La Fipe boccia la pizza "doc" di Coldiretti

La Fipe boccia la pizza "doc" di Coldiretti

Critico il presidente Stoppani sull'iniziativa delle pizze "certificate". "Ognuno deve fare il proprio mestiere, anche per non aggiungere altra confusione al consumatore".

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5 maggio 2009
Roma, 22 dicembre 1999

Fipe: bocciata la pizza “Doc” di Coldiretti  

 

“Ognuno deve fare il proprio mestiere, anche per non aggiungere altra confusione al consumatore. Quindi, piuttosto che firmare la pizza, sarebbe meglio che gli agricoltori continuassero ad occuparsi di coltivazioni e allevamenti, tralasciando attività che non possono essere improvvisate. C’è da migliorare il controllo sulle frodi alimentari e bisogna evitare di stressare la capacità di resa di terreni, alimentare meglio il bestiame, gestire con cura cascinali e il territorio, spesso abbandonati e incolti, offrire prodotti di qualità e sicuri. È tempo che in Italia l’agricoltura riprenda il ruolo che le compete per storia e tradizione, tornando alla terra e alla cura degli animali e lasciare che siano i pizzaioli ad occuparsi delle pizze”.  Questo il commento del presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani, all’iniziativa della pizza firmata dagli agricoltori a garanzia della qualità degli ingredienti utilizzati. “I primi a porre il problema e a reclamare attenzione contro la dequalificazione che penalizza la pizza italiana – ha continuato Stoppani – sono proprio gli esercenti. Gli italiani hanno bisogno di messaggi precisi e chiari. Una pizza veramente italiana è fatta di buoni ingredienti, di professionalità e di competenze che non si inventano”. Fipe ricorda che sul settore della qualità degli alimenti c’è ancora molto da fare. Secondo l’ultimo rapporto “Italia a Tavola” i Nas hanno sequestrato duecento tonnellate di prodotti nel settore delle carni e degli allevamenti per un valore di 72 milioni di euro. Non va meglio nel settore dell’ortofrutta, delle conserve, farine, latte, mangimi, olio e neanche va meglio nel settore dell’agricoltura biologica contaminata da fitofarmaci oltre i limiti consentiti, presenza di Ogm, false etichettature e ingredienti illeciti. Anche il direttore generale Fipe Edi Sommariva sottolinea che la “ristorazione è già certificata. Se ne occupa la nostra organizzazione con i marchi del Bollino Blu e del Ristorante Tipico. E per chi non si accontenta, lo fa anche all’estero con ARDI, l’unica associazione dei veri ristoranti italiani”. “L’agricoltura – ha continuato Sommariva - si sta già occupando di gastronomia con gli agriturismi e sono proprio queste le strutture che la Coldiretti deve tenere sotto controllo, nello stesso modo in cui Fipe fa con i ristoranti. Esistono infinite realtà dove il cliente pensa di entrare per mangiare la cucina con i prodotti dell’orto e invece esiste a mala pena un rovo di more. Da dove vengono gli ingredienti usati per preparare quei piatti? Non sempre dalla produzione agricola della struttura di riferimento. Sono altri i campi in cui si può sconfinare a lavorare assieme; uno per esempio è quello delle frodi alimentari”.

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