltanto una componente dell'economia sommersa. “La parte più rilevante del fenomeno è costituita dalla sottodichiarazione del fatturato e dal rigonfiamento dei costi impiegati nel processo di produzione del reddito. Nel 2008 l'incidenza del valore aggiunto non dichiarato dovuto alle suddette componenti raggiunge il 9,8% del Pil (era il 10,6% nel 2000)”. A livello settoriale, sottolinea ancora l'Istituto di statistica, l'evasione fiscale e contributiva è più diffusa “nei settori dell'Agricoltura e dei Servizi, ma e' rilevante anche nell'Industria”. Se si considera la sola economia di mercato, senza considerare, cioè, il valore aggiunto prodotto dai servizi non market forniti dalle Amministrazioni pubbliche, “il sommerso nel 2008 rappresenta il 20,6 % del Pil, contro il 17,5 per cento calcolato per l'intera economia”.

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