Gli infiniti ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni? Forse sono finiti

Gli infiniti ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni? Forse sono finiti

Sta per essere approvata una direttiva europea che fissa il termine per i pagamenti a 60 giorni. Dopo, scattano gli interessi dell'8 per cento. Del provvedimento, che sblocca liquidità per almeno 180 miliardi, beneficeranno in particolare le pmi.

DateFormat

16 settembre 2010
Considerazioni generali

Cosa succede se un’impresa fatica a riscuotere un credito? Se a non pagare è un privato lo si può portare in tribunale con qualche speranza di esito positivo. Ma quando a latitare è un’amministrazione pubblica la situazione si complica parecchio e il rischio è che il credito viene rinviato sine die. Con il risultato che ai creditori, soprattutto se sono piccole e medie imprese, non resta che “entrare in sofferenza”. Un effetto che viene ovviamente amplificato da contesti quali quello attuale, con un quadro economico caratterizzato da una grave fase di crisi. La stretta sul credito operata dal sistema bancario ha di fatto ridotto la circolazione di liquidità nei mercati, con evidenti ripercussioni negative per le imprese, come appunto le pmi, che non dispongono della capacità finanziaria adeguata per farvi fronte.

I ritardi sono scorretti e già sanzionati. Ma continuano…

Un andazzo, quello delle pubbliche amministrazioni, non solo scorretto, ma anche più volte sanzionato. Anche una recente pronuncia del Consiglio di Stato nel febbraio 2010, in merito ad un ricorso presentato proprio da Confcommercio, ha ribadito che la pubblica amministrazione non può derogare dalle disposizioni che impongono il pagamento a trenta giorni dal ricevimento della fattura, nonchè la decorrenza e l’importo degli interessi per il ritardato pagamento. Pronunce rimaste fino ad oggi lettera morta. Come dimostra il fatto che secondo recenti stime la nostra pubblica amministrazione ha un debito di 60-70 miliardi di euro verso i propri fornitori e che la maggior parte delle pubbliche amministrazioni, sia a livello centrale che locale (ministero della Giustizia, numerose asl, aziende ospedaliere, etc.) continua a pubblicare bandi di gara contenenti clausole sui pagamenti in contrasto con la vigente normativa.

Se l’Italia piange, l’Europa non ride

Un problema, quello dei ritardati pagamenti, certo molto avvertito da noi, data una storicamente scarsa efficienza in materia, che ci fa apparire roba da marziani l’obbligo imposto alla pubblica amministrazione britannica di pagare le fatture entro 10 giorni. Ma anche nel resto del continente comunque non si ride, se è vero che nell’Unione Europea i pagamenti in ritardo ammontano a quasi 2 miliardi di euro all'anno. Non a caso solo il 5% delle grandi società in Europa e appena l’1,3 per cento delle piccole e medie imprese afferma di non essere colpito dal fenomeno. Fenomeno che, secondo la Commissione Europea, oltre ad ostacolare lo sviluppo delle aziende è all'origine del fallimento di imprese altrimenti sane, soprattutto se di imprese di ridotte dimensioni. I ritardi nei pagamenti su tutto il territorio Ue ammontano mediamente a 65 giorni, con picchi fino che arrivano a 180 giorni. E le cose non sono certo migliorate nel tempo. Anzi. In Italia, ricorda un sondaggio Ue, i ritardi nei pagamenti sono aumentati dai 138 giorni del 2008 ai 170 di oggi. Il 50% delle imprese lamenta ritardi medi che vanno dai 2 ai 4 mesi, mentre il 25% parla di dilazioni che toccano i 6 mesi.

Ma per il futuro niente più ritardati pagamenti

Questo fino ad oggi. Perché la buona notizia è che ora le cose dovrebbero finalmente cambiare. La Commissione Europea ha infatti raggiunto l'accordo con l'Europarlamento e con il Consiglio dei ministri Ue per il varo di una direttiva contro i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione.

La necessità di una disciplina ad hoc si è resa necessaria per via dei numeri, dal momento che le amministrazioni pubbliche da sole sono responsabili di circa i 2/3 del totale dei ritardi di pagamento.

Il negoziato per arrivare all'accordo è stato tutt'altro che facile. La Commissione Europea premeva all'inizio perché il limite di “morosità” fosse fissato ai 30 e non ai 60 giorni, come poi è stato, mentre i governi volevano ottenere deroghe. Quattro i paesi che hanno votato contro la direttiva: Germania, Italia, Lituania, Portogallo.

Il ritardo ultimo è stato fissato ai 60 giorni. E non saranno ammesse deroghe. O meglio, la pubblica amministrazione potrà anche seguitare a nicchiare, ma bisognerà vedere se le conviene, dato che dal sessantunesimo giorno in poi, sul debito dell’ufficio macchiatosi di «morosità» verranno calcolati interessi dell'8%.

Il provvedimento dovrebbe sbloccare una liquidità di almeno 180 miliardi e saranno in particolare le piccole e medie imprese a beneficiarne. La direttiva riguarderà anche le unità sanitarie locali, gli ospedali e ogni altra branca della sanità pubblica.

Ai paesi membri sono stati concessi due anni per recepire la direttiva. Nel frattempo, c’è il modo per non rimanere con le mani in mano. Il Taiis (Tavolo Interassociativo Imprese servizi) di cui fanno parte tra gli altri LegaCoop, Fipe, Confindustria, Confcooperative, Confesercenti, Confcommercio, Confapi ed i sindacati di categoria di Cgil e Uil, ha infatti chiesto che si definisca rapidamente la quantificazione dei debiti e si approvi una soluzione in grado di sanare la situazione pregressa compatibilmente con i conti pubblici, passando per una certificazione obbligatoria del debito e la relativa classificazione. Un percorso che, pur richiedendo una preventiva interlocuzione con Bruxelles, appare praticabile con un piano di rientro decennale del debito che non inciderebbe sul Pil più dello 0,4% annuo. Questo a fronte degli indubbi vantaggi che ne deriverebbero. Essendo il peso del totale dei debiti commerciali pari a quattro punti di Pil, sono evidenti gli effetti macroeconomici positivi legati ad una recuperata capacità di spesa e di investimento da parte delle imprese.

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca