L'Italia è sempre più il Paese dei servizi

L'Italia è sempre più il Paese dei servizi

Secondo un'indagine dell'Osservatorio pmi di Capitalia, i servizi rappresentano in Italia quasi il 70 per cento del valore aggiunto prodotto e la loro espansione negli ultimi anni è stata superiore anche a quella di altri Paesi industrializzati.

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6 giugno 2007
L’Italia è sempre più il Paese dei servizi

L’Italia è sempre più il Paese dei servizi

 

I servizi rappresentano in Italia quasi il 70% del valore aggiunto prodotto e la loro espansione negli ultimi anni è stata superiore anche a quella di altri Paesi industrializzati. E’ il quadro che emerge dall’indagine sulle imprese dei servizi alle persone realizzata dall’Osservatorio sulle piccole e medie imprese di Capitalia.

Nel confronto con le economie concorrenti, risulta che la crescita dei servizi è stata in Germania pari a quella del valore aggiunto (1,2% medio annuo) ed in Francia lievemente superiore (1,6% contro 1,5%). In Italia, invece, l’aumento medio annuo del valore aggiunto dei servizi (1,4%) ha sopravanzato nettamente quello del valore aggiunto dell’intera economia (0,9%). Il contributo dei servizi alle persone allo sviluppo del terziario italiano, in particolare, è notevole, con un peso di oltre il 40% sul valore aggiunto totale dei servizi, compresi quelli finanziari.

L’intero macrosettore, che vive di capitalismo familiare, comprende circa 1,7 milioni di imprese, che occupano più di 5 milioni di persone, con una dimensione media di 2,8 addetti contro il 3,8 del totale delle aziende italiane. In tutti i comparti oggetto dell’indagine, tranne i trasporti, l’occupazione cresce, con un aumento medio, dal 2003 al 2005, del 5% e valori superiori alla media nella formazione, nella cultura e attività ricreative, nella ristorazione e nei servizi ambientali.

“Per un recupero duraturo della nostra capacità di crescita è assolutamente vitale â€" ha commentato il presidente del gruppo Capitalia, Cesare Geronzi - che la tendenza espansiva del nostro terziario rifletta una intrinseca capacità competitiva e non un involutivo trasferimento di risorse da attività industriali, non più in grado di fronteggiare i competitori esteri, verso aree più protette e meno esposte agli stimoli della concorrenzaâ€�.

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