Energia: "Italia troppo dipendente dal petrolio"

Energia: "Italia troppo dipendente dal petrolio"

Relazione annuale del presidente dell'Authority Alessandro Ortis. "Sul greggio preoccupa il fattore speculazioneserve una governance". "I prezzi nazionali sono più alti della media europea".

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14 luglio 2009
“Il prezzo del petrolio è troppo volatile e il caro-energia pesa sul reddito delle famiglie e sulla competitività delle impres

“Il prezzo del petrolio è troppo volatile e il caro-energia pesa sul reddito delle famiglie e sulla competitività delle imprese: le bollette infatti continuano ad essere molto esposte alle escursioni dei prezzi petroliferi. E, in questo senso, continua a preoccupare il fattore speculazione”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Authority dell'Energia, Alessandro Ortis, nella sua Relazione Annuale, secondo il quale bisogna intervenire con una serie di misure. A questo proposito, Ortis ha rilanciato l'idea di una Borsa europea del greggio, regolamentata, “aperta ad operatori selezionati, per negoziare prodotti standardizzati di lungo o lunghissimo termine”. Il presidente dell'Autorità ha ipotizzato anche “accordi di governance e regole internazionali che mortifichino la stessa speculazione, migliorando la trasparenza, l'efficienza e l'affidabilita' dei mercati”. Per Ortis, infatti, il settore dell'energia può trasformarsi “da concausa dell'attuale difficile congiuntura internazionale, in una delle leve strategiche per il superamento della crisi e per il conseguente rilancio economico-sociale, anche in termini di sviluppo sostenibile”. Per quanto riguarda l'Italia, Ortis ha spiegato che il sistema energetico nazionale “continua ad essere caratterizzato da una elevata dipendenza dalle importazioni (85%) e dagli idrocarburi (piu' del 70%, petrolio e gas); anche la produzione elettrica si basa prevalentemente sul gas naturale (54%). Il mix delle coperture continua così ad essere troppo petrolio-dipendente e lontano dalle medie europee e da quelle di Paesi con i quali le imprese italiane sono chiamate a competere”. Per quel che riguarda i prezzi nazionali dell'energia, Ortis ha sottolineato che continuano ad essere più alti rispetto alla media europea, malgrado il divario si stia riducendo, soprattutto nel settore elettrico, grazie alla concorrenza. Dall'inizio dell'anno, il prezzo per l'energia elettrica e' sceso dell'8%, mentre quello del gas del 15%. “Nel 2008 – ha sottolineato Ortis - i prezzi all'ingrosso dell'energia nelle principali borse elettriche europee hanno registrato incrementi compresi tra il 60% e il 110% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con l'eccezione della borsa italiana che ha manifestato una dinamica più contenuta, con un incremento del 28%. Nel corso  del 2009 i prezzi registrati su tutte le principali borse europee si sono fortemente ridotti a seguito del crollo delle quotazioni del greggio e della contrazione della domanda. I differenziali dei prezzi italiani, rispetto al mercato tedesco e francese, che fino ai primi mesi dell'anno avevano superato i 30 euro/MWh, si sono ridotti fino a circa 20 euro/MWh”. Per quanto riguarda il gas, aggiunge il presidente dell’Authority energia, “nel corso del 2008 i prezzi negli hub europei non hanno seguito da vicino l'andamento del prezzo del petrolio, anche a causa di tensioni internazionali. La dinamica del prezzo al Punto di Scambio Virtuale italiano e' risultato abbastanza in linea con quella degli altri hub europei, ma su valori molto più elevati per il ridotto grado di concorrenza”. “Nel mercato al dettaglio, sulla base dei dati pubblicati da Eurostat per il 2008 - prosegue Ortis - si può stimare che il 60% delle famiglie italiane, con consumi annui inferiori ai 2500 kWh, paghi per l'elettricità prezzi più bassi della media europea. Per altri, con consumi più elevati, restano le differenze già segnalate in passato, con scostamenti sfavorevoli anche superiori al 45%. Nello stesso periodo, le imprese italiane hanno pagato prezzi dell'energia elettrica più elevati rispetto alla media europea per tutte le classi di consumo, con scostamenti superiori al 25%”. Per quanto riguarda il gas, “per la classe più bassa di consumo (cottura cibi e riscaldamento acqua), si sono collocati su livelli inferiori a quelli medi europei, per le classi più alte (utilizzo del gas anche per il riscaldamento), il prezzo e' stato in linea con quello medio europeo, se calcolato al netto delle imposte, e superiore, se calcolato al lordo delle imposte (con uno scostamento del 15%). Le imprese italiane (esclusi gli impieghi non energetici e per la generazione elettrica), hanno pagato prezzi attorno ai livelli della media europea. “Tuttavia – ha concluso Ortis - il confronto con Paesi dove la liberalizzazione e' più avanzata mette in evidenza che i prezzi italiani, al netto delle imposte, si sono attestati su livelli più alti, anche con scostamenti di oltre il 20%”.

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