Primo piano

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2 dicembre 2004
1

PRIMO PIANO

 

 

 

"Prospettive finanziarie e politiche 2007-2013 per l'Unione allargata"

e

"Terza relazione sulla coesione economica e sociale"

 

Anno di svolta, anno storico: un'Unione europea a venticinque paesi e ben presto a ventisette; una probabile  Costituzione europea e, a livello istituzionale, le elezioni al Parlamento e una nuova Commissione. La mappatura dell'Unione europea sarà completamente trasformata. La Commissione europea ha pertanto deciso di anticipare la sua proposta per munire l'Unione di un budget sufficiente ed affrontare con cautela le nuove sfide. Tra esse quella della politica di coesione per cui la Commissione ha presentato la sua terza relazione che contiene una serie di raccomandazioni concrete su come utilizzare le risorse stanziate nel budget al fine di ridurre il divario economico tra gli Stati membri e le regioni e ottenere una crescita più rapida e uno sviluppo più sostenibile.

 

 

I. "COSTRUIRE IL NOSTRO AVVENIRE COMUNE. SFIDE E MEZZI FINANZIARI DELL'UNIONE ALLARGATA 2007-2013"

Dal 1995, il tasso di crescita per l'Ue-15 è stato in media di 2,2% rispetto ad una media globale di 3,6% e di 3,2% per gli Stati Uniti. Per invertire tale tendenza ed arrivare a edificare la prosperità, la Commissione europea propone azioni forti, coordinate e coerenti. L'azione di ogni singolo paese non avrebbe, in effetti, la portata sufficiente per affrontare le nuove sfide poiché il valore aggiunto dell'Unione si fonda su un'azione transnazionale e su scala europea. Per l'Esecutivo, non si tratta solo di soldi, ma, per affrontare al meglio le scelte nelle prossime prospettive finanziarie, si tratta anche di indirizzo politico da decidersi sulla base di una visione chiara di ciò che si vuol fare. Non è pertanto una ridistribuzione delle risorse tra gli Stati membri, ma si tratta di trovare il modo di massimizzare l'impatto delle  politiche comuni per accrescere ulteriormente il valore aggiunto di ogni euro speso a livello europeo. Nel periodo 2000-2006, l'Agenda 2000 mirava a finanziare l'Europa per rendere possibile l'allargamento. Ora che l'allargamento è diventato realtà, anche se tanto rimane da fare, l'Europa deve trovare un dinamismo nuovo e dare risposta a nuove aspettative. La Commissione propone quindi tre grandi priorità: sviluppo sostenibile: crescita, coesione e occupazione;  cittadinanza: libertà, sicurezza e giustizia; l'Ue nel mondo.

 

 

Prima priorità: Sviluppo sostenibile

 

Rinvigorire il processo di Lisbona, ossia trasformare l'Unione europea in un'economia dinamica basata sulla conoscenza, con un crescita economica sostenibile e una maggiore coesione sociale, è l'obiettivo essenziale per affrontare gli aspetti, che si rafforzano reciprocamente, della competitività e della coesione. L'Esecutivo propone: Una competitività per la crescita e l'occupazione - Una maggiore coesione per la crescita e l'occupazione - Una gestione sostenibile e una protezione delle risorse nazionali (agricoltura, pesca e ambiente).

 

1. Competitività per la crescita e l'occupazione: la necessità di attuare Lisbona

Dare priorità alla crescita richiede un nuovo orientamento delle politiche e dei bilanci nazionali e dell'Ue. La Commissione si prefigge pertanto i cinque seguenti obiettivi:

 

Promuovere la competitività delle imprese in un mercato unico pienamente integrato

Per migliorare il contesto economico e accrescere la produttività, l'Esecutivo propone azioni che potrebbero orientarsi sui seguenti indirizzi: Completare, migliorare e gestire il mercato interno - Preservare e accrescere la competitività dell'industria - Promuovere lo spirito d'iniziativa imprenditoriale e lo sviluppo di piccole imprese - Contribuire a realizzare le potenzialità innovative delle imprese con mobilitazione di attori e di risorse pertinenti e promuovere il trasferimento tecnologico mediante flussi di conoscenza e reti d'innovazione che recheranno beneficio alle imprese, in particolare alle giovani imprese innovative - Più intensi approcci sistemici alla società dell'informazione sulla base di un mix di politiche in materia di ricerca, regolamentazione e strategie di spiegamento al fine di ridurre il divario in materia di crescita della produttività - Investimento nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei servizi pubblici negli Stati membri - Promuovere l'accettazione di tecnologie eco-efficienti suscettibili di ridurre gli impatti ambientali contribuendo nel contempo alla competitività e alla crescita.

 

Potenziare e migliorare le iniziative europee in materia di ricerca e sviluppo tecnologico

In Europa, gli sforzi nel settore della ricerca sono molto frammentati ed insufficientemente connessi con la cooperazione internazionale. L'Europa, inoltre, consacra alla ricerca solo il 2% del suo PIL, rispetto al 2,7% degli USA e a più del 3% in Giappone. Per un miglioramento, l'Ue dovrebbe portare avanti contemporaneamente tre obiettivi interrelati e complementari: Realizzare uno "spazio europeo della ricerca" - Contribuire ad accrescere lo sforzo europeo in materia di ricerca portandolo al 3% del PIL dell'Unione entro il 2010 (l'1% dovrebbe provenire da fonti pubbliche e il 2% dal settore privato) - Sostenere e rafforzare la ricerca in tutta Europa fornendo un sostegno finanziario diretto a livello europeo ad integrazione dei programmi nazionali volti a raggiungere i primi due obiettivi. La proposta delaCommissione è di aumentare significativamente il finanziamento Ue della ricerca, che attualmente è di circa 0,04% del PIL, in quanto contributo per colmare il gap residuo verso l'obiettivo dell'1% di investimento pubblico, ad integrazione degli sforzi nazionali e in stretta collaborazione con essi.

 

Interconnettere l'Europa mediante reti Ue

Il traffico sulle reti transeuropee aumenta costantemente e l'allargamento genererà una crescita addizionale del traffico su strada, rotaia e nelle infrastrutture energetiche. Il costo della congestione è stimato all'1% del PIL e raddoppierà entro il 2020. Il decongestionamento sarà possibile se le reti sono di alta performance poiché sono un catalizzatore essenziale per una mobilità sostenibile delle merci, dei cittadini e dell'energia in un'Ue allargata. In realtà, il potenziale non utilizzato, in termini di persone e imprese, che potrebbe essere valorizzato mediante migliori collegamenti dei trasporti, è stimato allo 0,23% del PIL che corrisponde a circa un milione di posti di lavoro permanenti. Il costo dell'intera rete è di circa 600 miliardi di euro. Gli orientamenti adottati nell'ultimo Consiglio europeo (dicembre 2003) offrono un migliore coordinamento tra gli Stati e sono mirati su un elenco di progetti definiti con scadenze precise. Sforzi dovranno anche essere fatti per rimuovere le barriere che ostacolano lo sviluppo di un mercato interno delle telecomunicazioni e per assicurare la disponibilità di un'infrastruttura sicura per reti a banda larga in tutte le regioni.

 

Migliorare la qualità dell'istruzione e della formazione

La modernizzazione complessiva dei sistemi d'istruzione e formazione della Comunità è al centro della strategia di Lisbona. Al di là del sostegno recato dalla politica di coesione all'infrastruttura e all'istruzione e formazione di base, il contributo dell'Unione assume due forme principali: sostegno alla mobilità individuale (studenti, insegnanti, ecc) e promozione dei partenariati/delle reti fra scuole, università e erogatori di formazione in diversi paesi.

 

Un'agenda per la politica sociale: aiutare la società europea ad anticipare e gestire il cambiamento

L'Unione deve adattarsi al cambiamento, innescarlo e assorbirlo. L'Agenda per la politica sociale costituisce in tal caso la road map dell'Unione per la politica e l'azione in ambito occupazionale e sociale, contestualmente alla strategia di Lisbona. Tale agenda, secondo la Commissione europea, dovrebbe aiutare l'Europa a raggiungere le sue piene potenzialità rafforzando la politica sociale quale fattore produttivo e sostenendo i costi di una politica non sociale. Per affrontare le nuove sfide comuni a tutti gli Stati membri e per gestire il cambiamento nel contesto dell'allargamento, della globalizzazione e dell'invecchiamento demografico, l'agenda della politica sociale dovrebbe essere ulteriormente rafforzata. Attualmente, 30 milioni di persone usufruiscono di disposizioni derivanti dal coordinamento della previdenza sociale a livello Ue allorché soggiornano temporaneamente in un altro Stato membro. L'obiettivo di almeno 100 milioni di persone dovrebbe essere raggiunto mediante la diffusione della tessera di assicurazione sanitaria europea. Per colmare ulteriormente il divario tra l'attuale tasso di occupazione e l'obiettivo della piena occupazione occorrono circa 16 milioni di posti di lavoro. Il solo fatto di valorizzare il potenziale dei lavoratori anziani ammonterebbe a 7 milioni di posti di lavoro. Il costo totale della sottoutilizzazione della forza lavoro è stimato a circa 9% del PIL dell'Ue pari a 825 miliardi di euro.

 

2. Una maggiore coesione per la crescita e l'occupazione

(Per i dettagli vedere la terza relazione sulla politica di coesione)

La politica di coesione reca un importante contributo ad uno sviluppo armonico, equilibrato e sostenibile. Per migliorare la situazione economica dei futuri Stati membri e delle regioni, i fattori chiave del successo di tale politica, che secondo la Commissione, dovrebbero essere rafforzati in futuro, sono: La concentrazione delle risorse sull'investimento per accrescere e migliorare la disponibilità di capitale fisico e umano e assicurare quindi un impatto massimo sulla competitività e la crescita - Il rispetto delle regole del mercato unico, ad esempio, in relazione alla politica di concorrenza e agli appalti pubblici - L'accento posto sulla creazione di posti di lavoro nelle nuove attività per contribuire ad affrontare gli effetti del cambiamento economico e sociale a seguito della nuova divisione internazionale del lavoro - Il contributo al partenariato e alla buona governance - L'effetto leva a seguito delle regole in materia di cofinanziamento che mobilitano risorse addizionali per nuovi investimenti da fonti nazionali pubbliche e private.  In uno sforzo per migliorare la qualità della spesa per il prossimo periodo conformemente agli obiettivi di Lisbona e di Göteborg, la Commissione propone che la politica di coesione debba essere guidata da una strategia d'insieme. La Commissione contempla anche l'opportunità di un quadro di priorità più semplice e trasparente al fine di realizzare le agende di Lisbona e Göteborg in modo differenziato a seconda delle circostanze, con le tre seguenti priorità (che rimpiazzano gli obiettivi attuali): Convergenza - Competitività regionale e occupazione - Cooperazione territoriale europea sotto forma di programmi trasfrontalieri e transnazionali.

 

3. Gestione sostenibile e protezione delle risorse nazionali: agricoltura, pesca e ambiente

Il prossimo allargamento rappresenta 75 milioni di consumatori in più e 4 milioni di nuovi agricoltori, un mercato più ampio e una maggiore concorrenza oltre alla sfida di assicurare standard elevati in termini di qualità e sicurezza dei prodotti e di protezione dell'ambiente. La Commissione esprime il suo esplicito appoggio alla decisione, adottata dal Consiglio nel 2003, di riformare la PAC e di fissare le spese agricole per le misure di mercato e per i pagamenti diretti fino al 2013. La riforma consentirà di riorientare radicalmente la politica agricola Ue verso lo sviluppo sostenibile, dissociando l'aiuto dalla produzione. La futura politica di sviluppo rurale, riorganizzata in seno ad un unico strumento, consentirà di accrescere la competitività nel settore agricolo e di potenziare la tutela dell'ambiente e della diversità della campagne. Finanziamenti aggiuntivi verranno resi disponibili trasferendo gli importi destinati ai pagamenti diretti agli agricoltori verso il potenziamento dei programmi di sviluppo rurale. In materia di pesca, la nuova politica comune delineata dalla riforma continuerà a porre l'accento sull'utilizzo sostenibile delle risorse. La politica ambientale deve rispondere oltre che alle attese dei cittadini, che auspicano una migliore qualità della vita e la solidarietà tra le generazioni, agli impegni internazionali, e deve consentire di promuovere l'efficienza e la competitività. Anche gli strumenti della politica ambientale verranno riorganizzati per accrescere la flessibilità e l'efficienza.

 

 

Seconda priorità: Cittadinanza europea: libertà, sicurezza e giustizia

 

Per creare uno spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia, componenti fondamentali del modello europeo di società, gli Stati, come definito nell'ambito del Consiglio europeo di Tampere, hanno deciso di trasferire nell'ambito di competenza della Comunità la maggior parte delle politiche in riguardo. Affrontare i problemi posti dalle nuove frontiere esterne (lunghe circa 6.000 km e più di 85.000 km di confini marittimi), dall'asilo (circa 400.000 persone  richiedono annualmente asilo nell'Ue), dall'immigrazione (14,3 milioni di cittadini di paesi terzi vivono ora nell'Ue,  con un afflusso di circa 1,5  milioni di persone),  e dalla lotta contro il crimine e il terrorismo, richiede un intervento finanziario UE che dovrebbe mirare a integrare e sostenere le azioni degli Stati membri e a far opera di coordinamento in un ambito in cui le problematiche sono per la loro stessa natura transnazionali. Le misure adottate a livello nazionale non sono altresì sufficienti per proteggersi dalle catastrofi naturali, dalle crisi sanitarie ed ambientali e per garantire l'accesso ai servizi d'interesse generale e la tutela dei consumatori e della salute. Infine, per concretizzare la cittadinanza europea ed assicurare il dialogo, l'Esecutivo vuole promuovere la cooperazione culturale a livello europeo al fine di rimuovere gli ostacoli agli scambi transfrontalieri.

 

 

Terza priorità: L'Ue quale attore globale

 

Con l'allargamento, l'Ue si vedrà affidare responsabilità ancora maggiori in quanto leader regionale e partner globale. L'Unione si deve munire pertanto dei mezzi necessari per assumere la sua responsabilità fondamentale non solo per la propria stabilità ma anche per quella delle regioni limitrofe. Inoltre, l'Ue dovrebbe svolgere appieno il suo ruolo nella governance politica mondiale e nel settore della sicurezza strategica, ciò riguarda in particolare la protezione contro le minacce, la garanzia della sicurezza della popolazione civile, la protezione dei cittadini dai rischi.

 

 

Risorse finanziarie

 

Per realizzare le tre grandi priorità, la Commissione europea ha calcolato un livello di spesa media dell'1,14% nel corso degli anni. In un primo momento, i livelli di spesa dovrebbero aumentare a seguito dell'allargamento, per poi tornare al livello iniziale alla fine del periodo. I pagamenti dovrebbero essere inferiori all'attuale limite dell'1,24% del PNL. Applicando la logica della gestione per attività, che costituisce già la base per la redazione del bilancio annuale, le spese amministrative della Commissione verrebbero imputate alle politiche alle quali si riferiscono. Rimarrebbe una voce "Amministrazione" che includerebbe le spese amministrative per le Istituzioni diverse dalla Commissione, per le pensioni, nonché alcune spese interistituzionali.

 

SCHEMA DEL NUOVO QUADRO FINANZIARIO 2007-2013

In milioni di euro ai prezzi del 2004

STANZIAMENTI D'IMPEGNO

2006

 (a)

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

1. Sviluppo sostenibile

47.582

59.675

62.795

65.800

68.235

70.660

73.715

76.785

1a. Competitività per la crescita e l'occupazione

8.791

12.105

14.390

16.680

18.965

21.250

23.540

25.825

1b. Coesione per la crescita e l'occupazione (b)

38.791

47.570

48.405

49.120

49.270

49.410

50.175

50.960

2. Conservazione e gestione delle risorse naturali

56.015

57.180

57.900

58.115

57.980

57.850

57.825

57.805

di cui: Agricoltura spese per le misure di mercato e i pagamenti diretti

43.735

43.500

43.673

43.354

43.034

42.714

42.506

42.293

3. Cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia

1.381

1.630

2.015

2.330

2.645

2.970

3.295

3.620

4. La UE come partner mondiale (c)

11.232

11.400

12.175

12.945

13.720

14.495

15.115

15.740

5. Amministrazione (d)

3.436

3.675

3.815

3.950

4.090

4.225

4.365

4.500

Compensazioni

1.041

 

 

 

 

 

 

 

Totale stanziamenti d'impegno

120.688

133.560

138.700

143.140

146.670

150.200

154.315

158.450

Totale stanziamenti di pagamento (b)(c)

114.740

124.600

136.500

127.700

126.000

132.400

138.400

143.100

Stanziamenti di pagamento in percentuale del PNL

1,09%

1,15%

1,23%

1,12%

1,08%

1,11%

1,14%

1,15%

Margine disponibile

0,15%

0,09%

0,01%

0,12%

0,16%

0,13%

0,10%

0,09%

Tetto delle risorse proprie in percentuale del PNL

1,24%

1,24%

1,24%

1,24%

1,24%

1,24%

1,24%

1,24%

 

(a) Per informazione e per facilitare il confronto, le spese 2006 nel quadro delle prospettive finanziarie vigenti sono state suddivise in funzione della nuova nomenclatura proposta.

(b) Le spese per il Fondo di solidarietà (1 miliardo di euro ai prezzi 2004) sono incluse a partire dal 2006. Tuttavia, i pagamenti corrispondenti sono calcolati solo a partire dal 2007

(c) Si presuppone che l'integrazione del FSE nel bilancio della UE abbia effetto nel 2008. Gli stanziamenti per il 2006 e il 2007 sono inclusi solo a fini di confronto. Le cifre relative ai pagamenti non tengono conto degli stanziamenti di pagamento prima del 2008.

(d) Sono incluse le spese amministrative per le istituzioni diverse dalla Commissione, per le pensioni e per le scuole europee. Le spese amministrative della Commissione sono integrate nelle prime quattro voci di spesa.

 

Iter

Entro la metà dell'anno, la Commissione europea formulerà opportune proposte legislative, nonché un piano concreto per la realizzazione degli obiettivi.

 

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II. UN NUOVO PARTENARIATO PER LA COESIONE

- Convergenza, Competitività e Cooperazione -

 

Ogni tre anni, la Commissione europea valuta lo stato di coesione e il contributo delle politiche. Il primo rapporto, presentato nel 1996, preparava l'agenda 2000; il secondo rapporto (2001), lanciava il dibattito sulla politica di coesione dopo l'ampliamento; il terzo contiene le proposte per una politica di coesione riformata dopo il 2007. Il Commissario Responsabile della Politica Regionale, presentando il terzo rapporto, ha dichiarato: "Stiamo per giungere ad un momento storico nello sviluppo dell'Unione europea, con la riunificazione del continente, la quale provocherà però un grande aumento del divario tra ricchi e poveri. Aiutare le regioni più povere sarà la principale priorità della prossima generazione di programmi di aiuto europei. Sebbene gran parte delle regioni più povere si trovino nei nuovi Stati membri, dovremo comunque continuare ad aiutare le regioni dei Quindici laddove il processo di recupero è incompleto nonché molte altre aree urbane e industriali in declino o quelle che presentano svantaggi naturali persistenti, in cui continuano ad esistere gravi problemi economici e sociali".

 

Dall'ultimo rapporto sulla coesione (2001), la crescita economica europea ha subito un rallento significativo provocando pertanto un aumento della disoccupazione con i conseguenti disaggi sociali. Non appena la crescita riprenderà la sua velocità di crociera, sarà opportuno aumentare l'investimento in capitale fisico e umano, rinvigorire l'innovazione e utilizzare maggiormente le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, al fine di incoraggiare la produttività e l'occupazione. In tale processo, non bisogna trascorrere le grandi disparità che persistono tra paesi e tra regioni per quanto attiene alla produzione, alla produttività e all'occupazione. Tali disparità provengono dalle carenze strutturali nel settore dei fattori chiave di competitività (dotazioni insufficienti in capitale fisico e umano, mancanza di capacità d'innovazione e di sostegno efficace alle imprese, basso livello di capitale ambientale - ambiente naturale e/o urbano in degrado). Da qui la necessità di aiutare i paesi e le regioni per superare tali carenze strutturali e per sviluppare il loro vantaggio comparativo al fine di poter competere con altri sia nel mercato interno che esterno. Pertanto, la proposta dell'Esecutivo europeo, come ha dichiarato il Commissario, è di ridurre il divario per ottenere una crescita più rapida, dato che la crescita e la coesione sono due facce della stessa medaglia. In cifre, la politica di coesione rappresenta: - il 34% del bilancio Ue, ossia 336 miliardi di € - corrisponde a circa lo 0,41% del PIL dell'Ue (se si aggiunge lo sviluppo rurale e la pesca, lo 0,46%) - più dei tre quarti della dotazione vanno alle regioni e gli Stati in ritardo di sviluppo.

 

Il rapporto comprende quattro sezioni principali:

 

  1. Analisi della situazione e delle tendenze nelle regioni:coesione, competitività, occupazione e crescita
  2. Impatto delle politiche degli Stati membri sulla  coesione
  3. Contributo delle politiche comunitarie alla coesione
  4. Impatto e valore aggiunto della politica strutturale

 

 

1. Analisi della situazione e delle tendenze nelle regioni: coesione, competitività, occupazione e crescita

Dall'analisi effettuata, risulta che le disparità di reddito e di occupazione nell'intera Ue si sono ridotte nell'ultimo decennio. Sussistono comunque delle differenze che, con l'entrata dei nuovi Stati, aumenteranno nei prossimi mesi. Il PIL medio per abitante in tali paesi è inferiore alla metà della media attuale dell'Unione e solo  il 56%  delle persone in età lavorativa occupa un posto di lavoro contro il 64% nell'Ue-15. Anche se in tali paesi la crescita ha superato di circa l'1,5% all'anno la media dell'Ue dalla metà degli anni '90, essa è rallentata dal 2001 a causa della crisi dei mercati dell'Unione di cui sono dipendenti. Visto l'interdipendenza, una crescita elevata nei nuovi paesi può fortemente stimolare la crescita nel resto dell'Unione allargata. Un aiuto sostanziale sarà pertanto necessario per affrontare i loro problemi strutturali e per valorizzare il loro potenziale di crescita.

 

Le disparità tra le regioni

Þ      Le regioni che soffrono di debolezze strutturali (competitività limitata e piena contribuzione alla crescita economica sostenibile dell'Ue ostacolata) tendono ad essere quelle che soffrono di una produttività debole, di un basso livello di occupazione e quindi anche di esclusione sociale. Non sono unicamente le regioni dei paesi della coesione che sono confrontate a problemi di competitività nell'attuale Ue e nei nuovi paesi, poiché malgrado una dotazione sufficiente in infrastrutture e in capitale umano, alcune regioni mancano di capacità innovative e risentono delle difficoltà a mantenere la loro crescita economica.

Þ      I problemi di sviluppo sono maggiori nelle regioni in ritardo che sono privi di infrastrutture, di manodopera qualificata e di capitale sociale per poter competere a pari condizioni con le altre parti dell'Ue. Tali regioni, aiutate a titolo dell'obiettivo 1 dei Fondi strutturali o che ne usufruiranno in un prossimo futuro, sono ampiamente concentrate nei paesi della coesione e nei nuovi Stati membri. Nell'insieme, le regioni dell'obiettivo 1, dal 1994, hanno registrato un'evoluzione positiva con una crescita del PIL (circa il 3% contro il 2% nel resto dell'Ue). In particolare, nelle regioni dei quattro paesi della coesione, la convergenza è stata significativa con un PIL pro capite abbastanza elevato. Nelle altre regioni, la crescita è stata meno forte, frenata parzialmente dalla lentezza della crescita economica nazionale. Nel caso specifico del Sud Italia, nel 2002, solo il 43% delle persone in età lavorativa occupava un posto di lavoro.

Þ      In alcune regioni, i problemi strutturali scoraggiano gli investimenti ed impediscono quindi lo sviluppo di nuove attività economiche e ciò nonostante un livello ragionevole di infrastrutture e di qualifiche della manodopera. Tali regioni sono spesso vecchie zone industriali o le cui caratteristiche geografiche permanenti limitano lo sviluppo. In tal caso, la sfida per la politica di coesione è di fornire un aiuto efficace alla ristrutturazione economica e allo sviluppo della capacità di innovazione per stoppare il degrado della competitività, la diminuzione del livello relativo del reddito  e dell'occupazione, e lo spopolamento.

Þ      Circa il 92% dei cittadini dei nuovi Stati membri vivono nelle regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media dell'Ue a venticinque e oltre due terzi nelle regioni dove è inferiore al 50% di tale media. Se Bulgaria e Romania, il cui PIL pro capite è inferiore al 30% della media Ue-25, entrassero nell'Ue, la popolazione nelle regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media dell'Ue raddoppierebbe rispetto all'effettivo attuale (da circa 73 milioni a oltre 153 milioni). L'ampliamento ha come effetto di aggiungere quasi il 5% al PIL dell'Ue ma circa il 20% alla popolazione europea. Il PIL medio pro capite nell'Ue-25 sarà inferiore di circa 12,5% alla media Ue-15. Per diciotto regioni il cui PIL pro capite è ora inferiore al 75% della media dell'Ue-15 e la cui popolazione totale è di circa 19 milioni di persone, ivi compreso Malta, ciò significa che il loro reddito pro capite non sarà più inferiore alla soglia del 75%.

 

La coesione sociale e il rischio di povertà

Þ      Nel 2000, circa 55 milioni di persone, il 15% della popolazione totale, erano confrontati al rischio di povertà. Una proporzione relativamente elevata nei paesi del sud dell'Europa e in Irlanda, e ancora superiore alla media dell'Ue-15 in diversi futuri Stati membri (Bulgaria e Romania incluse). Il rischio di povertà è strettamente legato alla disoccupazione e all'inattività.

Þ      Invecchiamento della popolazione: in quattro paesi del sud, in Germania e nella maggior parte dei futuri Stati membri, la popolazione in età lavorativa inizierà, nel corso dell'attuale decennio, a diminuire. Nella prossima decade, toccherà a tutti gli altri paesi, salvo Irlanda, Lussemburgo e Cipro. Ciò significa che nel 2025, il 40% in più, rispetto ad oggi, supererà l'età pensionabile sia nell'attuale Ue-5 che nei futuri Stati membri. In altre parole, ci saranno meno di tre persone in età lavorativa per una persona di 65 anni e più, rispetto a più di quattro attualmente contro una. Tuttavia il peso di tale processo dipenderà dalla crescita del reddito reale e dall'occupazione nei prossimi anni, che determinerà la facilità con cui sarà possibile sostenere le persone in pensione. Tali prospettive aumentano il bisogno di mantenere una  crescita economica sostenuta nell'Ue, di accrescere i tassi di occupazione e di ridurre il prepensionamento. L'immigrazione potrebbe essere una fonte importante di manodopera aggiuntiva se si darà priorità ad una politica efficace di inserimento.

 

La riduzione delle disparità nei fattori di competitività delle regioni

Affinché le regioni possano garantire uno sviluppo economico sostenuto e un'occupazione in un ambiente concorrenziale, due insiemi di condizioni devono essere soddisfati: avere un livello adeguato di infrastrutture materiali e di capitale umano – avere la capacità di innovare e di utilizzare in modo efficace sia il know-how esistente sia le nuove tecnologie seguendo una via di sviluppo sostenibile in termini ambientali.

 

Infrastrutture: Le reti di trasporto che collegano i paesi della coesione con il resto dell'Ue si sono migliorati con l'aiuto dei Fondi strutturali. La rete autostradale di tali paesi è passata da un livello inferiore del 20% alla media dell'Ue-15 nel 1991 ad un livello superiore del 10% nel 2001. Nell'insieme delle regioni dell'Obiettivo 1 la densità ha raggiunto solo l'80% della media Ue-15. Nei futuri Stati, la densità autostradale è ancora più debole, meno del 20% della media Ue-15. Nella maggior parte delle regioni dell'Ue-15, il processo di ammodernamento delle reti ferroviarie è stato abbastanza sostenuto nell'ultimo decennio. Nei futuri Stati, investimenti importanti saranno necessari sia per le rete ferroviarie sia per le reti stradali. Nel settore delle telecomunicazioni, il numero delle linee telefoniche fisse rimane debole nei paesi della coesione e nei nuovi Stati rispetto al resto dell'Ue. Ciò è stato compensato da un uso più elevato dei telefoni mobili. Sul fronte dell'accesso alla  larga banda, esistono delle forti disparità nell'ambito dell'Ue con una disponibilità molto limitata in numerose zone dell'Ue-15 e in quasi tutti i nuovi Stati membri. Per quanto riguarda l'ambiente, i bisogni in investimenti rimangono sostanziali nei paesi della coesione e ancora di più nei nuovi Stati membri, in particolare nella debole proporzione della popolazione collegata alle centrali di depurazione delle acque rispetto ad altri Stati. Ma i bisogni sono altresì importanti per la gestione dei rifiuti ed il controllo delle emissioni.

 

Capitale umano: Nel settore dell'istruzione e della formazione, il numero relativo di persone il cui livello di istruzione è superiore all'insegnamento elementare rimane molto inferiore nelle regioni dell'obiettivo 1 rispetto all'Ue-15, in particolare in Italia,, in Spagna ed in Portogallo, con l'eccezione dei nuovi Lander tedeschi. Anche se le qualifiche ottenute nei gradi più elevati di insegnamento e nella formazione professionale nei nuovi Stati membri, esse non sono necessariamente conformi ai bisogni del mercato del lavoro e ai programmi scolastici poiché le strutture di insegnamento non sono ben adeguate all'economia moderna.

 

Disparità nella capacità di innovazione: L'innovazione è la chiave della competitività regionale. Tuttavia la capacità di innovare, di accedere alla conoscenza e di sfruttarla è diversa da una regione all'altra sia nell'Ue-15 sia nei nuovi Stati membri. Per una competitività regionale, occorre anche una buona governance.

 

2. Impatto delle politiche degli Stati membri sulla  coesione

 

La spesa pubblica negli Stati membri è in media del 47% del PIL, percentuale molto superiore al bilancio dell'Ue, che è di poco più dell'1% del PIL dell'Ue, di cui poco meno della metà è destinato alla politica di coesione (0,4%). Gli Stati membri hanno una grande responsabilità nel fornire servizi di base e complemento di reddito. Nonostante l'entità relativamente ridotta rispetto alle risorse pubbliche nazionali, la politica di coesione dell'Ue svolge un ruolo essenziale nel tener conto delle disparità in quanto si concentra sugli investimenti e sulle regioni meno sviluppate.

 

3. Contributo delle politiche comunitarie alla coesione

Le altre politiche comunitarie non hanno come principale obiettivo di ridurre le disparità tra le regioni o di ridurre le disuguaglianze tra individui. Esse hanno in ogni modo il potenziale per aumentare l'efficace della politica di coesione e prendono in considerazione in modo specifico alcune disparità. Le politiche sono:

 

La politica dell'impresa, industriale e dell'innovazione: essa mira principalmente a rafforzare la competitività delle imprese Ue favorendo la concorrenza, garantendo l'accesso ai mercati e istituendo un ambiente adeguato alla ricerca e lo sviluppo. La relazione constata che esiste una mancanza di capacità d'innovazione a livello regionale che proviene non solo da debolezze nella base di ricerca e nei bassi livelli di spese di R&S, ma anche da carenze nella connessione tra centri di ricerca e imprese e da un'ingestione lenta delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

 

La politica di istruzione e di formazione:  Nella concorrenza mondiale, un alto livello di istruzione ed un'offerta di formazione di alta qualità, accessibile a tutti lungo tutta la vita professionale sono la chiave di un rafforzamento della capacità di innovazione nell'insieme dell'Ue e per raggiungere gli obiettivi di Lisbona.

 

La politica dell'occupazione: L'attuazione della Strategia Europea per l'Occupazione (SEO), rivista nel 2003, sarà un successo se gli Stati membri s'impegnano chiaramente ad aiutare le imprese e i lavoratori ad aumentare la loro adattabilità, ad attrarre maggiormente le persone verso un'occupazione, ad investire di più e in modo efficace nel capitale umano e a migliorare la governance. Inoltre, le azioni destinate a migliorare l'inserimento sociale contribuiscono sia a ridurre le ineguaglianze di accesso all'occupazione ed a aumentare il potenziale di crescita dell'economia. Inoltre per soddisfare gli obiettivi di Lisbona, è altresì necessario colmare le disparità tra uomini e donne in materia di occupazione, di disoccupazione e di remunerazione.

 

La politica dell'ambiente:  Il sesto programma d'azione per l'ambiente esprime le azioni necessarie per sostenere il proseguimento degli obiettivi economici e sociali dell'Ue nel settore ambientale. Lo sviluppo economico sostenibile e la creazione di occupazione stabile di lunga durata dipendono dalla protezione dell'ambiente contro gli effetti dannosi della crescita e dal fatto di evitare una riduzione eccessiva delle risorse non rinnovabili. La protezione dell'ambiente ha un costo, sopratutto nelle regioni in ritardo di sviluppo dove i bisogni in infrastrutture sono maggiori, i guadagni potenziali provenienti dai miglioramenti nella salute e dalla creazione di occupazione nelle eco-industrie, o ancora da uno sviluppo sostenibile, sono sostanziali.

 

La politica del mercato interno e i servizi d'interesse economico generale: Obblighi sono stati instaurati per garantire un accesso per tutti ai servizi essenziali. Fondi comunitari sono stati attribuiti in tal senso. Inoltre le reti di trasporto transeuropee hanno aumentato l'accessibilità delle regioni più isolate e facilitato l'espansione degli scambi commerciali, e quelle previste per connettere i nuovi Stati membri l'Ue-15 dovrebbero avere degli effetti simili. Inoltre il programma eTen mira non solo a migliorare le comunicazioni tra le regioni più recessi e le altre parti dell'Ue ma anche ad colmare le carenze nelle applicazioni e nei servizi legati alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

 

La politica agricola e della pesca: Se le spese dedicate alla PAC sono progressivamente diminuite, esse rappresentano ancora il 47% del budget comunitario. Per il periodo 2000-2006, l'aiuto allo sviluppo rurale è maggiore nelle regioni dell'obiettivo 1 (56% del totale delle spese) rispetto alle altre parti dell'Ue, anche se circa il 10% solamente di tale aiuto sono destinate a delle misure di rafforzamento dell'economia rurale altro che l'agricoltura. Nel corso del prossimo periodo di programmazione, le spese della PAC saranno minori in termini reali con un disocciamento dei pagamenti diretti rispetto alla produzione, una riduzione dei versamenti effettuati alle grandi aziende, prezzi più bassi e un accento maggiore posto sullo sviluppo rurale e l'ambiente. Con l'ampliamento, l'occupazione agricola aumenterà di circa il 60% nell'Ue con un aumento sostanziale degli effettivi utilizzati nelle piccole aziende. Si stima che la parte delle spese totali della PAC dedicate alle regioni dell'Obiettivo 1 negli Stati membri attuali e futuri dovrebbe aumentare di circa dieci punti percentuali per raggiungere i due terzi. In materia di pesca, la PCP vuole essenzialmente preservare gli stocks di pesci e a ristrutturare l'industria per garantire la sua sostenibilità. Le misure d'urgenza introdotte recentemente avranno effetti importanti su alcune economie regionali, sopratutto in Spagna e in Portogallo.

 

Gli aiuti di Stato e la politica di coesione:  Nella misura in cui il regime attuale autorizza una discriminazione a favore delle regioni con problemi, il controllo degli aiuti di stato può contribuire alla politica di coesione o sostenerla. Tra il 1997 e il 2001, a seguito degli impegni presi nell'ambito del Consiglio di Stoccolma, le spese totali dedicate agli aiuti di Stato sono fortemente diminuite in termini monetari e sono diminuite nei confronti del PIL in dodici dei quindici Stati membri. Nel 2001, circa solo il 9% degli aiuti di Stato nell'Unione era rappresentato da un aiuto alle regioni dell'obiettivo 1 e le somme in gioco rappresentavano meno del terzo di quelle pagate nell'anno 1993, sopratutto in ragione d'importanti riduzioni dell'aiuto concesso ai nuovi Lander tedeschi e al sud Italia. Gli aiuti regionali alle regioni dell'obiettivo 2 hanno rappresentato circa il 6% del totale degli aiuti di Stato. Il controllo degli aiuti di Stato ha una grande importanza nel contesto dell'ampliamento. Per il periodo che inizierà dopo il 2006, gli sforzi che mirano a modernizzare, semplificare e chiarire le regole applicabili agli aiuti di Stato saranno proseguiti, tenendo conto dei cambiamenti della politica di coesione, con l'obiettivo di un aiuto più debole ma più mirato.

 

La politica della Giustizia e affari interni: la lotta contro il crimine organizzato e la corruzione deve essere ampliata, in particolare nei nuovi Stati membri, attraverso un rafforzamento della capacità a combatterla, una maggiore cooperazione transfrontaliera, un miglioramento dei controlli alle frontiere esterne ed una migliore integrazione dei cittadini dei paesi terzi nella società che rappresentano mezzi per sostenere lo sviluppo regionale.

 

La percezione delle politiche comunitarie all'interno delle regioni: da indagine effettuate presso i responsabili regionali nell'Ue, risulta che le politiche comunitarie sono ampiamente identificate ai finanziamenti comunitari e che i progetti finanziati dai Fondi strutturali tendono ad essere più visibili e con un maggior impatto. Ciò vale sia per le regioni dell'obiettivo 1 e soprattutto per quelle della coesione. Viene anche evidenziato l'impatto positivo del programma Interreg dovuto alla sua specificità, alla sua visibilità e allo suo stimolo alla cooperazione. Per quanto riguarda la PAC, i suoi effetti sulla coesione erano generalmente concepiti in modo positivo nelle regioni in cui l'agricoltura era più importante, veniva anche sostenuto che essa fosse ineguale nelle regioni del mediterraneo e favoriva le aziende più redditizie e le regioni più sviluppate negli altri casi. Nell'indagine era anche criticata l'assenza di legame tra la PAC e la politica dell'ambiente, mentre si accoglieva favorevolmente l'integrazione delle considerazioni relative all'ambiente nella politica di sviluppo regionale, vale anche per l'inclusione in quest'ultima degli investimenti nelle infrastrutture di R&S, considerate come particolarmente importanti nelle regioni dell'Obiettivo 1. Nel contempo le critiche erano molte diffuse per quanto riguarda il costo di gestione elevato dei programmi dei Fondi strutturali nel corso del periodo attuale di programmazione e la complessità crescente delle procedure. Mentre, veniva accolto con favore la maggiore implicazione delle imprese e dei partner sociali.

 

4. Impatto e valore aggiunto della politica strutturale

 

Obiettivo 1: Nel periodo 2000-2006, le somme trasferite finora alle regioni dell'Obiettivo 1 rappresentano lo 0,9% del PIL in Spagna e oltre 2,5% del PIL in Grecia e in Portogallo. Si considera che tali trasferimenti aumentano di circa il 3% l'investimento in Spagna e dell'8-9% in Grecia e in Portogallo, del 7% nel Mezzogiorno italiano e del 4% nei nuovi Lander tedeschi. Nella maggior parte dei casi, le spese pubbliche nazionali che completano gli interventi dei Fondi strutturali sono stati più forti in termini reali nel corso del periodo di programmazione 1994-1999 che durante il periodo precedente, aumentando le somme disponibili per l'investimento dal 40 al 50%. Ciò è stato ancora aumentato con i finanziamenti privati, che sono stati importanti in Austria, Germania, Pesi Bassi e Belgio, ma le somme "levate" con tale sistema sono state relativamente debole nei paesi della coesione, in Francia e nel Regno Unito. L'effetto di leva sugli investimenti privati sembrano essere simili durante il periodo attuale di programmazione, ma nettamente più deboli in Germania. Le spese strutturali sono anche completate dai presti BEI che, tra il 2000 e il 2002, sono stati globalmente per l'Ue-15 di 20 miliardi annuo, di cui oltre la metà sono stati destinati alle regioni dell'Obiettivo 1, e quelli ai futuri Stati membri a 3 miliardi di euro l'anno. Oltre la metà dei prestiti sono stati destinati ad investimenti nei trasporti nelle regioni dell'obiettivo 1 mentre nei futuri Stati membri, il 90% sono stati orientati verso i trasporti, l'ambiente e l'energia. Nelle regioni dell'Obiettivo 1 e nelle altre parti dell'Ue, i sistemi di trasporto sono stati nettamente migliorati nel corso degli ultimi dieci anni. Parallelamente, i disoccupati e le persone occupando un'occupazione ma suscettibili di perderlo hanno usufruito di consigli e di una formazione per accrescere la loro capacità a mantenere un posto di lavoro e le loro qualifiche. Simultaneamente, un aiuto è stato fornito alla R&S e all'innovazione per incoraggiare la diffusione delle NTIC e delle qualifiche di base necessarie per utilizzare le nuove tecnologie. Inoltre, una proporzione importante dei Fondi strutturali (14% nel corso del periodo 2000-2006) ha servito a finanziare investimenti miranti a migliorare l'ambiente, in particolare la gestione dei rifiuti e il trattamento delle acque residue.

 

Obiettivo 2:  Nel periodo 1994-1999, 82 regioni in dodici Stati membri hanno ricevuto un aiuto a titolo dell'obiettivo 2 per un ammontare totale di 2,4 miliardi di euro l'anno (giunto a 3,3 miliardi nell'attuale periodo di programmazione) in ragione della presenza di zone in declino industriale. Ammontare completato da una somma simile proveniente da fonti nazionali pubbliche e private, portando in tal modo le spese strutturali in tali zone a circa 7 miliardi di euro all'anno. Le spese sono state concentrate sulla riconversione di vecchi siti industriali e sui servizi di sostegno alle imprese (circa la metà del totale), mentre il 20% è stato destinato allo sviluppo delle risorse umane ed il 10% all'aiuto alla R&S e alle NTIC. Dagli studi di valutazione, risulta che in tali regioni, circa 700.000 posti di lavoro sono stati creati nel corso del periodo, mentre circa 300.000 PMI hanno ricevuto un aiuto per migliorare i loro metodi di produzione e ricercare nuovi mercati. Nello stesso tempo, circa 115 milioni di metri quadri di terre industriali abbandonate sono state pulite e riconvertite, permettendo in tal modo lo sviluppo di nuove attività, in particolare attività di tempo libero e culturali. Con tali misure, il tasso di disoccupazione è leggermente diminuito in tali regioni rispetto al resto dell'Ue, mentre il PIL pro capite aumentava meno velocemente.

 

Obiettivo 5a e 5b: nel periodo 1994-1999, gli interventi nell'ambito dell'Obiettivo 5a miravano a migliorare l'efficienza dell'agricoltura e a contribuire a preservare la campagna. Per l'Obiettivo 5b, gli interventi sono stati di 1,2 miliardi di euro all'anno e sono stati attuati nelle regioni che rappresentano il 9% della popolazione dell'Ue. Tali interventi hanno portato ad una diversificazione della produzione agricola e sulla crescita di attività come l'agriturismo e i servizi legati all'ambiente, aiutando nel contempo al restauro di paesini e allo sviluppo dei servizi pubblici.

 

Il Fondo Sociale Europeo:  Nel periodo 1994-1999, il Fondo Sociale Europeo ha fornito un aiuto allo sviluppo delle risorse umane che rappresenta il terzo del totale degli interventi dei Fondi strutturali, la metà è stata orientata verso le regioni dell'obiettivo 1. Gli interventi effettuati nell'ambito dell'Obiettivo 3 miravano ad inserire i giovani, i disoccupati di lunga durata e le persone esposte ad un rischio di esclusione nell'occupazione e a favorire le parità. Quelli effettuati nell'ambito dell'obiettivo 4 avevano per obiettivo centrale di aiutare i lavoratori ad adattarsi ai cambiamenti dell'industria. Nelle regioni dell'Obiettivo 1, il FSE ha contribuito ad aumentare il livello di investimenti pubblici nel settore dell'educazione e della formazione. Dal 1997, il FSE ha fornito un aiuto importante per sostenere le misure incluse nei Piano Nazionali d'Azione per l'Occupazione, soprattutto negli Stati membri del sud. Nel periodo 2000-2006, il legame tra il FSE e la SEO è stato considerevolmente rafforzato. Con un budget totale di circa 60 miliardi di euro, il FSE è diventato il principale strumento finanziario comunitario che sottende la SEO la quale procura poi un quadro più solido per gli interventi del FSE e la creazione di occupazione.

 

Cooperazione e creazione di reti: I programmi di iniziativa comunitaria mirano a promuovere l'innovazione, il partenariato e lo sviluppo di azioni di collaborazione tra paesi e regioni e che hanno obiettivi che spesso i Fondi strutturali non soddisfano. Nel periodo 1994-1999, INTERREG II ha sostenuto tre grandi tipi di programmi, la Cooperazione transfrontaliera (Parte A), le reti energetiche (Parte B) e la cooperazione pianificata regionale e territoriale (Parte C). La maggior parte dei fondi sono stati attribuiti alla parte A che cercava di migliorare l'ambiente, sostenere le attività culturali, il turismo ed i servizi alle PMI, e di contribuire allo sviluppo di connessione di trasporti. Per il periodo 2000-2006, INTERREG III, con 5 miliardi di euro, ha rafforzato la componente transfrontaliera (Parte A), incoraggiato la cooperazione strategica transnazionale su temi che riguardano l'assetto del territorio (Parte B) e favorito la cooperazione e lo scambio di esperienze tra regioni (Parte C). URBAN copre il 44% dei cittadini Ue che vivono in città di oltre 50.000 abitanti. Nel periodo 1994-999, l'aiuto è stata di 148 milioni di euro l'anno ed è stato suddiviso tra 118 città. Nel periodo di programmazione attuale, lo stanziamento è stato ridotto a 104 milioni di euro l'anno e suddiviso tra dei progetti in 70 città. I progetti si sono principalmente concentrati su piccoli quartieri urbani e sull'incoraggiamento per un'implicazione locale nelle strutture che influiscono direttamente sulla vita delle persone. Le iniziative OCCUPAZIONE e ADAPT hanno sostenuto circa 9.300 progetti nel periodo 1994-1999 ed implicato 1,8 milioni di persone in programmi d'inserimento sul mercato del lavoro e di creazione di occupazione a livello locale. EQUAL, nel periodo 2000-2006, si è concentrato su processi innovativi di lotta contro le disuguaglianze e contro la discriminazione sul mercato del lavoro, insistendo sulla cooperazione transnazionale, il partenariato e lo scambio di esperienze e di buone pratiche. LEADER II  ha fornito un aiuto a circa 900 gruppi di azione locale nell'ambito delle regioni rurali nel periodo 1994-1999. Il budget era di 300 milioni di euro l'anno ed è passato a 700 milioni di euro con i cofinanziamenti. La principale attività finanziata è stata il turismo, ma un aiuto è stato altresì concesso alle PMI e allo sviluppo di prodotti locali. LEADER + (2000-2006), con lo stesso budget annuale di Leader II, ha posto l'accento maggiormente sul carattere pilota dei progetti e la cooperazione è stata facilitata.

 

Le azioni pilote innovatrici: Circa un'autorità regionale su tre nell'Ue-15 ha formulato una Strategia regionale di innovazione (RIS) o una Strategia regionale per la società dell'informazione (RISI). Gli effetti più visibili sono stati i partenariati tra settori pubblici e privati ed un aiuto alle PMI affinché potessero accedere alle nuove tecnologie. Nel 2001, un nuovo sistema di azioni innovatrici è stato introdotto con un aiuto totale dei Fondi strutturali di circa 400 milioni di euro, al fine di incoraggiare le regioni a sviluppare dei programmi miranti ad accrescere la competitività regionale attraverso la tecnologia e l'innovazione (strategia di Lisbona), l'applicazione di nuove forme di NTIC (piano d'azione eEurope) e la promozione dello sviluppo sostenibile (Gotteborg). Finora tre regioni su quattro ha chiesto  dei fondi per dei programmi legati ad uno o più di tali temi.

 

Miglioramento nell'efficienza della gestione dei Fondi strutturali: I principi di programmazione (pianificazione delle spese), di partenariato (autorità locali e settore privato), di concentrazione (orientamento più mirato) e di addizionalità (complementarità con le spese pubbliche) sono rimasti i principi chiave dalla riforma dei Fondi strutturali nel 1988. Tali principi, nei vari periodi di programmazione, hanno conosciuto un'evoluzione positiva nella loro applicazione poiché hanno semplificato il sistema e lo hanno reso più trasparente. Anche se gli Stati membri sono sempre più responsabile del modo in cui i Fondi strutturali sono spesi, la Commissione europea rimane comunque responsabile nell'ultima fase delle spese davanti all'autorità di bilancio. Nel periodo di programmazione attuale, al fine di incoraggiare una migliore gestione, è stata introdotta un'incitazione finanziaria sottoforma di una riserva di performance di circa il 4% delle risorse de Fondi strutturali. Essa sarà allocata nel 2004 sulla base della realizzazione degli obiettivi del programma specificati all'inizio.

 

La sfida dell'allargamento: I Fondi strutturali sono di primissima importanza per i nuovi Stati membri al fine di aiutarli a rafforzare la loro competitività. Nel periodo 2000-2006, i futuri Stati riceveranno circa 3 miliardi di euro l'anno da ISPA (per progetti relativi ai trasporti e all'ambiente), da SAPARD (per l'agricoltura e lo sviluppo rurale) e da PHARE (per il rafforzamento della coesione economica e sociale e della capacità amministrativa ed istituzionale). Dal 1° maggio 2004, i dieci nuovi Stati continueranno, nonché Bulgaria e Romania, ad essere eleggibili all'aiuto di PHARE per tre anni (per un totale di 1,6 miliardi di euro all'anno). I nuovi Stati saranno eleggibili all'aiuto dei Fondi strutturali tra il 2004 e il 2006 per un ammontare pari a circa 21,8 miliardi di euro per i tre anni. L'aiuto sarà limitato a settori prioritari al fine di massimizzare il suo impatto e di minimizzare i problemi di attuazione dei programmi. Ciò permetterà loro di sviluppare un processo strategico e di concentrarsi su un numero limitato di priorità. Un'attenzione particolare dovrà essere attribuita ad assicurare la maggior coerenza tra i Fondi strutturali e le politiche nazionali, ai criteri ambientali e alla pari opportunità. Nel contempo, rimane preoccupante la questione della capacità amministrativa nonostante i progressi compiuti sia a livello regionale che nazionale. Le sfide che aspettano i nuovi Stati membri in materia di politica strutturale sono le seguenti:

·       Identificare al più presto in ogni regione le carenze strutturali che hanno effetti molto dannosi sulla competitività il potenziale di crescita;

·       Formulare per ogni regione una strategia di sviluppo a lungo termine, conforme alle sue forze e debolezze comparative, che riconosca che tutti i bisogni non possono essere soddisfatti simultaneamente;

·       Dare il peso necessario alle considerazioni relative all'ambiente nelle decisioni di investimento al fine di garantire la sostenibilità del percorso di crescita scelto;

·       Evitare una concentrazione eccessiva dell'investimento nei poli attuali di crescita in cui sia possibile che l'impatto sulla crescita economica sia più elevata a breve termine, ma che possa operarsi a discapito di uno sviluppo equilibrato a lungo termine;

·       Contribuire a rafforzare la capacità amministrativa di concezione, di attuazione e di gestione dei programmi di sviluppo a livello regionale.

 

Conclusioni e nuove proposte

 

Nella proposta di budget della Commissione europea, la politica di coesione è oggetto di una linea di bilancio unica e trasparente, al fine di garantire la sicurezza e la stabilità necessari per la pianificazione della prossima generazione di programmi pluriennali nazionali e regionali. Quattro sfide saranno da affrontare per il futuro: Necessità di una coesione rafforzata in un'Unione ampliata - Rafforzare le priorità dell'Unione - Migliorare la qualità per promuovere uno sviluppo sostenibile e più equilibrato - Un nuovo partenariato per la coesione.

 

Una nuova architettura per la politica di coesione dopo il 2006

La Commissione europea propone che le azioni sostenute dalla politica di coesione si concentrino sugli investimenti in un numero limitato di priorità comunitarie che riflettano le agende di Lisbona e di Goteborg e quindi si aspetta che l'intervento comunitario produca un effetto di leva ed un valore aggiunto sostanziale. Per quanto attiene ai programmi regionali, la Commissione propone una lista limitata di temi chiavi: l'innovazione e l'economia di conoscenza - l'ambiente e la prevenzione dei rischi - l'accessibilità e i servizi di interesse generale. Per i programmi relativi all'occupazione, un accento sarà posto sull'attuazione delle riforme necessarie per progredire verso la piena occupazione, il miglioramento della qualità e della produttività al lavoro e la promozione dell'inclusione sociale e la coesione conformemente agli orientamenti e raccomandazioni della Strategia europea per l'occupazione.

 

TRE ASSI PRIORITARI:

 

1° CONVERGENZA

Sostenere la crescita e la creazione di occupazione negli Stati membri e le regioni meno sviluppate

I beneficiari dei programmi di convergenza saranno gli Stati membri e le Regioni meno sviluppate. Tale obiettivo riguarderà, in primo luogo, le regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria. L'obiettivo chiave sarà di promuovere il miglioramento delle condizioni di crescita e dei fattori che portano ad una convergenza reale. Viene anche proposto che un aiuto temporaneo sia concesso, a titolo di questa priorità, alle regioni il cui PIL pro capite sarebbe stato inferiore al 75% della media comunitaria calcolata per l'Ue-15 ("L'Effetto statistico" dell'ampliamento). Si tratta in realtà delle regioni il cui PIL pro capite sarà relativamente più elevato nell'Ue allargata nonostante una situazione obiettiva immutata. Tale sostegno terminerà nel 2013 e non sarà seguito da nessun altro periodo di transizione. I Fondi di sostegno saranno: Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo di coesione. Il FESR sosterrà: azioni che riguarderanno l'ammodernamento e la diversificazione della struttura economica degli Stati membri e delle regioni (innovazione e imprese in particolare) - l'estensione e l'ammodernamento delle infrastrutture di base - la protezione dell'ambiente - il rafforzamento della capacità istituzionale delle amministrazioni nazionali e regionali in materia di gestione dei Fondi strutturali di coesione. Il FSE rafforzerà il suo ruolo di principale strumento finanziario comunitario della SEO. Il Fondo di coesione riguarderà gli Stati il cui RNL sarebbe inferiore al 90% della media comunitaria.

 

2° COMPETITIVITA' REGIONALE E OCCUPAZIONE

Anticipare e incoraggiare il cambiamento

Sfide importanti riguardano anche TUTTI gli Stati membri Ue. Per adattarsi al cambiamento (cambiamenti rapidi economici e sociali, globalizzazione degli scambi, le sfide dell'invecchiamento della popolazione, l'aumento dell'immigrazione, ecc.), l'Unione deve assumere un ruolo importante attraverso:

-        un sostegno finanziario comunitario che può servire da catalizzatore contribuendo a mobilitare le politiche e le risorse nazionali e regionali ed orientarli più specificamente sugli obiettivi dell'Ue

-        interventi di coesione nell'insieme dell'Ue per l'integrazione politica, economica e sociale che suscita la partecipazione degli attori pubblici e privati ed incoraggia il loro impegno a favore degli obiettivi dell'Unione.

Per quanto riguarda la politica della coesione al di fuori degli Stati membri e regioni meno favorite, la Commissione propone un duplice approccio:

 

Anticipare e promuovere il cambiamento su scala regionale. L'obiettivo è di affrontare i problemi incontrati dalle zone urbane e le zone rurali per quanto riguarda la ristrutturazione economica nonché gli altri handicap. La Commissione propone di concentrarsi rigorosamente sui temi chiavi di cui sopra. Tali programmi saranno finanziati dal FESR. Le risorse saranno assegnate a due gruppi di regioni: le regioni che non rientrano né nei programmi di convergenza né nel sostegno temporaneo ("phasing out"); le regioni attualmente eleggibili all'Obiettivo 1 che non rispondono ai criteri dei programmi di convergenza senza tener conto dell'effetto statistico legato all'ampliamento.

 

Facilitare l'anticipazione e l'adattamento delle persone al cambiamento. Il sostegno finanziario (FSE) si dovrà concentrare su tre priorità essenziali per l'attuazione della SEO:

ü     Migliorare l'adattabilità degli occupati e delle imprese investendo nelle qualifiche e la formazione nell'impresa, e incoraggiando l'elaborazione di strategie efficace di apprendimento tutto l'arco della vita;

ü     Attrarre maggiormente le persone verso l'occupazione ed evitare un'uscita anticipata dal mercato del lavoro, in particolare con azioni a favore dell'invecchiamento attivo e della partecipazione delle donne;

ü     Migliorare il potenziale di occupazione delle persone vulnerabili.

 

3° COOPERAZIONE TERRITORIALE EUROPEA

Promuovere uno sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio dell'Unione

Basandosi sull'esperienza dell'attuale Iniziativa INTERREG, la Commissione propone di creare un nuovo obiettivo dedicato al proseguimento dell'integrazione armoniosa ed equilibrata del territorio dell'Ue sostenendo la cooperazione tra le sue varie componenti sulle questioni d'importanza comunitaria ai livelli transfrontaliero, transnazionale e interregionale. Azione che sarà finanziata dal FESR e che si concentrerà su programmi integrati gestiti da un'autorità unica. L'obiettivo sarà di promuovere soluzioni comuni a problemi comuni tra le autorità  al fine di garantire lo sviluppo urbano, rurale e costiere e quello dei rapporti economici e la messa in rete di PMI. La Commissione propone pertanto la creazione di un nuovo strumento giuridico, sotto forma di una struttura di cooperazione europea ("Collettività regionale transfrontaliere"). L'obiettivo sarà di trasferire a tale nuova struttura la capacità di agire a nome della autorità pubbliche per attuare delle attività di cooperazione. Sul fronte delle frontiere esterne, per rafforzare l'efficacia delle azioni alle frontiere esterne dell'Unione allargata, la Commissione proporrà la creazione di un nuovo strumento di vicinato (NSV). Esso sarà utilizzato dalle due parti delle frontiere esterne. Per le azioni più ampie da intraprendere per promuovere la cooperazione transnazionale, gli Stati membri e le regioni saranno invitate a valutare l'utilità e l'efficacia delle tredici zone transnazionali attuali di cooperazione (Parte III B di Interreg) nella prospettiva dell'ampliamento. L'obiettivo è di determinare con la Commissione, un numero limitato di zone destinate alla cooperazione transnazionale, che presentano una coerenza sufficiente nonché possibilità ed interessi comuni a sviluppare. Infine, la Commissione propone che le regioni incorporino ormai misure di cooperazione interregionale nei loro programmi regionali.

 

Basandosi altresì sull'iniziativa comunitaria URBAN, la Commissione propone che ogni Stato membro presenti una lista di zone urbane che usufruiranno di un misura specifica nell'ambito dei programmi. Il successo delle azioni della politica urbana dipenderà dalla partecipazione delle autorità municipali sia nell'elaborazione dei programmi che nella loro gestione.

 

Per le regioni ultraperiferiche, la Commissione ha intenzione, nell'ambito dell'obiettivo della convergenza, di istituire un programma specifico destinato a compensare i vincoli particolari che conoscono tali regioni.

 

Nell'ambito dei programmi regionali, gli Stati membri dovranno garantire che le specificità delle regioni di montagna o poco popolate sono prese in considerazione nell'ambito dell'assegnazione delle risorse.

 

Per quanto attiene agli strumenti legati alla politica di sviluppo rurale, essi saranno raggruppati in un solo strumento dipendente dalla PAC e mirante a: accrescere la competitività del settore agricolo attraverso aiuti alla ristrutturazione – mettere in risalto l'ambiente e i paesaggi attraverso un sostegno alla gestione dello spazio, in particolare al cofinanziamento di azioni di sviluppo rurali relativi ai siti di protezione della natura (Natura 2000) -  migliorare la qualità di vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione dell'attività economica attraverso misure mirate sul settore agricolo ed altri attori dell'ambiente rurale. In materia di pesca, le azioni a favore della ristrutturazione del settore verranno concentrate in un unico strumento che sarà basato su delle misure destinate ad accompagnare i bisogni di ristrutturazione del settore della pesca e migliorare le condizioni di lavoro e di vita nelle zone in cui la pesca, ivi compreso l'acquicoltura, ha un ruolo importante. Fuori di questi interventi, la politica di coesione sosterrà l'abbandono delle attività tradizionali a favore di una diversificazione dell'economia rurale e delle zone tributarie della pesca.

 

Sul fronte delle altre politiche comunitarie, la Commissione vuole che la politica di coesione e le altre politiche siano coordinate e complementari. La complementarietà riguarda diversi settori di azione come l'integrazione delle pari opportunità tra uomini e donne, il rispetto delle regole del mercato interno, in particolare gli appalti pubblici. L'altra politica essenziale è la coerenza tra la politica di coesione e quella della concorrenza. Le regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media devono rimanere eleggibili al regime di aiuti di Stato definito conformemente all'art. 87, §3, punto a) del Trattato. E per quanto riguarda le regioni colpite dall' "effetto statistico", esse saranno sottoposte ad un limite concernente gli aiuti di Stato similari a quello previsto in virtù dell'art. 87, §3, punto a), all'inizio del periodo.

 

Un sistema di attuazione riformato

Saranno mantenuti i principi chiavi del sistema attuale relativo all'attuazione e che hanno fatto il successo della politica di coesione, ossia programmazione pluriennale, partenariato, valutazione e cofinanziamento. Per l'obiettivo Convergenza, verrà confermato il principio di addizionalità e la riserva di efficienza. Tuttavia, l'Esecutivo europeo suggerisce un miglioramento di tali principi attraverso riforme destinate a:

ü     Incoraggiare un approccio più strategico della programmazione: il sistema di programmazione sarà semplificato. Sulla base di un documento politico, adottato dal Consiglio, ogni Stato membro preparerà un documento politico sulla sua strategia di sviluppo, che sarà negoziato con La Commissione e servirà di quadro nell'ambito della preparazione dei programmi settoriali e regionali, ma che non potrà essere utilizzato come strumento di gestione, come accade attualmente per il QCS. Poi a livello operativo, sulla base del documento politico, la Commissione approverà i programmi nazionali e regionali per ogni Stato membro. Il "completamento di programmazione" che contiene ora le informazioni addizionali sarà soppresso nonché la gestione per misura. Il coordinamento e la coerenza tra i vari Fondi saranno garantiti sia a livello politico che operativo. Il numero di Fondi sarà di solo tre (FESR, FSE, Fondo di coesione) invece dei sei attuali ed i programmi saranno monofondo.

ü     Delegare maggiormente responsabilità ai partner presenti sul territorio

ü     Migliorare l'efficienza e la qualità dei programmi cofinanziati attraverso un partenariato rafforzato e più trasparente, nonché tramite meccanismi di follow-up chiari e rigorosi, e

ü     Semplificare il sistema di gestione introducendo maggiore trasparenza, differenziazione e proporzionalità assicurando nel contempo una buona gestione finanziaria.

I pagamenti saranno effettuati a livello di assi prioritari e non più a livello di ogni misura. Il sistema dei pagamenti (anticipi e rimborsi), nonché il principio fondamentale che costituisce il disimpegno automatico (Regola detta N+2), saranno mantenuti. 

La relazione propone tra le altri importanti modifiche, un dialogo rinnovato con il Consiglio per contribuire a garantire che la politica di coesione sia adeguata alle priorità definite dai programmi di lavoro di Lisbona e Goteborg. Ogni anno le istituzioni europee esamineranno i progressi in materia di priorità strategiche e i risultati ottenuti sulla base di una relazione della Commissione che sintetizzerà le relazioni di avanzamento degli Stati membri.

 

Risorse finanziarie

Per il periodo 2007-2013, l'Esecutivo europeo propone di assegnare 336,3 miliardi di euro, pari allo 0,41% del RNL dell'Unione a sostegno della coesione (0,46% prima dei trasferimenti agli strumenti per lo sviluppo rurale e la pesca). In base alle stime attuali, circa il 78% di tale importo andrebbe alla priorità "Convergenza" (regioni sfavorite, Fondo di coesione e regioni colpite dall' "Effetto statistico"); circa il 18% alla "Competitività regionale e occupazione" e circa il 4% alla "Coesione territoriale europea".

 

ITER PROPOSTO

Ø     10 e 11 maggio 2004: Forum europeo sulla coesione a Bruxelles

Ø     Luglio 2004: proposta dalla Commissione europea del pacchetto legislativo

Ø     Fine 2005: decisione del Consiglio e del Parlamento europeo

Ø     2006: Preparazione dei programmi per il periodo 2007-2013

Ø     1° gennaio 2007: inizio dell'attuazione.

 

 

 

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