Liberalizzazioni: Confcommercio, "no ad entrate a gamba tesa"

Liberalizzazioni: Confcommercio, "no ad entrate a gamba tesa"

Replica della Confederazione alle affermazioni del Ministro delle Politiche Agricole, circa un presunto tentativo da parte della Gdo di affossare alcune norme del decreto liberalizzazioni.

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9 febbraio 2012

Scontro aperto su un pezzo del decreto liberalizzazioni: stiamo parlando delle norme che introducono il contratto scritto nei rapporti tra grande distribuzione e produttori, fissando anche un termine breve per i pagamenti. "Non ci riteniamo una lobby, ben altre e più potenti ce ne sono nel nostro Paese!" scrivono in una lettera al ministro dell'Agricoltura Catania i tre big di iper e grandi supermercati. E cioè i numeri uno di Federdistribuzione e Ancd Conad, Giovanni Cobolli Gigli e Camillo De Berardinis, insieme al vicepresidente di Ancc Coop, Enrico Migliavacca. E il ministro Catania, che l'altro giorno li aveva definiti appunto "lobby non trascurabile", risponde a tono: "Facciano uno sforzo anche loro come tutti gli italiani in questo momento. Basta con le nicchie di rendita". A scatenare la "bagarre" è stato l'articolo 62 del decreto liberalizzazioni, ora sul tavolo della commissione Industria del Senato, che impone il contratto scritto quando i produttori vendono alla grande distribuzione, affari che oggi per frutta e verdura vengono spesso chiusi sulla parola. Inoltre viene fissato un termine di pagamento certo e breve: trenta giorni per i prodotti deperibili, sessanta per tutti gli altri. Secondo la Gdo la norma "così come è formulata non è applicabile". E che è stata una forzatura allargarla anche alle "grandi aziende che negoziano sempre da posizioni di forza". Non si tutelerebbe, dunque, solo il contadino che se il contratto è sulla parola può finire davvero nell'angolo, costretto ad accettare un prezzo basso. Ma paradossalmente anche la Coca Cola e la Procter & Gamble "che si difendono benissimo da sole", come lo stesso Cobolli Gigli ha detto pochi giorni fa. Sulla conclusione della vicenda già circolano varie ipotesi. In commissione già circola un emendamento che farebbe saltare tutto, aggiungendo sei semplici parole: "salvo diverso accordo fra le parti". Ma la partita è ancora tutta da giocare. I tre firmatari della lettera al ministro sottolineano che la grande distribuzione "tutela il potere d'acquisto delle famiglie". E questo perché negli ultimi sette anni l'inflazione media è stata del 17,6% mentre sui loro scaffali i prezzi sono cresciuti di meno della metà, 7,6%. A favore delle posizioni del governo si è espressa Federalimentare, il cui presidente, Filippo Ferrua, ha sottolineato che "l'articolo 62 del decreto liberalizzazioni introduce principi capaci di favorire la libera concorrenza e il mercato, a tutto vantaggio del consumatore, e di tutelare in particolare le migliaia di piccole e medie imprese associate sempre piu' in difficolta' nei rapporti con la grande distribuzione moderna''. Anche dal mondo dell'agricoltura è arrivato un sostegno al ministro Catania. Per il presidente della Cia, Giuseppe Politi, "è indispensabile migliorare i rapporti tra mondo produttivo agricolo e Grande
distribuzione organizzata, rendendo piu' trasparenti i meccanismi di formazione dei prezzi, accelerare i pagamenti, evitare speculazioni ed eccesso di posizione dominante".

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