Italiani sfiduciati: uno su due ha paura del futuro

Italiani sfiduciati: uno su due ha paura del futuro

Dalla tradizionale indagine Acri-Ipsos condotta per la "Giornata mondiale del risparmio" emerge l'immagine di un Paese che "sembra non reagire alla crisi". "Si fa molto meno affidamento che in passato sulla ripresa globale".

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25 ottobre 2011

Scoramento e preoccupazione: la crisi preoccupa gli italiani e il 2011 si rivela l'anno peggiore del
decennio. Dalla tradizionale indagine Acri-Ipsos condotta per la "Giornata mondiale del risparmio" emerge l'immagine di un Paese che "sembra non reagire alla crisi, anzi la aggrava" e dove "si fa molto meno affidamento che in passato sulla ripresa globale". Un "crudo realismo, scevro di illusioni" prende il posto dell'"attendismo prudente e preoccupato" registrato nel 2010. Nel prossimo futuro non si "intravede nulla di positivo" e, anzi, si "avverte un progressivo peggioramento della situazione". E' in questo quadro che il 50% degli italiani si dice pessimista rispetto al futuro, contro un 36% di ottimisti e un 14% di attendisti. Per la prima volta dal 2005 il numero dei soddisfatti della propria posizione personale e' superato dagli insoddisfatti, che crescono dal 44 al 51%. Per la prima volta in assoluto il numero di coloro che sono fiduciosi sul proprio futuro economico personale (21%) viene superato dagli sfiduciati (27%). Rispetto al futuro dell'Italia, a fronte del 54% di sfiduciati troviamo appena un 24% di fiduciosi. Continuano a diminuire coloro che riescono a migliorare la propria posizione: ormai non superano il 5% della popolazione (erano l'11% nel 2006), a conferma della percezione di un Paese "statico", che sta "lentamente scivolando in una situazione di crisi sentita come strutturale" e "che richiedera' lente - e
dolorose - vie d'uscita". Si mantengono pressoche' costanti coloro che non hanno sperimentato ne' miglioramenti nè difficolta (28% contro 29% nel 2010), cosi' come coloro che hanno conservato il proprio tenore di vita con fatica (46% contro 47%). Aumentano dal 18 al 21% quanti lo hanno visto peggiorare. Il 23% delle famiglie dichiara di essere stata colpita direttamente dalla crisi in uno dei suoi percettori di reddito che ha visto contrarsi la retribuzione, o e' rimasto senza lavoro, o ha condizioni contrattuali peggiori, o non riceve lo stipendio con regolarita'. In generale, la crisi viene definita assai grave dall'86% degli italiani (erano l'83% l'anno scorso e il 78% nel 2009). E l'uscita dal tunnel appare sempre piu' lontana: tre italiani su 4 si attendono che duri almeno altri tre anni. Si aspettano cioè di tornare ai livelli pre-crisi soltanto nel 2015. E chi la avverte come particolarmente grave sono soprattutto le persone nella pienezza lavorativa, quelle di eta' compresa fra i 31 e i 64 anni: per il 50% di loro la crisi e' piu' grave di quanto si pensi.

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