Federaicpa: "il comparto si avvia a precipitare nel baratro"

Federaicpa: "il comparto si avvia a precipitare nel baratro"

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1 aprile 2010
“Da questo mese in avanti, con una caduta degli ordini attorno al 40%, il nostro comparto precipiterà in un vero e proprio bar

“Da questo mese in avanti, con una caduta degli ordini attorno al 40%, il nostro comparto precipiterà in un vero e proprio baratro. I posti di lavoro salteranno come tappi di champagne: 15.000 dei circa 200.000 occupati dei concessionari, cui si aggiungeranno probabilmente altri 30.000 dell’indotto. Ma unendo i fornitori e le Case automobilistiche, i numeri rischiano di esplodere fino ad arrivare a 100.000. Un problema 66 volte superiore al problema 'Termini Imerese', che tanto scandalo e interesse suscita nell’opinione pubblica e nel Governo”. Lo ha affermato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federaicpa, l’Associazione italiana dei concessionari di autoveicoli.

“In aggiunta - continua Pavan Bernacchi - i nostri dipendenti sono 'di serie B', perché a causa delle dimensioni medie dei concessionari di autoveicoli sono spesso privi di ammortizzatori sociali. Ma poi, come effetto indotto, cadrà ulteriormente il Pil poiché l’auto, da sola, arriva a pesare il 12% del totale. Ma continuando: si consuntiveranno 1 miliardo di entrate in meno per lo Stato, un parco circolante più vecchio e quindi meno sicuro e più inquinante. Un effetto domino di cui è difficile prevedere gli effetti”.

“Dopo il mancato rinnovo degli incentivi, nonostante sia Scajola sia Berlusconi avessero dichiarato più volte che sarebbero continuati quest’anno in misura ridotta per consentire al comparto di uscirne gradualmente - ha aggiunto il presidente di Federaicpa - ci aspettiamo un intervento del Governo, forte e tempestivo, sulla fiscalità del settore, sulle auto aziendali, sui veicoli commerciali e industriali, e un atto concreto per consentirci di gestire le eccedenze occupazionali determinate dalla caduta della domanda”.

“Speriamo – ha concluso Pavan Bernacchi - che quest’ulteriore appello non cada nel nulla o saremo costretti, come altre categorie, ad attuare misure di protesta eclatanti. Strategia che non farebbe parte della nostra cultura imprenditoriale”.

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