Padova: "rimodulare le aliquote IMU"

Padova: "rimodulare le aliquote IMU"

L'Ascom provinciale invita i Comuni al senso di responsabilità e, soprattutto, a prevedere aliquote più favorevoli almeno per determinate tipologie di esercizi commerciali e artigianali.

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14 gennaio 2014

La data è quella del 24 gennaio. Quel giorno si metterà finalmente la parola fine (almeno per ciò che ha riguardato il 2013) ad una delle più tragicomiche vicende italiane, ovvero la "telenovela"  dell'Imu. Entro quella data, infatti, dovrà essere pagata la "mini Imu" che, per quanto riguarda la provincia di Padova, interessa 44 dei 104 comuni nei quali è suddiviso il territorio. Dunque, partita chiusa. Ma per una partita che si chiude ce n'è subito una che si riapre e a riaprirla è l'Ascom Confcommercio che, sul tema, continua da mesi a richiamare i Comuni al senso di responsabilità e, soprattutto, a prevedere aliquote più favorevoli se non altro per certe tipologie di esercizi commerciali e artigianali. Sullo sfondo, manco a dirlo, la crisi che ha messo in difficoltà tantissime imprese che, nella tassazione esuberante, trovano spesso l'elemento che le costringe ad uscire dal mercato. Un rischio che l'Ascom vuole a tutti i costi sterilizzare e, per questo, rivolge alle amministrazioni un appello affinchè l'Imu 2014, oltre che meno caotica (ma questa non è colpa dei Comuni) sia anche meno cara (e questo è sicuramente nelle possibilità delle municipalità). "In questi mesi - spiega il vicepresidente vicario dell'Ascom, Patrizio Bertin - ci siamo impegnati a fondo perchè le amministrazioni trovassero il modo per gravare meno sulle attività. In questo senso avevamo colto con favore la disponibilità del ministro Zanonato a limitare, se non proprio a debellare, quella che egli stesso aveva definito la 'tassa sul tornio', ovvero la tassa che colpisce un bene strumentale qual è, a tutti gli effetti, il locale di proprietà dove il commerciante o l'artigiano svolge la propria attività. Purtroppo, a livello di governo, non se n'è fatto nulla ma, in compenso, abbiamo assistito, sul territorio nazionale, a qualche lodevole iniziativa da parte dei singoli Comuni  che, modulando le aliquote, hanno cercato di venire incontro agli operatori economici". Il panorama, in proposito, è piuttosto ampio e variegato. C'è chi ha previsto la riduzione dell'aliquota per gli esercizii commerciali e artigianali che si affacciano su strade interessate da lavori, chi invece ha voluto riconoscere un valore aggiunto alle botteghe storiche, chi ha ritenuto di non gravare eccessivamente sulle imprese avviate da giovani, eccetera. "Quello che chiediamo ai sindaci - continua Bertin - è di impegnarsi a cercare di capire il tessuto produttivo che insiste sul loro territorio. Capisco che mettere un'aliquota unica sia più semplice e, forse, dia anche meno fastidi, ma va sottolineato che uno sforzo in favore di chi ha delle oggettive difficoltà può rappresentare il mantenimento di certe attività che, di per se stesse, costituiscono un valore sociale oltre che economico". "Quando i comuni - conclude il vicepresidente vicario dell'Ascom - sostengono che devono aumentare le aliquote perchè altrimenti non riescono a far fronte ai costi sociali, forse guardano più all'uovo di oggi che non alla gallina di domani. Un negozio, un'attività in genere, rappresentano un'opportunità di reddito per più famiglie: quelle dei titolari e quelle dei dipendenti. Se gli uni e gli altri si trovano senza lavoro, non sono forse la causa di costi sociali maggiori? Senza contare che quell'azienda che chiude non sarà in grado, da quel momento in avanti, di versare imposte".

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