La crisi colpisce anche la grande distribuzione

La crisi colpisce anche la grande distribuzione

Negli ultimi anni il crollo dei consumi ha dimezzato gli investimenti per le nuove aperture. Ha ridotto, per la prima volta, la superficie di vendita. Ha eroso i margini degli operatori commerciali con evidenti ripercussioni negative sul giro di affari, contrattosi quest'anno di oltre due punti in percentuale rispetto al 2013.

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15 dicembre 2014

 

 
Negli ultimi anni il crollo dei consumi ha dimezzato gli investimenti per le nuove aperture. Ha ridotto, per la prima volta, la superficie di vendita. Ha eroso i margini degli operatori commerciali con evidenti ripercussioni negative sul giro di affari, contrattosi quest'anno (si stima) di oltre due punti in percentuale rispetto al 2013. E in questo scenario da brividi che Conad si muove. E lo fa tutto sommato bene, nonostante le 23 settimane consecutive di calo delle vendite nella Gdo e una riduzione delle stesse (sia in valore che in volume) dello 0,7% da gennaio a ottobre. I numeri parlano chiaro: il gruppo, presente con iper e supermercati in 1.468 comuni e 108 province italiane, prevede di chiudere 112014 con un fatturato di 11,7 miliardi di euro, 175 milioni in più rispetto allo scorso anno. Non male considerato che a parità di rete, quindi senza considerare le nuove aperture, il saldo di Conad è positivo di 0,50 punti in percentualecontro ilmeno 2,19 riportato dalla Gdo a livello nazionale. In cifre, la comparazione si traduce in una crescita di oltre due punti in percentuale rispetto alla media del mercato. « evidente chei nostri dati sono in controtendenza — sottolinea Francesco Pugliese, ad di Conad — Un risultato molto significativo se si analizza il contesto economico del nostro Paese che, a partire da maggio, è ulteriormente peggiorato fino araggiungeread agosto, perlaprimavolta dal 1959, lo spauracchio della deflazione». In sostanza, il rischio ventilato per mesi è diventato realtà. Anzi, ha assunto le sembianze di un vero incubo per la Gdo: secondo Iri, per tentare di risalire la china, la pressione promozionale degli operatori commerciali è salita quest'anno al di sotto del 28%, dieci anni fa era al 15%. Una soluzione che alla lunga si è dimostrata assai velleitaria se si considera che negli ultimi 5 anni hanno chiuso 118 supermercati (senza contare i cambi di insegna) e negli ultimi 7 gli investimenti nel settore sono passati da4 a 2,5 miliardi di euro. Come se non bastasse, a partire dallo scorso gennaio — segnala Nielsen — la superficie di vendita è calata dello 0,2%. Stiamo parlando di un sisma che ha colpito quasi tutti i protagonisti del comparto, esclusi Conad e altre tre insegne. Le prime crepe, per la distribuzione modema, si sono materializzate con ladecisione dei tedeschi di Billa di abbandonare l'Italia e di cedere la rete commerciale: per il momento, 50 negozi del Nord-Est sono finiti nelle mani di Conad e altri 53 del Nord-Ovest in quelle di Carrefour. Unadismissionein pienaregolacherappresentasolo lapuntadell'icebergdiun crisi profonda delle catene commerciali che ha visto, ad esempio, Carrefourperdere 600 milioni di vendite (comprese le cessioni) in untriennio eAuchan 200milioni per colpa della debacle del format dell'ipermercato. Dall'altro lato, invece, continua il boom dei discount: negli ultimi 6 anni nesono stati aperti altri mille, portando il totale a oltre 4.500. 
 
tratto da Repubblica "Affari&Finanza" di Vito de Ceglia

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