La sintesi della ricerca

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20 novembre 2009
Terziario Donna


Terziario Donna

 

 


Sul piano generale, si registra una flessione nel volume di imprenditrici che, al tempo stesso, conferma il terziario come il settore a maggiore tenuta sul piano del lavoro autonomo.

Nel comparto dei servizi, infatti, il decremento di imprenditrici donne è 5 volte circa meno pesante di quello che si registra in agricoltura e nel manifatturiero.

Sul piano territoriale i dati segnalano che il fenomeno della crescita dell’imprenditoria femminile è concentrato nelle regioni meridionali e insulari. Analoga evidenza si registra con riguardo alla graduatoria provinciale del tasso di femminilizzazione delle imprese, che vede nei primi 10 posti quasi tutte aree del Sud, ad eccezione di tre, che appartengono alla macro ripartizione del Centro Italia.

Anche l’impresa terziaria femminile si può dire che sia prevalentemente collocata nel Sud e nelle Isole e che si tratti di una imprenditoria giovane, creata soprattutto negli ultimi nove anni. Lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, e di quella terziaria in particolare, concentrato soprattutto nel Mezzogiorno del paese deve essere letto come un punto di forza della categoria, soprattutto per la grande funzione che le imprenditrici possono rivestire in relazione al cambiamento dell’organizzazione sociale e produttiva, a partire dalle aree locali ancora a forte svantaggio.

Le imprenditrici terziarie si mostrano particolarmente dinamiche nei comparti che rappresentano ambiti produttivi del futuro, dai servizi sociali alla ricerca al turismo, in particolar modo nelle regioni meridionali e insulari in cui vantano anche alcune punte di eccellenza.

La femminilizzazione dell’impresa italiana. Il tasso di femminilizzazione delle imprese italiane nel 2008 si attesta al 23,4%, pari a 1.429mila imprese, un dato che, a livello territoriale, contiene differenziali significativi fino a 5 punti percentuali tra le diverse aree del Paese. Il Mezzogiorno, con 518.827 imprese femminili, è l’area con il tasso di femminilizzazione più alto, pari al 25,8%, seguito dal Centro con il 23,9%, pari a 304.738 imprese femminili. Al Nord, invece, i valori scendono in modo significativo; al Nord Est è del 20,9%, mentre al Nord Ovest del 21,9%. Il Molise, la Basilicata e l’Abruzzo sono le regioni con il tasso più elevato (rispettivamente al 30,6%, al 28,1%, 27,7%), in Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Lombardia, al contrario, troviamo i valori più bassi (rispettivamente al 20,2%, al 20,3%, 20,5%. La tendenza di una maggiore femminilizzazione delle imprese italiane del Sud, rispetto alle percentuali rilevate al Nord, viene confermata anche dai dati sulle singole province. Tra le prime 10 province con il tasso di imprenditoria femminile più elevato, troviamo dieci aree del Centrosud: Avellino 33,3%, Benevento 32,5%, Frosinone 31,7%, Isernia 31,4%, Campobasso 30,3%, Chieti 29,3%, Potenza 29,2%, Grosseto 28,9%, L'Aquila 28,4% e Caserta 28,3%. Al contrario, le province ad avere il rapporto più basso tra imprese guidate da donne sul totale delle imprese sono tutte province settentrionali: Bergamo 20,3%, Mantova 20,2%, Milano e Modena 20%, Como 19,8%, Cremona 19,6%, Lodi e Parma 19,1%, Trento 19%, e Reggio Emilia 17,2%. Infine, tra le 10 città metropolitane quella con il tasso di femminilizzazione più alto è Napoli con il 26,1%, seguita da Genova 23,4 %, Torino 23,3%, Venezia 22,4%, Roma 22,3%, Bari 22,2%, Firenze 21,6%, Bologna 20,5%. Chiude la graduatoria Milano con il 20%.

Le opportunità del Terziario per le imprenditrici italiane. Se si prendono in considerazione i dati relativi alla persone fisiche, ossia alle titolari, e alle socie delle imprese registrate, il tasso di femminilizzazione sale al 30,3%, pari a 1milione e 500mila imprenditrici, a fronte di quasi 5milioni di imprenditori uomini.

In questo caso, la distribuzione territoriale del fenomeno appare meno differenziata, con percentuali più uniformi nelle diverse aree geografiche. Al Centro il 31,1%, al Nord Ovest il 30,6%, al Sud e nelle Isole il 30,5% e, infine, il Nord Est con il 28,8%. Con valori sopra la media, anche in questo caso, troviamo al primo posto il Molise 35,3%, seguito dalla Valle d’Aosta 34% e dall’Abruzzo 33,4%. In generale, tuttavia, si registra una presenza maggiore delle regioni settentrionali. Anche se, tra le regioni che registrano i tassi di femminilizzazione più contenuti troviamo il Veneto 28,8%, l’Emilia-Romagna 28,5%, il Trentino- Alto Adige 27,5%. Dei 5milioni di imprenditori italiani, 1.497.148 sono donne che operano per il 67,1% nel Terziario, valori molto significativi se confrontati con il peso che il terziario ha sull’imprenditoria italiana nel suo insieme: 56,2%. Solo il 18,4% delle donne imprenditrici lavorano nell’Agricoltura e nella Pesca e, il restante 14,5% nell’Industria.

Tra le regioni a maggiore terziarizzazione femminile troviamo cinque regioni del Centro-Nord la Liguria 77/%, la Lombardia 75,2%, la Valle d’Aosta 75%, il Lazio 73,1% e il Piemonte 71,8% con valori sopra la media nazionale.

Al contrario, le cinque regioni che registrano i tassi più bassi di femminilizzazione nel terziario, sono 5 regioni del Sud, con valori sotto il 60% ed un differenziale significativo, anche di 30 punti, come nel caso della Basilicata 47,5% e del Molise 47,2%. Tra i comparti produttivi che contribuiscono ad incrementare la componente femminile dell’imprenditoria soprattutto il Commercio 30%, le attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca 11,4% e il comparto dell’Alberghiero/ristorazione 8,7%. Percentuali molto basse per i Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 1,7%, il settore della Sanità 0,5% e quello dell’Istruzione 0,3%.

La presenza delle donne nel terziario, in valori assoluti, vede una prevalenza di imprenditrici nel Mezzogiorno 313mila, seguito dal Nord Ovest 277mila, dal Centro 212mila, e, infine, dal Nord Est 201mila. Negli ultimi 5 anni, il numero di donne imprenditrici nel nostro paese ha subito una riduzione del 3,2%, determinata da una contrazione differenziata nei diversi settori produttivi. Mentre nell’Agricoltura e  nell’Industria il calo è stato significativo, rispettivamente del 6,8% e del 7%, il terziario è il comparto produttivo che mostra perdite più contenute, del -1,3%, un dato che risente anche della leggera crescita 0,4%, che il settore ha registrato nel Sud e nelle Isole, nello stesso arco di tempo. Disaggregando i dati in base ai diversi settori produttivi del terziario emergono andamenti piuttosto differenziati; il calo più rilevante interessa le imprese non classificate -21,7%, l’Istruzione -6,9% e il Commercio -4,3%, mentre, crescono le donne imprenditrici che operano nella Sanità e altri servizi sociali +7,7%, nell’Intermediazione monetaria e finanziaria +6,9%, nelle Attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca +6,8%, negli Alberghi e ristorazione +5,2%, negli Altri servizi pubblici sociali e personali +4,4% e, infine, nei Trasporti, magazzinaggio e comunicazione +3,8%. Forma giuridica:Negli ultimi cinque anni l’incremento delle donne imprenditrici ha interessato in modo particolare le società di capitali che hanno registrato una crescita significativa, del 121,8%, anche se inferiore a quella rilevata tra gli imprenditori dove la stessa tipologia societaria è cresciuta del 144,7%, nello stesso arco di tempo. Tuttavia, il calo che ha interessato tutte le altre forme giuridiche negli ultimi 5 anni, mostra perdite più contenute proprio tra le imprenditrici: -5,9% di imprenditrici donne per le società di persone, -12,1% tra gli imprenditori; -1,6% di imprenditrici tra le imprese individuali, -2% di imprenditori;

-35,6% di donne nelle altre forme giuridiche, a fronte di -38,2% di imprenditori. Una tendenza riscontrabile, in modo più accentuato, anche nel terziario, dove le donne socie o titolari di Società di capitali sono cresciute, nello stesso arco di tempo, del 126%, a fronte di una crescita tra gli imprenditori del 140,5%. Anche in questo caso il calo di donne imprenditrici riscontrato nelle società con altra tipologia giuridica, mostra valori più contenuti se confrontati con il calo registrato tra gli imprenditori. Se nelle società di persone le imprenditrici registrano un calo -5,1% pari alla metà di quello rilevato tra gli imprenditori -10,3%, nelle imprese individuali si osserva un dato in controtendenza: mentre persiste il calo tra gli imprenditori, -1,7%, le imprenditrici aumentano dell’1,9%. L’andamento sul territorio mostra valori differenziati per le diverse forme giuridiche. Nel caso delle società di capitali gli incrementi maggiori si registrano nelle regioni settentrionali con le percentuali più elevate soprattutto in Valle d’Aosta +400%, e in Friuli-Venezia Giulia +300%. Nel complesso al centro sud troviamo gli incrementi più contenuti con le uniche due eccezioni della Campania e della Basilicata che registrano aumenti significativi: rispettivamente del 237% e del 212% negli ultimi cinque anni. L’unica regione che, nello stesso arco di tempo, ha visto diminuire le società di capitali con titolari o socie donne imprenditrici è stata l’Umbria -7,4%.La Basilicata 7,3%, il Veneto 3,3%, il Trentino-Alto Adige 2,5% e l’Umbria 1,7%, invece, sono le uniche regioni dove le società di persone guidate da donne, sempre tra il 2004 e il 2009 sono aumentate. In tutte le altre regioni questa tipologia giuridica tra le imprenditrici ha registrato diminuzioni, in modo particolare nelle regioni del Centro-nord: -8,6% in Lombardia, -9,9% in Emilia-Romagna, -11,7% in Friuli-Venezia Giulia e -11,9% in Valle d’Aosta. Infine, le imprenditrici che negli ultimi cinque anni hanno aperto un’impresa individuale, lo hanno fatto in particolare nelle regioni del Centro-sud, mentre le variazioni negative si concentrano soprattutto nelle regioni settentrionali, in modo particolare in Friuli-Venezia Giulia -3,5%, in Liguria -3,9% e in Valle d’Aosta -8,6%

Il ruolo emergente delle straniere. Dall’analisi della nazionalità degli imprenditori emerge in modo netto quanto la crescita del tessuto imprenditoriale nel nostro paese sia stata trainata dalla forte dinamica delle imprenditrici e degli imprenditori stranieri.

Se nel 2009 le imprenditrici italiane sono 1.387mila e le straniere 99mila, è opportuno focalizzare l’attenzione sulle variazioni che il fenomeno presenta. Negli ultimi cinque anni ad un calo complessivo del 5% di donne imprenditrici italiane, è corrisposto un incremento molto significativo di straniere che, nello stesso arco di tempo, crescono del 44,1%.  Un’ascesa della componente straniera nell’imprenditoria italiana che non interessa solamente le donne ma che, in misura maggiore, investe anche gli imprenditori italiani che a fronte di un calo del -7,3%, vedono aumentare del 60% gli imprenditori stranieri.

Un fenomeno che investe soprattutto le regioni del Nord; mentre nel Nord Ovest le italiane calano del -6,5%, le imprenditrici straniere crescono del 48,1%. Nel Nord Est il calo delle italiane è del -6%, l’incremento della componente straniera è del 48,2%. Leggermente più basse le percentuali nel Centro e nel Sud del paese: al Centro le imprenditrici italiane calano del -5,4% e quelle straniere crescono del 44,5%; al Sud il calo delle italiane è del -3%, a fronte di un incremento del 36,7% tra le imprenditrici straniere. Gli incrementi delle imprenditrici straniere a livello regionale, che in Veneto, in Piemonte e in Emilia-Romagna sono, negli ultimi cinque anni, rispettivamente del 57,8%, del 56,8% e del 54,1%, mostrano anche che non sempre al calo delle imprenditrici italiane corrisponde ad incrementi maggiori della componente straniera. Come emerge dai dati del Friuli-Venezia Giulia e della Valle d’Aosta, in entrambi i casi abbiamo gli incrementi minori di imprenditrici straniere, negli ultimi 5 anni, a fronte dei cali più significativi di imprenditoria italiana.  Incrementi di imprenditorialità straniera che trainano anche il settore del terziario anche se in questo caso il calo tra le imprenditrici italiane appare leggermente più contenuto, -3,2%, a fronte di una crescita delle straniera del 44,5%. In questo caso però la crescita di imprenditrici straniere vede al primo posto il Nord Est 49%, seguito dal Nord Ovest 48% dal Centro 42,1% e dal Sud 39,8%.

Disaggregando i dati in base alla regione di appartenenza troviamo una distribuzione del fenomeno molto simile a quella riscontrata per le imprese nel loro insieme, anche se in questo caso, la regione con gli incrementi maggiori di imprenditrici straniere è il Piemonte, con un crescita del 57,7%, negli ultimi cinque anni.

Tuttavia, il settore produttivo del terziario in tre regioni riesce a determinare lievi incrementi di occupazione anche tra le imprenditrici italiane che crescono dell’1,6% in Veneto, dello 0,1% in Sicilia e dello 0,3% in Trentino-Alto Adige.

Fare impresa: un’avventura recente per donne mature. Il 45% circa delle imprenditrici nel nostro paese ha più di 50 anni e sono le regioni settentrionali ad avere imprenditrici di età media tendenzialmente più elevata rispetto alle regioni centro-meridionali. Se al Nord Ovest la percentuale di imprenditrici sotto i 50 anni è del 53,7% e al Nord Est è del 51,2%, al Centro o al Sud i valori tendono a salire: al 54,1% tra le imprenditrici che operano nelle regioni del Centro e al 58,9% tra quelle del Mezzogiorno.

Nel terziario va un po’ meglio; si abbassa, anche se non in maniera così significativa, l’età media delle imprenditrici ed è più bassa nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si registrano valori sopra la media nazionale tra quante hanno meno di 50 anni. Dai dati relativi alle variazioni percentuali registrate negli ultimi cinque anni sulle classi d’età, si evince l’innalzamento generale dell’età media delle imprenditrici che lavorano nel terziario. Tra il 2004 e il 2009 crescono del 21,6% le imprenditrici con oltre 70 anni, mentre le imprenditrici più giovani, quelle con meno di 50 anni, nello stesso arco di tempo, calano del 18,2%, quelle con meno di 29 anni, mentre quelle tra i 30 e i 49 anni calano del 2,6% .

 

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