L'Europa apre alla flessibilità, più tempo per l'Italia

L'Europa apre alla flessibilità, più tempo per l'Italia

La cancelliera tedesca accoglie l'invito formulatole, tra gli altri, dal nostro governo, e nello stesso tempo il presidente del Consiglio Europeo sottolinea che nei prossimi cinque anni servirà "un pieno uso della flessibilità già integrata nelle regole del Patto di Stabilità e Crescita".

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24 giugno 2014

 

Il primo segnale di svolta arriva da Berlino. Angela Merkel apre esplicitamente al concetto di "flessibilità" nel patto di stabilità che però, precisa, va rispettato. Perché la "credibilità deriva dal rispetto delle regole". Il secondo da Bruxelles, con la bozza di Van Rompuy, nella quale si fa riferimento a "un pieno uso della flessibilità già integrata nelle regole del Patto di Stabilità e Crescita". È la seconda versione di un documento che deve tracciare le linee guida per le politiche europee dei prossimi cinque anni. Ma non sarà l'ultima. Per l'Italia, che come ha detto il Capo dello stato Giorgio Napolitano propone "un forte cambiamento nelle politiche" e "negli assetti istituzionali dell'Unione, è un punto a favore. Anche se gli sherpa continuano a lavorare e tutto, a Bruxelles, è in evoluzione. Roma per il momento incassa le parole della Merkel che, aprendo sulla flessibilità, fa anche riferimento alla possibilità di considerare i tempi necessari per il rientro del deficit sulla base dei cicli economici. "Un prolungamento delle scadenze" di rientro del deficit "è possibile ed è già stato usato", viene sottolineato in cancelleria dal portavoce Steffen Seibert. Nonostante la solita prudenza, e il richiamo alle regole, quella della donna più potente d'Europa è certamente un'apertura importante. Che si riflette sul documento europeo nel quale, come ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi, "le priorità e il metodo" italiani sono "ampiamente condivisi". "Tutti i nostri Paesi - scrive Van Rompuy - hanno bisogno di continuare sulla strada delle riforme strutturali. È evidente che la nostra forza comune poggia sul successo di ogni singolo Paese. È per questo che, partendo dagli ultimi sforzi di consolidamento del bilancio e da un pieno uso della flessibilità già integrata nelle regole del Patto di Stabilità e Crescita, l'Unione europea deve compiere passi audaci per aumentare gli investimenti, creare posti lavoro e incoraggiare le riforme per la competitività". Ma il documento di Van Rompuy, che si intitola "Un nuovo inizio per l'Unione europea", fa anche riferimento al mercato unico, agli aiuti alle imprese per creare lavoro, alla sicurezza energetica e all'immigrazione, altro punto caro all'Italia, da affrontare in base al concetto di "solidarietà e responsabilità". E soprattutto sottolinea che serve un'Europa credibile, in grado di dar seguito - concretamente - alle decisioni prese. Insomma, come si legge anche nel documento che l'Italia ha inviato a Van Rompuy, la scelta sta all'Europa, se cambiare e guardare al futuro o rimanere ancorata nel passato. E nelle parole della Merkel, così come nella bozza di Van Rompuy, al momento, sembra esserci quell'incoraggiamento alle riforme strutturali che l'Italia chiede. Riforme - si legge ancora nel documento italiano, che invia un messaggio anche in casa - che "sono il principale motore della crescita, soprattutto se lo sforzo è compiuto con ampio consenso a livello nazionale e in contemporanea con altri Paesi". Inoltre la parola flessibilità, prudentemente citata nel documento italiano solo negli 'spuntì, è finita in chiaro nella bozza di Van Rompuy. Nelle sei pagine alle quali ha lavorato Sandro Gozi su delega di Renzi si chiede un'Europa capace di fare scelte "coraggiose" e di essere "più ambiziosa" nelle sfide globali. E si traccia un identikit del futuro presidente della Commissione europea, secondo la linea Renzi, senza rincorrere i nomi. Non a caso il documento si apre con una frase tratta dalla "Vita Nuova" di Dante più volte citata dal premier in questi mesi: "Nomina sunt consequentia rerum". E nelle pagine stilate dall'Italia si legge che "una rissa sulle nomine sarebbe incomprensibile agli occhi dei cittadini europei". Niente nomi, dunque, ma un profilo chiaro: il nuovo presidente dovrà essere "audace e ambizioso", "esigere il rispetto delle regole europee ma essere anche in grado di pensare fuori dagli schemi" e rappresentare "il catalizzatore del cambiamento". Indubbiamente non sembra somigliare moltissimo a Juncker, ma potrebbe somigliare molto di più al discorso che l'ex premier del Lussemburgo pronuncerà al Parlamento europeo. Che dovrà indubbiamente uscire dagli schermi anche perché in quest'Europa, almeno all'apparenza ricompattata,  c'è sempre la spina nel fianco del premier britannico David Cameron, che continua a portare avanti la sua crociata anti-Juncker ed è tornato a chiedere, ricevendo a Londra Van Rompuy, un voto senza precedenti sul presidente della Commissione

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