In Italia classi dirigenti non al passo con i tempi

La sessione mattutina della seconda giornata del Forum di Cernobbio si è chiusa con il panel dedicato a “Le classi dirigenti in Italiaâ€�. Ad aprire gli interventi è stato il professor Carlo Carboni dell’Università di Ancona, che ha illustrato un’indagine specifica realizzata dall’Ateneo marchigiano. Dalla ricerca emerge un quadro non certo lusinghiero per le nostre classi dirigenti. Che sono invecchiate, in alcuni settori fortemente, quasi a sesso unico (il 90% è uomo), spesso provinciali. E ancora, afflitte da difficoltà di ricambio e inclinazione all’autorefenzialità. Anche se non si tratta di un fenomeno solo italiano. “Per un rinnovamento â€" ha concluso Carboni â€" serve soprattutto crear una culture della classe dirigente che sappia rivalutare sentimenti come la generosità e l’orgoglioâ€�.

“In tempi di turbolenza come quelli attuali â€" ha quindi sottolineato il direttore del Consorzio Aaster, Aldo Bonomi â€" le classi dirigenti devono essere capaci di ‘accendere la luce’, di ‘dare una visione’â€�. Ma questo oggi non avviene. Riferendosi agli interventi fatti in mattinata da Tremonti e Veltroni, Bonomi ha infatti detto che “bisogna smetterla con le classi dirigenti, anche intellettuali, che ci spiegano le virtù degli altri capitalismi senza rendersi conto che è interesse nazionale capire che il nostro è un capitalismo territoriale fatto dalle poche grandi aziende rimaste, da 5-6mila medie imprese e da milioni di pmiâ€�.

La sessione si è chiusa con l’intervento del presidente della “Rosa Bianca�, Savino Pezzotta, secondo il quale la formazione di una nuova classe dirigente è difficile perché “è entrato in crisi uno dei canali tradizionali attraverso i quali ciò avveniva: quello delle rappresentanze. Queste ultime, infatti, come quelle sindacali e dell’associazionismo, si sono ormai corporativizzate e manca una visione di carattere generale�.