Prezzi: Confcommercio a Coldiretti: "continua la disinformazione"

Prezzi: Confcommercio a Coldiretti: "continua la disinformazione"

La Convention della Coldiretti è stata l'ennesima occasione per attaccare il mondo del commercio. Pronta la replica di Confcommercio: "Ancora una volta assistiamo ad un'opera di disinformazione".

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30 aprile 2009
Confcommercio a Coldiretti: “Continua la disinformazione”
Confcommercio a Coldiretti: “Continua la disinformazione”

 

La Convention della Coldiretti, organizzata al Palalottomatica di Roma, sul tema “Stop a inganni e speculazioni. Nasce la filiera agricola tutta italiana”, è stata l’ennesima occasione per l’organizzazione guidata da Sergio Marini per attaccare il mondo del commercio. “Oggi - ha denunciato la Coldiretti - i prezzi moltiplicano per cinque dal campo alla tavola e per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori ed esistono dunque ampi margini da recuperare, con più efficienza, concorrenza e trasparenza”.  Pronta la replica di Confcommercio che, si legge in una nota,  “è da sempre molto attenta alle politiche e alle proposte che provengono dalle organizzazioni agricole quando vanno nella giusta direzione che è quella dell’aumento della produttività del sistema e di una maggiore efficienza della filiera, anche attraverso una riduzione dei costi”. “Ma ancora una volta – osserva Confcommercio - assistiamo ad un’opera di disinformazione unicamente da parte di Coldiretti che, evidentemente senza aver fatto correttamente i calcoli, ancora crede che per ogni euro speso per l’acquisto di prodotti alimentari ben 60 centesimi vadano nelle tasche dei commercianti. Affermazione che, oltre ad essere priva di ogni fondamento scientifico, mira ad individuare presunti atteggiamenti speculativi da parte del settore distributivo dei quali abbiamo sempre dimostrato l’assoluta inesistenza”. “La cifra di 60 centesimi – prosegue Confcommercio -altro non è che il margine lordo del commercio e del trasporto generato dall’acquisto dei prodotti a cui, però, vanno detratti i costi di gestione (affitti, acqua, luce, gas, ecc.) e le voci relative al trasporto, alle imposte dirette ed indirette, al costo del lavoro dipendente. Il risultato finale, e cioè l’utile netto degli imprenditori del commercio, non è allora i 60 centesimi che si vuole far credere ma appena 7-8 centesimi, che vanno a remunerare sia il comparto dell’ingrosso sia il dettaglio, se consideriamo nel calcolo – ed è giusto includere questa voce -anche i sussidi all’agricoltura pari a 125 miliardi di euro tra il 1999 e il 2006. Questa rimane l’unica ripartizione corretta e scientificamente dimostrabile del valore lungo la filiera”. “Altro punto economicamente insostenibile  - conclude la nota di Confcommercio - riguarda le promesse di una riduzione dei prezzi attraverso la vendita diretta (come i “farmers’ market”) che l’esperienza degli ultimi mesi contraddice nettamente visto che gli stessi consumatori hanno dovuto ricredersi rispetto alle attese di forti sconti che in realtà non ci sono stati (in alcuni casi addirittura prezzi superiori). Ben vengano, tuttavia, nuove formule imprenditoriali e innovative a condizione che rispettino le regole del commercio, soprattutto in materia fiscale ed igienico-sanitaria. Senza dimenticare, però, che esercitare la professione commerciale oggi richiede professionalità, competenze e percorsi formativi specifici”.

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