Fmi rivede al ribasso il Pil Italiano

Fmi rivede al ribasso il Pil Italiano

Nel 2014 possibile una contrazione dello 0,1%. Lo scorso luglio, l'Fmi aveva indicato per l'Italia una crescita dello 0,3% quest'anno. "I rischi restano ancorati al ribasso", avvertono gli economisti del Fondo, citando le "tensioni geopolitiche, la possibilità di una stagnazione e a una bassa inflazione".

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18 settembre 2014

 

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano nel 2014 indicando una contrazione dello 0,1%. La previsione e' contenuta nel rapporto redatto al termine delle consultazioni secondo l'articolo IV dove si conferma per il 2015 un'accelerazione all'1,1%. Lo scorso luglio, l'Fmi aveva indicato per l'Italia una crescita dello 0,3% quest'anno. "I rischi restano ancorati al ribasso", avvertono gli economisti del Fondo, citando le "tensioni geopolitiche, la possibilita' di una stagnazione e a una bassa inflazione". "Nei primi sei mesi dell'anno il Pil si e' contratto ma le indicazioni delle aziende e le robuste esportazioni suggeriscono un graduale aumento dell'attivita' economica nei prossimi trimestri", dice l'Fmi prevedendo un'accelerazione nel 2015 grazie al miglioramento della situazione del credito e all'effetto delle misure di allentamento monetario decise dalla Banca centrale europea. "Pur in un contesto di crescita particolarmente fiacca - si osserva nel rapporto - l'inflazione e' scesa  decisamente sotto l'1% e la disoccupazione ha raggiunto il 12,3%. E se "gli spread sovrani sono diminuiti" le condizioni del credito rimangono stringenti, "soprattutto per le piccole e medie imprese" mentre i "debiti non performanti continuano ad aumentare". L'Fmi stima un tasso di disoccupazione al 12,6% quest'anno e al 12% nel 2015 e raccomanda una "particolare attenzione" nei confronti delle disparita' regionali. La crisi ha investito le diverse regioni italiane in modo diseguale: il Pil e' calato del 6,7% al Nord nel periodo 2007-2013 e ha registrato una contrazione fino al 13,6% al Sud mentre la disoccupazione nel Mezzogiorno e' salita di 4 punti percentuali in piu' rispetto al settentrione, con un gap di produttivita' del 60%.
 

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