Eurispes: in Italia salari tra i più bassi d'Europa

Eurispes: in Italia salari tra i più bassi d'Europa

Secondo una ricerca dell'Eurispes sul periodo 2000-2005, i salari italiani sono addirittura inferiori a quelli della Grecia e superiori solo a quelli del Portogallo in termini di potere d'acquisto.

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30 marzo 2007
Eurispes: in Italia salari tra i più bassi d’Europa

Eurispes: in Italia salari tra i più bassi d’Europa

 

I salari in Italia sono tra i più bassi d’Europa, e in termini di potere d’acquisto addirittura  inferiori a quelli della Grecia e superiori solo a quelli del Portogallo. E’ quanto emerge da una ricerca dell’Eurispes intitolata “Povero lavoratore: l’inflazione ha prosciugato i salari�  che prende in considerazione il periodo 2000-2005.

Laddove la crescita media del salario comunitario è stata del 18%, in Italia i lavoratori dell’industria e dei servizi (con esclusione della Pubblica amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7%. L’inflazione, secondo lo studio, ha giocato un ruolo non trascurabile nel deprimere i salari in termini di potere d'acquisto: negli ultimi quattro anni, e cioè dal 2002, ha avuto un andamento decisamente superiore alla  crescita dei salari lordi calcolati in euro riducendo ulteriormente il valore reale dei salari netti in termini di potere d'acquisto.

L’effetto congiunto dell’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione, dell’elevato peso del cuneo fiscale e della contenuta dinamica salariale spiega perché, pur essendo il costo del lavoro nel nostro Paese ben più alto che in Spagna e Grecia e di poco inferiore a quello britannico, il reddito che resta al lavoratore sia sceso nel 2006 al di sotto di quello degli spagnoli e dei greci e a poco più della metà (57%) di quello del lavoratore del Regno Unito. Da un punto di vista della competitività, però, la modesta dinamica salariale ci assicura un discreto vantaggio in termini di costi. In  Italia il costo medio in euro per ora di lavoro, calcolato sui dati forniti dallo Yearbook dell’Eurostat, è inferiore a quello di tutti i Paesi europei ad eccezione della Spagna, della Grecia e del  Portogallo, che è anche il Paese dove i costi del lavoro sono minimi (9,5 euro all’ora) mentre Danimarca e Svezia fanno registrare i valori massimi (30,7 e 30,4 euro per ora rispettivamente).

Inoltre, il cuneo fiscale appare, se confrontato con quello degli altri Paesi europei, particolarmente gravoso nel nostro Paese. Mentre il  lavoratore italiano dipendente ha un salario lordo più leggero di quello degli altri Paesi (ad eccezione di Spagna, Grecia e  Portogallo), il cuneo fiscale (comprensivo dei contributi, delle assicurazioni e delle imposte dirette) che si inserisce fra il costo del lavoro che pesa sulle imprese ed il 'netto' in busta del  lavoratore, è fra i più gravosi. In più l’Italia, nell’ambito della imposizione sul lavoro, attua una moderata politica 'familiare'. Infatti il cuneo che si inserisce fra il costo complessivo del lavoro ed il salario netto in busta è del 9% inferiore per il lavoratore con tre persone a carico rispetto a quello senza carichi familiari.

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