MANOVRA: NESSUNA MARCIA INDIETRO SUI PRECARI

MANOVRA: NESSUNA MARCIA INDIETRO SUI PRECARI

In Senato sarà approvato soltanto l'emendamento che revoca la flessibilità nella gestione dei bilanci per i ministri. Altri eventuali interventi correttivi andranno in un disegno di legge che verrà approvato probabilmente entro l'anno.

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28 luglio 2008
Manovra: nessuna marcia indietro sui precari

Manovra: nessuna marcia indietro sui precari

 

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, accoglie le richieste del Quirinale e modifica un articolo della manovra che aveva suscitato le perplessità del presidente della Repubblica; ma su precari, assegno sociale e altre questioni relative al welfare tiene duro, tanto che il ministro Maurizio Sacconi si piega all'’dea di non modificare la manovra e di intervenire successivamente su queste norme criticate. La seconda lettura del decreto in Senato, dunque, si profila come un passaggio abbastanza veloce, con possibile ricorso al voto di fiducia vista la necessità di portare poi il provvedimento alla Camera per il terzo e definitivo passaggio.

Alla scadenza del termine per presentare gli emendamenti, alle 15 di ieri, il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas si è presentato con un solo foglio di carta: l’emendamento che modifica l’articolo 60 del decreto manovra, quello finito sotto la lente del Quirinale. Ma sui temi sociali oggetto di scontro, nulla: né sui precari né sull’assegno sociale, pure criticati entrambi anche da esponenti della maggioranza. Nel pomeriggio inoltrato è arrivato poi un comunicato del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che domenica aveva criticato la norma 'anti-precari' e che ieri ha invece sposato la tesi di Tremonti: prevale l’esigenza di approvare in via definitiva la manovra, mentre gli “eventuali interventi correttivi” andranno in un disegno di legge che verrà approvato “probabilmente entro l’anno”.

Ad aumentare la confusione ci pensa la norma che esclude dai benefici dell’assegno sociale circa mezzo milione di casalinghe. Il pasticcio nasce da una richiesta della Lega in chiave anti-immigrazione (contro i falsi ricongiungimenti familiari), che ha portato il Governo a prevedere che d’ora in poi l’assegno spetteraà solo a chi ha lavorato e versato contributi per 10 anni. Una volta approvato il decreto, stando all’annuncio di Sacconi, le casalinghe perderanno l’assegno sin da agosto, in attesa del reintegro per fine anno, quando arriverà la correzione.

Le opposizioni hanno presentato emendamenti su tutti questi punti (sono complessivamente 634 di cui solo 31 di singoli senatori del Pdl), ma il destino di queste proposte di modifica è già segnato. L’unico emendamento che passerà in commissione Bilancio è quello del Governo sull’articolo 60. Esso prevedeva che i ministri avessero una flessibilità nella gestione dei bilanci per compensare i tagli ai dicasteri. Era stata loro attribuita la possibilità di rimodulare con un semplice atto amministrativo le voci di bilancio approvate con legge dal Parlamento. Sarebbe stata una violazione dell’articolo 81 della Costituzione.

Da stamattina la commissione Bilancio inizierà a votare gli emendamenti e dovrebbe concludere l’esame mercoledì, in modo da portare la manovra in aula giovedì. Qui potrebbe anche arrivare la fiducia per accelerare i tempi in vista del terzo passaggio alla Camera. Anche i deputati fremono per poter andare in ferie.

 

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