Fmi: "la recessione sta finendo, ma la ripresa sarà lenta"
Fmi: "la recessione sta finendo, ma la ripresa sarà lenta"
Il Pil italiano calerà del 5,1% nel 2009 per poi risalire dello 0,2% nel 2010. La previsione è del Fondo monetario internazionale che nel suo Rapporto economico globale lascia invariata la stima per quest’anno fatta ad aprile, ma rivede al rialzo dello 0,3% quella per il prossimo. A incoraggiare è soprattutto il dato sull’andamento del prodotto nel quarto trimestre del 2010: +0,8% rispetto agli ultimi tre mesi del 2009. Tradotto: la ripresa sarà costante e via via sempre più veloce nel corso dell'’anno. L’Italia appare dunque pronta ad agganciare il rimbalzo e in grado di muoversi in linea con l’Eurozona, il cui Pil è previsto salire dello 0,3% nel 2010 dopo un calo del 4,2% nel 2009. Meglio di noi farà la Francia (-2.4% e +0,9% rispettivamente), ma non la Germania (-5,3% e +0,3%) e soprattutto non la Spagna che tra i grandi Paesi europei appare quella più in ritardo (-3,8% e -0,7%).
La ripresa non avrà ripercussioni positive sul mercato del lavoro. Al contrario, il tasso di disoccupazione è destinato a salire dal 9,1% di quest’anno fino al 10,5% nel 2010. Un risultato comunque migliore rispetto a quello di Eurolandia, dove i senza lavoro si attesteranno rispettivamente al 9,9 e all’11,7% nei due anni. Sul fronte dei conti pubblici, il rapporto tra deficit e Pil, al lordo di eventuali correzioni, dovrebbe attestarsi al 5,6% sia quest’anno che il prossimo, mentre il debito dovrebbe collocarsi rispettivamente al 115,8 e al 120,1%. Sotto controllo, e allo stesso tempo lontano da ogni rischio di deflazione, l’andamento dei prezzi al consumo. L’inflazione sarà pari allo 0,7% quest'anno e allo 0,9% il prossimo. La bilancia dei pagamenti risulterà invece negativa per il 2,5% del Pil nel 2009 e per il 2,3% nel 2010.
Nelle poche righe dedicate specificatamente a nostro Paese, il Fondo sembra promuovere le politiche d’intervento decise del Governo, quando osserva che alcuni “Paesi con più limitato spazio” fiscale “all’inizio della recessione, come Grecia, Italia e la maggior parte delle economie emergenti, non erano in condizione di introdurre stimoli maggiori”. E anche la gestione del debito non si è mai tradotta emergenza, conclude il Rapporto, perché “fortunamente” il sistema finanziario italiano “non è stato tra quelli più fortemente colpiti dalla crisi”, sebbene “l’Italia abbia dovuto scontare un certo aumento nei premi di rischio e abbia dovuto mettere in campo un grosso stimolo di bilancio”.