Fiat: è duello Camusso-Marchionne

Fiat: è duello Camusso-Marchionne

A 48 ore dal referendum, botta e risposta tra il segretario generale della Cgil e l'ad della Fiat. "Insulta il Paese", mentre "il Governo agisce da tifoso". La replica del manager: "voglio solo cambiarlo". La Fiom: "far saltare l'accordo".

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11 gennaio 2011



Botta e risposta sulla vertenza Fiat. A 48 ore dal referendum sul futuro di Mirafiori, Susanna
Camusso sferza l'amministratore delegato della Fiat. "Marchionne insulta ogni giorno il Paese", ha sostenuto il segretario generale della Cgil intervenendo all'assemblea nazionale delle Camere del lavoro a Chianciano Terme. La sua ricetta - ha rincarato la dose - "riduce soltanto i diritti dei lavoratori". Dagli Stati Uniti non si è fatta attendere la replica. "Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'Italia. Introdurre un nuovo modello di lavorare non lo è", ha precisato il numero uno del Lingotto che ha chiesto di produrre più auto in condizioni di economicità. Il problema è che nel nostro Paese il sistema delle relazioni industriali non regge
più. "Siamo assolutamente convinti - ha aggiunto Marchionne a margine del salone dell'Auto di Detroit - che debba essere rinnovato per renderlo competitivo". E questo non è "un insulto". Ma la
dimostrazione che "cercando di cambiarla vogliamo più bene noi all'Italia". L'ultima battuta è stata sull'esito del voto: "in qualsiasi società civile quando la maggioranza esprime un'opinione anche con il 51%, la minoranza ha perso". Tornando alla relazione della Camusso, il segretario generale della Cgil ha sottolineato che se l'azienda non svela i dettagli del piano Fabbrica Italia su investimenti e nuovi modelli è anche responsabilità del "governo che non fa il suo lavoro" in materia di politica industriale. Ma - ha sottolineato - "è così tifoso da non avere il coraggio di vedere che quando l'amministratore delegato insulta ogni giorno il Paese non offende solo i cittadini. In realtà dice della qualità di governare e delle risposte che vengono date". A seguire un affondo alla Fiat: "è industrialmente debole". E un richiamo alla Fiom a cui Camusso garantisce il sostegno nella battaglia per il no. Ma a cui chiede di riflettere ancora sull'opportunità di una firma tecnica, in caso di vittoria dei sì, per non restare fuori dalla fabbrica. Idea che non sfiora nemmeno il leader della Fiom, Maurizio Landini. Che da Chianciano Terme ha rilanciato: "bisogna far saltare l'accordo, renderlo non applicabile ed essere in grado di riconquistare i diritti che in termini sindacali significa riaprire la trattativa e considerare la vertenza ancora aperta". Taglia corto Rocco Palombella (Uilm): "la trattativa è già conclusa, inutile illudere i lavoratori: se vinceranno i no non ci sarà alcuna ripresa del confronto".

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