L'immigrazione tra integrazione e sicurezza
L'immigrazione tra integrazione e sicurezza
Confcommercio Roma ha organizzato un convegno dedicato al teme dell’immigrazione: “Formare per non discriminare”. A introdurre i lavori il “padrone di casa”, il presidente Cesare Pambianchi: “Accertato che vi sono circa un milione di irregolari e che l'universo degli immigrati va oltre le migliaia di badanti e Colf, chiediamo di riaprire i termini della sanatoria ed estenderla a quanti lavorano o possono lavorare nelle nostre aziende senza limitazioni di qualifiche, evitando un'assurda discriminazione fra chi ha avuto la fortuna di trovare lavoro in una famiglia e chi in un'impresa”. “Se vogliamo -ha aggiunto Pambianchi- tradurre la presenza dei lavoratori stranieri in risorse reali per i nostri comparti, il percorso di regolarizzazione non può prescindere da un percorso parallelo di orientamento e formazione unica strada per accelerare il processo di integrazione e per evitare che la presenza e l'impiego di lavoratori stranieri continui a suscitare atteggiamenti discriminatori”. “Altra ragione -ha aggiunto il presidente di Confcommercio Roma e Lazio- è che occorre elevare il livello formativo per scongiurare l’abbassamento della qualità del servizio, situazione questa che si sta verificando in maniera già molto ampia”. Al termine dell’intervento di Pambianchi si è aperto il confronto tra gli ospiti: il ministro degli Esteri Franco Frattini, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. “Gli immigrati ha detto Sacconi - sono una componente importante della nostra società che dobbiamo sapere integrare nel contesto della sicurezza e della legalità”. “Credo - ha sottolineato il ministro- che ci debba essere innanzitutto una robusta premialità verso coloro che seguono un percorso regolare e che hanno intenzione di integrarsi e debba invece essere applicato un regime sanzionatorio nei confronti della clandestinità. Le due cose si sostengono reciprocamente perché altrimenti la clandestinità dove tollerata brucia tutte le politiche di buona integrazione, a partire da una formazione nei Paesi di origine che sarebbe negli auspici della legge Bossi-Fini: il modo migliore di integrare in partenza”. Sempre riguardo all'integrazione ha sottolineato: “Non credo che la risposta stia prevalentemente in una regolarizzazione dei flussi migratori che sono rimasti clandestini, anche alla luce delle opportunità recenti”. Per il ministro, “una sanatoria attirerebbe altri flussi clandestini facendo passare l’idea che l'Italia è un Paese dove conviene arrivare clandestinamente, tanto prima o poi la soluzione si trova”. Il ministro degli Eteri, Franco Frattini, ha sottolineato che l’Italia rispetta le regole europee. “L'immigrazione – ha detto Frattini - riguarda ventisette paesi dell'Europa allo stesso modo. Noi vogliamo rispettare le leggi e accogliere coloro che le rispettano, quindi un lavoro non in nero e una residenza decorosa. Quindi grande severità per coloro che assumono in nero”. “L'Italia -ha aggiunto Frattini - è un paese che più di ogni altro in Europa ha salvato vite umane nel Mar Mediterraneo. Lo abbiamo fatto perché dovevamo e volevamo farlo. Tutto si può dire all’Italia tranne di essere un paese razzista”. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha chiesto invece al governo un doppio sforzo: “da un lato di continuare a contrastare l’immigrazione clandestina e dall’altro di rendere più chiari e trasparenti i percorsi dell’immigrazione regolare”. Secondo Alemanno, “ci vuole più formazione efficace, una capacità di avere un contatto tra domanda e offerta di lavoro che sia trasparente e soprattutto evitare la disparità tra i diritti. Quindi ci vuole una parità tra i lavoratori immigrati e gli italiani”. “Spesso l’aspirazione degli immigrati -ha concluso il sindaco- è tornare nei loro paesi di origine e bisogna fare in modo che i nostri progetti servano anche a coloro che non vogliono diventare cittadini italiani. Permettere quindi loro di tornare in patria e di poterlo fare con una maggiore forza economica e professionale rispetto a quando sono arrivati nel nostro Paese”.