PRESENTE E FUTURO DEGLI STUDI DI SETTORE: CONVEGNO A ENNA

PRESENTE E FUTURO DEGLI STUDI DI SETTORE: CONVEGNO A ENNA

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12 febbraio 2009
LA TERRITORIALITA’

A Enna convegno su presente e futuro degli studi di settore

 

Il punto sugli studi di settore: lo faranno il 16 febbraio ad Enna, presso l’Università degli Studi Kore, la Confcommercio provinciale e le altre organizzazioni imprenditoriali e professionali in un convegno che approfondirà le problematiche legate al funzionamento di questo importante strumento fiscale. Al dibattito (vedi programma allegato N.d.R.) parteciperanno, tra gli altri, Giampietro Brunello, Amministratore delegato della So.Se., Luigi Magistro, Direttore Accertamento dell’Agenzia delle Entrate, Alessandro Pagano, membro della Commissione Finanze della Camera, Vladimiro Crisafulli, membro della Commissione Finanze del Senato e i responsabili nazionali per il fisco delle organizzazioni imprenditoriali e professionali Ance, Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Dottori Commercialisti, Federfarma, Legacoop, Upla Claai.

Gli studi di settore, nati nel ’93 dalla collaborazione tra l’amministrazione finanziaria ed il contribuente, sono sia un dispositivo di accertamento in mano all’amministrazione per la propria attività di controllo, sia un ausilio offerto al contribuente per valutare la propria situazione economica, anche confrontandola con quella degli altri contribuenti.

Ma come vengono fatti? Per realizzarli si procede alla raccolta di dati presso l’universo contribuenti, sia di carattere fiscale, sia di tipo "strutturale", cioè di quegli elementi che caratterizzano l’attività e il contesto economico in cui questa si svolge. Così finiscono per essere rilevati gli acquisti di beni e servizi e i prezzi medi praticati, i consumi di materie prime e il capitale investito, l’impiego di manodopera e di beni strumentali e la localizzazione dell’attività. Questi elementi vengono poi combinati, attraverso apposite tecniche statistiche, per individuare i ricavi attribuibili, con buona approssimazione, al contribuente, considerando anche fattori che potrebbero costituire un limite (per esempio, orari di attività, situazioni di mercato).

Al momento della dichiarazione dei redditi, i ricavi presunti possono essere calcolati attraverso un’apposita procedura informatica (Gerico). Quando si verificano discrepanze fra questi e i ricavi dichiarati dal contribuente che lascino presumere l’esistenza di evasione fiscale, l’amministrazione può operare un accertamento, il cui primo passo consiste in un confronto con il contribuente, che deve motivare tale scostamento.

Il Convegno vuole verificare la giusta applicazione della territorialità, uno degli elementi che regola il funzionamento dello studio di settore. Il presupposto infatti è che le differenze tra una zona e l’altra possono influenzare anche molto la domanda e le condizioni in cui l’impresa svolge la propria attività. Il livello dei prezzi, le infrastrutture esistenti, la capacità di spesa, la tipologia dei fabbisogni, il grado di sviluppo economico, sono tutti fattori legati alla realtà territoriale e in grado d’incidere sulla capacità della singola azienda di produrre ricavi.

Basandosi su grado di benessere, del tasso d’imprenditorialità, della struttura economica, del grado di sviluppo dei servizi, del livello di scolarizzazione, Il territorio nazionale è stato così suddiviso in 5 aree. E sulla base di tali elaborazioni Enna è stata inserita nel terzo gruppo insieme, tra le altre, a Brescia, Como, Roma e Bologna. Nello specifico settore del commercio, dove le cose sono complicate da un correttivo territoriale che porta le aree a 7, le imprese di Enna hanno per il fisco una redditività tra le più alte d’Italia.

Le prime simulazioni fatte grazie a “Gerico” confermano le preoccupazioni delle imprese ennesi, in quanto lo studio di settore le accredita di un ricavo presunto sensibilmente maggiore rispetto a comuni, anche vicini, e molto più sviluppati. Tutto ciò, costringerà le imprese a dover derogare da quanto indicato dallo studio di settore, con i conseguenti accertamenti dell’Amministrazione finanziaria e relativi contraddittori e i costosi patteggiamenti. Con la conseguenza che, in più casi, la decisione economicamente più conveniente, sarà quella di chiudere bottega.

 

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