PREZZI: LETTERA APERTA DI FIVA E FIDA AL MINISTRO ZAIA

PREZZI: LETTERA APERTA DI FIVA E FIDA AL MINISTRO ZAIA

In risposta alle polemiche sul caro prezzi alimentare, le due organizzazioni si dicono pronte ad un confronto trasparente. "La filiera è la misura necessaria a garantire una distribuzione capillare e a soddisfare le esigenze di tutti i consumatori".

DateFormat

3 settembre 2008
Prezzi: lettera aperta di Fida e Fiva al ministro Zaia

Prezzi: lettera aperta di Fida e Fiva al ministro Zaia

 

Continua il “tormentone” sull’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e soprattutto si cerca il colpevole da additare alla pubblica opinione. Il mondo dell’agricoltura si è subito chiamato fuori: la Cia (Confederazione italiana Agricoltori) ha infatti ribadito che “gli aumenti non possono essere ricondotti all’agricoltura ma sono determinati da altri fattori: le filiere agroalimentari troppo lunghe, la logistica infrastrutturale, i trasporti insufficienti e costosi, gli incrementi tariffari, e, non ultime, le speculazioni”. Se il mondo agricolo scarica ogni responsabilità, il commercio non vuole però finire, come troppo spesso è accaduto, sul banco degli imputati: per questo il presidente Fida, Federazione italiani dettaglianti dell'alimentazione, Dino Abbascià e il presidente Fiva, Federazione italiana venditori ambulanti, Giacomo Errico, entrambe organizzazioni aderenti a Confcommercio, hanno inviato una lettera aperta al ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, “per chiedere un confronto trasparente sulla vicenda dei prezzi”. “Le abbiamo lasciato il tempo necessario per insediarsi nel suo Ministero e abbiamo anche aspettato che passasse l'estate – scrivono i due presidenti - per chiedere un incontro finalizzato ad una proficua analisi sulla filiera agro-alimentare che con nostro grande rammarico, fino ad oggi non c’è stata”. “Vuoi perché – scrivono Fida e Fiva - si sconta uno squilibrio culturale e politico antico a favore della produzione, e a danno dell'intero settore della distribuzione, vuoi perché in estate i media sono maggiormente recettivi avendo più spazio a loro disposizione, il risultato, pero, è stato quello che si ripete da anni: ad agosto il settore agro-alimentare è stato messo sul banco degli imputati e additato come l'unica causa dell'aumento dei prezzi”. “Ci auguravamo che il nostro atteggiamento responsabile e serio sia in termini di analisi che di dati, e di rispetto verso le altre organizzazioni fosse premiante, ma ci accorgiamo che sia gli altri attori della filiera che lo stesso Governo non hanno avuto la stessa etica e si sono prestati, facilmente, ai ballon d'essai estivi”.  “Speravamo, che questo Governo di matrice liberale e con la forza dei numeri –sottolineano i due presidenti - non si limitasse a rispolverare  idee come gli sms consumatori, i prezzi imposti per frenare l’inflazione, così come ci aspettavamo un’analisi più approfondita su quella che viene definita frettolosamente e superficialmente  filiera troppo lunga”. ''La realtà è che la filiera, oggi, è esattamente la misura necessaria a garantire una distribuzione capillare, a soddisfare le esigenze di tutti i consumatori e la salubrità degli alimenti. Chi sostiene il contrario ignora le peculiarità geografiche del nostro Paese, non conosce le nuove esigenze di servizio dei consumatori, non valuta  l'incidenza che i costi generali hanno sui prezzi finali. Lanciare quindi, l'idea degli acquisti direttamente alla produzione come soluzione della crisi economica, favorendo talune imprese a scapito di altre, queste sì non esposte alla concorrenza perché destinatarie di agevolazioni fiscali e sostegni, è assolutamente contrario rispetto ad una idea di mercato, in cui tutte le imprese sono messe sullo stesso piano”. “E quando un agricoltore si deve adeguare agli standard  richiesti dal mercato, non solo i prezzi dei prodotti si allineano a  quelli dei negozi, ma spesso li superano -continuano- Gli  atteggiamenti speculativi che taluni denunciano, senza peraltro avere  il conforto di analisi scientifiche non hanno, dunque, ragione di  esistere perché il settore della distribuzione è liberalizzato già dal '98 e negli ultimi sei mesi hanno chiuso 15.000 negozi rispetto allo scorso anno, confermando che non c'e' spazio né per commercianti improvvisati, né per quelli “cosiddetti speculatori”. “Le imprese soffrono da una parte dell'aumento delle materie  prime e dei costi di gestione, dall'altra di una pressione fiscale che non tende a scendere e di una crisi dei consumi che taglia  trasversalmente e drasticamente i fatturati. La crisi profonda e strutturale ha già messo in ginocchio molte imprese e altrettante le farà chiudere se il problema della bassa crescita non verrà risolto. Parlare dunque di filiera solo per scaricare responsabilità sui commercianti è un vecchio copione che speriamo questo Governo non voglia usare, sostituendolo invece con una reale, leale e aperta  concertazione con tutto il mondo dell'impresa. E naturalmente la Fida che rappresenta il mondo del dettaglio alimentare e la Fiva che rappresenta i mercati italiani, non si sottrarranno a questo confronto e si rendono disponibili ad avviarlo già da subito”, concludono i due presidenti.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca