Leggi tutta la lettera dalle Regioni n. 19

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5 ottobre 2005
Il dlgs n

ACCORDO DI SANTA TRADA

 

 

Un piccolo ma significativo passo in avanti nella complicata vicenda dell'attuazione del federalismo fiscale: il "fronte" delle Regioni ha recentemente concordato in un documento approvato a Santa Trada (RC) una posizione e una proposta sull'applicazione dell'articolo 119 della Costituzione, e in particolare sui nodi della distribuzione delle risorse.

 

Come si ricorderà nel 2000, con il decreto legislativo n. 56, il governo dell'epoca impostò un nuovo percorso per l'assegnazione dei fondi nazionali alle Regioni, nell'intento di arrivare ad una progressiva riduzione dei finanziamenti erariali e ad un correlativo aumento di tributi propri e di quote di tributi erariali. Ma nelle successive applicazioni il provvedimento è risultato fortemente penalizzante per alcune Regioni, soprattutto quelle del Sud, che hanno visto ridotte le proprie entrate. Per questo sono stati presentati dei ricorsi davanti alla Corte Costituzionale da parte di Campania, Puglia e Calabria, cui è seguito un  intervento del Governo, che con il d.l. n.304/2004 ha congelando gli effetti del decreto.

 

Nella riunione tenutasi nel luglio scorso a Santa Trada i Presidenti di Regione hanno trovato un accordo sulla modifica del dlgs n. 56/2000 che, attraverso il superamento del criterio della spesa storica, dovrebbe consentirne l'applicazione senza penalizzare alcune Regioni a favore di altre. Di fatto sembrerebbe che per i meccanismi ipotizzati tutte le Regioni perdono ma nello stesso tempo guadagnano qualcosa, prevedendo accanto a progressive diminuzioni del conteggio della spesa storica, graduali aumenti di entrate sulla base della "produttività". 

 

Questi i punti salienti dell'accordo:

-          tributi ed entrate proprie, compartecipazioni e perequazioni devono consentire alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni loro attribuite, ed, in particolare, assicurare a copertura al 100 per cento della spesa sanitaria: finisce quindi il tempo della "finanza derivata";

-          gli obiettivi di controllo della spesa regionale (patto di stabilità interno) non devono essere conseguiti in sede di applicazione dell'articolo 119 della Costituzione, ma affidati a strumenti negoziali, anche legislativi: si vuole insomma distinguere l'applicazione delle regole del federalismo fiscale dalle misure di controllo sulla spesa;

-          necessità di adeguata proporzione tra compartecipazioni a tributi erariali e tributi propri, tra i quali, eventualmente, anche i tributi di scopo: occorre "selezionare un paniere di tributi con una base imponibile stabile e distribuita in modo il più possibile uniforme sul territorio nazionale";

-          per i tributi propri va assicurato un "andamento dinamico del gettito rispetto al reddito nazionale": quindi le Regioni saranno partecipi delle dinamiche più o meno positive delle entrate pubbliche;

-          il fondo perequativo deve prevedere "meccanismi tesi a garantire effettivamente i principi di solidarietà e coesione previsti dalla Costituzione", e quindi "avvicinare alla media nazionale, in termini proporzionali, le dotazioni finanziarie procapite disponibili";

-          infine il fondo per interventi speciali e aggiuntivi (comma 5, dell'art. 119 della Costituzione) deve realmente consentire di valorizzare le potenzialità dei territori svantaggiati.

 

Se appare certamente positiva la ritrovata unità del fronte regionale, l'accordo non ha però suggerito concretamente soluzioni rispetto ad una serie di nodi che di fatto rendono molto complesso attuare il federalismo fiscale, e che ci sembrano essere:

-          la quantificazione del costo del federalismo e del nuovo assetto dei poteri, anche al netto della diminuzione di spese relative dello Stato centrale;

-          l'identificazione concreta dei tributi e delle basi imponibili su cui esercitare l'autonomia, totale o parziale che sia;

-          la contemporanea ridefinizione del sistema impositivo locale, e in particolare di quello dei Comuni: come risulta da alcune anticipazioni di stampa, anche in sede ANCI sono in preparazione delle proposte abbastanza articolate per affrontare i problemi di finanza locale.

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