Juncker insiste: "l'Italia ha avuto molto, non si lamenti"

Juncker insiste: "l'Italia ha avuto molto, non si lamenti"

Nuova intervista del presidente della Commissione Ue, concessa ad Avvenire e ad altri quotidiani europei. "Avremmo potuto attivare per l'Italia una procedura per debito eccessivo, ma ha prevalso la fiducia su riforme a fronte di un impegno scritto".

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10 dicembre 2014

L'Italia non ha certo di che lamentarsi per il trattamento ricevuto dalla Commissione europea, che avrebbe potuto avviare una procedura per debito eccessivo a carico di Roma, ma non l'ha fatto di fronte all'impegno, scritto, del governo Renzi per le riforme. A dirlo, rischiando di innescare una nuova scia di polemiche sull'asse Roma-Bruxelles dopo aver parlato di conseguenze potenzialmente "spiacevoli" per l'Italia se le riforme restassero sulla carta, è il presidente della Commissione europea,  Jean-Claude Juncker. In un'intervista concessa ad Avvenire e ad altri quotidiani europei, Juncker ripercorre le tappe del negoziato, intavolato con il premier Matteo Renzi, che concede maggiore flessibilità sui conti in cambio delle riforme strutturali. "Avremmo potuto attivare per l'Italia una procedura per debito eccessivo. Invece ho parlato con Renzi, per il quale nutro sentimenti di amicizia, anche al G20 in Australia e gli ho detto: se volete mostrare la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera per dirmelo. E questo l'Italia l'ha fatto". Tutto ruota attorno alla riduzione del deficit strutturale italiano per il 2015, che era fissata allo 0,5% del Pil e che Roma ha ottenuto venisse 'scontata' allo 0,3%. Fermo restando, inoltre, il limite del 3% di deficit, il governo prevede un obiettivo di disavanzo del 2,6% mentre nell'aggiornamento del programma di stabilità del 2014 aveva fissato un 1,8%.  Bruxelles, insomma, torna a chiedere riforme: non solo del mercato del lavoro in attesa che il Jobs Act, apprezzato, diventi legge. Juncker - che ieri ricordava come a decidere sulle sanzioni sia il consiglio dei ministri Ue e non la Commissione, si mostra un po' piccato dalle osservazioni di Renzi contro un'Europa troppo burocratica: la Commissione - dice nell'intervista - sta agendo in maniera "politica e che dunque non siamo per un'attuazione burocratica del Patto di stabilità". E aggiunge, forse con un occhio anche alla Francia che continua a superare il 3% dei deficit/Pil, che il patto "non è mai stato applicato in modo più flessibile". 

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