LA CADUTA DEL GOVERNO PRODI

LA CADUTA DEL GOVERNO PRODI

L'Aula di Palazzo Madama ha negato la fiducia al Governo con 161 no e un astenuto contro 156 voti favorevoli. Da oggi consultazioni al Quirinale. An e Forza Italia vogliono elezioni subito, ma resiste l'ipotesi di un Esecutivo istituzionale.

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25 gennaio 2008
Il Senato nega la fiducia a Prodi, è crisi

Il Senato nega la fiducia a Prodi, è crisi

 

Romano Prodi non ce l’ha fatta. L’Aula del Senato ha negato la fiducia al Governo con 161 no e un astenuto contro 156 voti favorevoli. Troppe le defezioni: al no di Clemente Mastella e Tommaso Barbato si sono aggiunti quelli di Franco Turigliatto (l’unico targato sinistra), Lamberto Dini e il colpo di grazia inferto da Domenico Fisichella. Cinque voti di troppo, senza contare l’astensione di Giuseppe Scalera (e quella dell’ultimo minuto del senatore a vita Giulio Andreotti), che sono risultate fatali.

Ora spetta al capo dello Stato sciogliere delineare lo scenario futuro. Da oggi, con i presidenti delle Camera, cominciano le consultazioni al Quirinale. Certo il voto anticipato non eè mai stata l’opzione prediletta da Napolitano, che vorrebbe cambiare prima la legge elettorale. Ed era questo l’obiettivo del forcing del Colle sul premier affinche' evitasse di andare alla conta al Senato. Un ragionamento che il presidente della Repubblica non si sarebbe stancato di ripetere anche nel corso del colloquio con il premier di ieri mattina. Prodi non ha voluto però cedere ed ha preferito andare avanti. Così ieri sera, dopo la sconfitta, non gli è restato che salire per la terza volta da Napolitano e rimettere nelle sue mani il mandato. Mentre Walter Veltroni 'chiamava' il centro destra alla collaborazione per le riforme contro il rischio di elezioni anticipate che, per il leader del Pd, precipiterebbero il Paese in una “crisi drammatica�.

Ma l’invito, almeno per ora, non fa breccia. Elezioni subito, hanno gridato i militanti della destra (An e Fiamma Tricolore) in piazze diverse di Roma. Elezioni subito, chiedono con forza Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Il governo istituzionale, o tecnico o delle riforme, sembra allontanarsi: a volerlo sono solo in tre il Pd, l’Udc e un pezzo di Rifondazione, ma non bastano a renderlo una realtà. Anche se l’ipotesi è ancora in piedi.

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