La crisi dei redditi colpisce anche i consumi “tecnologici�

di Mariano Bella*

Tra il 2000 ed il 2006 la spesa per consumi sul territorio è cresciuta in quantità ad un tasso medio annuo dello 0,9% (dello 0,6% se rapportato alla popolazione).

Sotto il profilo del controllo dell’inflazione, nel medio periodo l’Italia si è collocata in una posizione intermedia in ambito europeo mentre negli ultimi mesi si è posizionata ben al di sotto dell’inflazione media dell’area dell’euro. Al di là dell’effetto positivo delle liberalizzazioni nel settore del commercio, quest’ultimo risultato è conseguenza della bassa tensione della domanda da parte delle famiglie, le cui cause hanno radici lontane e ancora purtroppo presenti nella scarsa dinamica della produttività. Sulla questione dei consumi si sta finalmente diffondendo la convinzione che non vi sia crescita economica robusta fintanto che essi non palesino uno sviluppo apprezzabile e duraturo: la fragilità della spesa reale delle famiglie si riverbera, infatti, sia su più incerti piani di investimento da parte delle imprese sia, come sta accadendo oggi, sul clima di fiducia delle famiglie consumatrici, alimentando ulteriori riduzioni dei piani di spesa secondo un circuito ribassista che si traduce in un profilo del Pil pericolosamente piatto o quasi. La crescita dei consumi sperimentata in Italia soprattutto negli ,ultimi anni è senz’altro insufficiente e sensibilmente inferiore sia alla media dell’Unione Europea, sia ai risultati di singoli Paesi come Spagna e Regno Unito, che negli anni duemila hanno evidenziato performance della spesa per consumi superiori al 3%.

Il dato aggregato, pure eloquente, nasconde però gli ampi fenomeni di ricomposizione verticale che il bilancio del consumatore ha subito negli anni, con un peso crescente delle cosiddette spese obbligate (elettricità, acqua, combustibili, gas, assicurazioni obbligatorie e affitti) a scapito di quelle legate ai normali processi di scelta, determinati dalle preferenze e dal vincolo di bilancio. Quest’operare congiunto della scarsa crescita di redditi e consumi assieme all’ampliarsi delle spese obbligate, preme anche sulle dinamiche delle spese per beni legati alle comunicazioni e all’elettronica di consumo. Gli acquisti di tali beni durevoli si sviluppano a tassi molto elevati (vedi tabella allegata) perché i prezzi ai quali sono venduti sono costantemente decrescenti, generando una spesa monetaria â€" o, se si vuole, un fatturato dei corrispondenti punti di vendita â€" praticamente stabile o solo moderatamente crescente. L’innovazione nella formule distributive di questi prodotti, l’innovazione tecnologica che essi incorporano e l’effetto dell’apprezzamento dell’euro che ne rende relativamente più conveniente l’importazione, sono i fattori di offerta che incontrano le crescenti preferenze delle famiglie nel versante della domanda. Queste circostanze favorevoli ne hanno sostenuto i consumi. E’ però difficile ipotizzare per il futuro contrazioni dei prezzi medi di vendita tanto rilevanti come in passato, poiché l’effetto del cambio dovrebbe essere già pienamente trasferito sui listini al dettaglio. E’ difficile ipotizzare, altresì, che essi sfuggano all’effetto della riduzione del tasso di crescita del reddito disponibile nel 2008. Seppure ancora molto dinamici, anche lo sviluppo degli acquisti di beni durevoli dovrebbe rallentare nel futuro prossimo, con ripercussioni significative sulla dinamica della spesa reale aggregata.

*Ufficio Studi Confcommercio

Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.