L'Italia alla prove del federalismo: le proposte di Confcommercio

L'Italia alla prove del federalismo: le proposte di Confcommercio

Le questioni fondamentali per la competitività del Paese al centro del convegno sul federalismo organizzato dalla Confederazione. BILLE': "TRIPLICATO IL PRELIEVO FISCALE A LIVELLO LOCALE"

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6 marzo 2002

Le proposte di Confcommercio sul federalismo

 

Necessità che il periodo transitorio non riduca o blocchi le attività ordinarie delle imprese; mantenere in questo stesso periodo, fino a quando le Regioni no n interverranno con proprie leggi, un ruolo di coordinamento delle Stato; non solo decentramento dallo Stato agli enti locali ma anche dallo Stato ai corpi intermedi, per ridurre l'ingerenza dello Stato stesso nel mercato; corretta elaborazione degli Statuti regionali come garanzia di un Federalismo efficiente; il Federalismo fiscale come perno della Devolution: queste le linee guida del documento di Confcommercio sul titolo V della Costituzione al centro della discussione nel convegno "Il Paese alla prova del federalismo: sfide e o pportunità per le imprese" svoltosi il 6 marzo a Roma.

Ma andiamo per ordine, cominciando dal delicato problema della ripartizione delle competenze fra Stato e Regioni . Pur riconoscendo il ruolo primario delle autonomie territoriali e l'indubbia utilità che esse siano direttamente investite di tale potere nelle materie loro attribuite, secondo Confcommercio "ci si trova in presenza di un passaggio for se troppo brusco da un sistema accentrato ad uno decentrato". Per questo, è necessaria una regolamentazione del periodo transitorio che trovi soluzioni certe ai conflitti di competenza nell'attribuzione delle materie ed all'esercizio del potere sostitutivo.

Quanto al problema della sussidiarietà , questa non deve limitarsi al decentramento di competenze agli organi locali, ma deve essere estesa ai soggetti collettivi (Camere di commercio, università, fondazioni) riconoscendone l'autorganizzazione in tutti i campi in cui i loro membri ritengono di avere interessi da tutelare o attività da condividere.

In questo senso, è fondamentale "il riconoscimento istituzionale del ruolo esercitato dalle organizzazioni imprenditoriali che già da tempo hanno interagito con la pubblica amministrazione".

Questo riconoscimento è altrettanto fondamentale in sede di elaborazione degli Statuti regionali. Esso deve estendersi al ruolo dell'impresa e delle organizzazioni d'impresa, mentre viene giudicata fondamentale la presenza del "privato" (sia esso imprenditoriale o sociale) nelle Agenzie e Authority istituite dalle Regioni.

Per quanto riguarda il federalismo fiscale , Confcommercio evidenzia come "l'attuazione del federalismo, in sostanza, si va profilando come un incremento di prelievo e come una complicazione per i contribuenti. Quel che occorre è un effettivo collegamento tra principio di responsabilità e autonomia finanziaria degli Enti Locali". Mentre sul trasferimento delle normative di incentivazione alle imprese "è opportuno essere consapevoli del fatto che si corre il rischio di creare una situazione disomogenea sul territorio nazionale e di penalizzare così l'intero sistema imprenditoriale". A tal fine, è indispensabile prevedere "la possibilità nel periodo transitorio di un potere sostitutivo dello Stato, che intervenga laddove le Regioni non siano in grado di attivare le leggi trasferite".

Passando alle implicazioni della riforma costituzionale sulla disciplina del commercio,

si ritiene che l'emanazione di alcuni principi di base potrebbero rimanere nell'ambito della competenza nazionale, in particolare per ciò che attiene alla tutela della concorrenza ed alla formazione professionale.

Relativamente ai problemi sollevati dalla recente legge quadro sul turismo , contestata dalle Regioni quale legge troppo di dettaglio e quindi lesiva delle competenze territoriali,

Confcommercio ritiene che "occorrerà valutare se, sulle materie legate all'economia, la previsione di una disciplina legislativa del tutto diversificata per ogni ambito regionale non possa configurare per certi aspetti una contrarietà al diritto comunitario in relazione alla compartimentazione de i mercati che ne deriverebbe".

 

 

 

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