Il lavoro non riparte senza crescita

Il lavoro non riparte senza crescita

La spinta degli incentivi porta inevitabilmente ad un andamento innaturale fintanto che esistono. Il lavoro come è evidente, è una variabile dipendente dal contesto generale dell'economia.

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4 aprile 2016

Come sempre i dati sul mercato del lavoro nei millimetrici spostamenti mensili non sono la base migliore per fare considerazioni di lunga gittata e tantomeno per trarre conclusioni di tipo "politico". L'unica certezza dei magri numeri di febbraio è che si è arrestata la crescita tra gli occupati dipendenti che a gennaio avevano invece fatto segnare un buon risultato a tratti inatteso. Da un mese all'altro ci sono 92mila contratti a tempo indeterminato in meno e 22mila contratti a termine che mancano all'appello. A gennaio erano stati 98mila in più. Probabilmente l'Istat segnala, con un mese di ritardo, l'effetto rimbalzo degli incentivi previsti con la decontribuzione (8.060 euro annui per tre anni per ogni lavoratore stabile) che hanno indotto le imprese a fare "scorta" di assunzioni nell'ultimo mese utile per beneficiare della decontribuzione completa, ridotta invece da gennaio (3.25o euro annui per 24 mesi). La spinta degli incentivi porta inevitabilmente ad un andamento innaturale fintanto che esistono. Ed era ciò che si voleva con la doppia azione della legge di stabilità e il suo bonus assunzioni e con la nuova riforma delle regole sul rapporto di lavoro coni contrati a tutele crescenti che hanno superato i vincoli dell'articolo 18. È normale che ora il mercato ritorni verso dinamiche più ordinarie ed è naturale che i primi mesi seguenti al parziale effetto-accaparramento legato ai bonus siano i più segnati da dati in calo. Se proprio si vogliono fare dei bilanci occorre guardare a come era la situazione nel febbraio 2015. Ed era peggiore; tanto che, in 12 mesi, i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato sono aumentati di 238mila unità e i disoccupati sono calati di 136mila unità. Ciò che va detto semmai è che il lavoro come è evidente, è una variabile dipendente dal contesto generale dell'economia. 

tratto da "Il Sole 24 Ore" di sabato 2 aprile di Alberto Orioli

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