Nel 2008 giù il PIl per abitante
Nel 2008 giù il PIl per abitante
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Nel 2008 il prodotto interno lordo per abitante italiano è calato dell’1,8% rispetto al 2007, mentre il Mezzogiorno d’Italia ha continuato a crescere meno del Centro-Nord. Quasi tutte le Regioni del Sud, inoltre, sono state costrette a importare beni e servizi a sostegno di consumi e investimenti per una quota del Pil spesso superiore a 20 punti percentuali. È quanto emerge da 'Noi Italia. Cento statistiche per capire il paese in cui viviamo', realizzato dall’Istat.
La solvibilità delle imprese che sono ricorse al finanziamento bancario, si legge nella ricerca, è stata sistematicamente inferiore nelle Regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord. La maggiore rischiosità si riflette sui livelli di tassi di interesse, mediamente superiori di circa un punto percentuale indipendentemente dalla durata del prestito.
Quanto alla dimensione media delle imprese italiane, resta molto piccola: circa 4 addetti per impresa e in Europa “superiore nel 2007 soltanto a quella di Portogallo e Grecia”. Nel nostro Paese, infine, ci sono 66 imprese ogni mille abitanti, “valore tra i più elevati in Europea”, ed il tasso di imprenditorialità è pari al 32,2%, “valore quasi triplo rispetto alla media europea”.
Sul fronte dell’occupazione, infine, sono forti le differenze di genere. Nel 2008 era occupato il 58,7% della popolazione nella fascia di età 15-64 anni: le donne occupate erano soltanto il 47,2% contro il 70,3% degli uomini. In generale “i livelli di occupazione nazionale restano distanti dai traguardi fissati a Lisbona e ben al di sotto delle medie europee, soprattutto - rileva l’Istat - per quanto riguarda la componente femminile”. Ma ad essere accentuati continuano ad essere anche i divari territoriali: nel decennio 1999-2008 il tasso di occupazione è cresciuto di 7 punti nel Centro, di 6,6 nel Nord-Ovest e di 5,2 nel Nord-Est. Nelle Regioni del Mezzogiorno, nello stesso intervallo, ‘incremento è stato contenuto in 2,4 punti. Quanto al lavoro in nero, alle Regioni del Sud spetta il triste primato: qui un lavoratore su cinque è irregolare. La maglia nera, per lavoro sommerso, va alla Calabria (27,3%), seguita a distanza da Molise e Basilicata.