Il contesto macroeconomico

Il contesto macroeconomico

Il clima di fiducia dei consumatori in peggioramento ed il rallentamento dell'attività economica e della crescita, renderanno più austero il Natale 2001. Le previsioni per il prossimo anno sono legate all'evolversi della situazione internazionale.

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1 dicembre 2001

Il contesto macroeconomico

 

Il Natale 2001 si presenta con una veste più austera rispetto al Natale del 2000 e sembra caratterizzato da un maggiore prudenza da parte delle famiglie nelle decisioni di acquisto e da valutazioni più positive sulla convenienza presente del risparmio.

Le ragioni di questa maggiore sobrietà, che sembra ispirare i comportamenti di spesa delle famiglie, sono ravvisabili in almeno tre elementi:

 

·         il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori, dopo i tragici eventi dell’11 settembre scorso;

 

·         il sensibile rallentamento dell’attività economica e della crescita, con i timori per la tenuta dell’occupazione;

 

·         l’assenza del «dividendo fiscale», cioè della restituzione alle famiglie del prelievo tributario in eccesso (350 mila lire per contribuente), che aveva portato nel 2000 a circa 6.600 miliardi aggiuntivi di reddito disponibile da destinare ai consumi.

 

Bisogna comunque sottolineare che l’evolversi della situazione in Afghanistan dopo la caduta di Kabul, ha indotto nella seconda metà di novembre ad un parziale recupero della fiducia dei consumatori. Sulla media del mese, però, pesa la sensibile flessione della prima decade, che porta ad un calo dell’indice rispetto al mese di ottobre, pari a circa –2,4%.

Il calo del clima di fiducia riflette non solo i timori connessi ad un probabile allargamento del teatro bellico ad altri Paesi dell’area, ma anche valutazioni ed aspettative sfavorevoli sulla situazione economica generale.

Per l’Italia, infatti, il peggioramento del quadro internazionale si sta già traducendo in una brusca frenata dell’attività produttiva sia per quanto concerne le industrie manifatturiere, che hanno registrato un calo degli ordini sia interni che esteri, sia per il settore dei servizi. Nell’ipotesi di una attenuarsi delle tensioni internazionali nei primi mesi del 2002 e con l’attuazione di  politiche economiche per lo sviluppo in molti dei Paesi industrializzati, si può ritenere che nella parte finale del prossimo anno anche l’Italia comincerà a manifestare i primi concreti segnali di una inversione della tendenza.

Allo stato attuale la variabile che sembra evidenziare minori elementi di criticità è quella relativa all’inflazione in considerazione sia del basso livello della domanda, che spinge a politiche di prezzo molto contenute, sia delle flessioni che si registrano sui mercati internazionali per le quotazioni petrolifere.

Se già è difficile ipotizzare le linee di sviluppo del prossimo anno, in considerazione delle molteplici incognite che gravano sul quadro internazionale, è particolarmente arduo, allo stato attuale, individuare le prospettive di crescita per il nostro Paese per il 2003.

Le stime di una dinamica del PIL prossima al 2,3%, connessa sia ad una ripresa della domanda estera, che di quella interna sono derivate dalla presenza di un quadro più stabile già nei prossimi mesi, è evidente che se lo scenario dovesse subire modifiche in negativo queste previsioni potrebbero risultare decisamente «ottimistiche».

 

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