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8 giugno 2006
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PRIMO PIANO

 

 

Contraffazione e pirateria: Nuova proposta di direttiva


La contraffazione e la pirateria nonché, più in generale, le violazioni della proprietà intellettuale costituiscono un fenomeno in costante crescita che rappresenta una seria minaccia per le economie nazionali e gli Stati.

 

Il proliferare della contraffazione e della pirateria danneggia sempre più le imprese (minori investimenti, chiusura di PMI), la società (perdita di posti di lavoro, sicurezza dei consumatori, rischi per l'attività creativa), e le pubbliche amministrazioni (riduzione del gettito fiscale).

 

I dati…

 

Nell'Unione europea le attività di contraffazione e pirateria sono state stimate in una perdita di 17 000 posti di lavoro all'anno. I settori più lesi sono quello della musica, dei software, dei prodotti farmaceutici, dei giocattoli, dell'abbigliamento e delle calzature, nonché di prodotti alimentari, alcolici e sigarette.

La situazione, soprattutto per l'industria del software e per il settore culturale (musica, film e video su CD o DVD), si è aggravata con il facile accesso al mercato globale reso possibile da Internet.

 

La presenza sempre più attiva del crimine organizzato nel grande traffico internazionale di merci contraffatte e usurpative prova il carattere particolarmente lucrativo e professionale di tali attività.

 

I dati statistici per il 2004 mostrano che le quantità di merci contraffatte sequestrate in dogana è ancora aumentato, pari a 103 milioni di beni contraffatti o pirata con un incremento del 12% rispetto all'anno precedente. Tra il 1998 e il 2004 il numero di prodotti che hanno violato un diritto di proprietà intellettuale, intercettati dagli uffici doganali alle frontiere esterne dell'Unione, è cosi' aumentato del 1000 %. L'evoluzione nei quantitativi di merci contraffatte evidenzia che:

1.        l'aspetto quantitativo ha sopraffatto l'aspetto qualitativo delle merci. I prodotti ad elevato valore aggiunto non sono i più contraffatti. Il crimine organizzato internazionale preferisce frodare piuttosto su prodotti comuni, di vario tipo, che ormai fabbrica su scala industriale;

 

2.        il volume di merci contraffatte nel 2001 nel settore dei prodotti alimentari ha praticamente raggiunto quello registrato nel settore dei prodotti dell'abbigliamento.

 

La contraffazione di giocattoli e giochi é anche cresciuta in maniera esponenziale. I giocattoli rappresentavano il terzo prodotto più contraffatto al di la' dei confini comunitari (oltre 18 milioni di articoli sequestrate). La contraffazione di medicine nello stesso periodo è aumentata di oltre il 45%. Le confische di prodotti alimentari, bevande e  alcolici sono aumentate del 200% rispetto al 2003 raggiungendo i 4.5 milioni di euro. I doganieri sequestrano oggi più di 100 milioni di articoli all'anno e tra il 2003 e il 2004 il numero di operazioni doganali contro i falsi è più che raddoppiato raggiungendo le 22 000 unità all'anno. Le similitudini con i prodotti originali sono tante che oggi è difficile distinguere i falsi senza l'aiuto di tecnici. Infatti, le produzioni su scala industriale delle merci contraffatte permettono una quasi perfezione delle copie e assicurano un aumento dei profitti e quindi un buon investimento per il riciclaggio del denaro sporco.

La Cina e più in generale l'Asia restano i principali produttori di prodotti contraffatti per il mercato europeo. Tuttavia, il trasbordo dei prodotti è in aumento per depistare l'identificazione di merci contraffatte e anche Paesi quali gli USA e il Giappone ritenuti sicuri, oggi, sono diventati ad alto rischio. L'utilizzo di Internet ha ulteriormente aggravato il problema. Infatti, il 30% dei sequestri postali è legato all'uso delle nuove tecnologie.

In Italia, il 65% delle merci sequestrate in dogana nel 2004 era costituito da accessori per l'abbigliamento (borse, occhiali dal sole, ecc.)[1].

 

La proposta normativa…

La Commissione europea ha adottato, il 26 aprile 2006, una proposta di direttiva sulla lotta contro i reati di proprietà intellettuale[2] che modifica la proposta già approvata il 12 luglio 2005.

La Commissione trae così le conseguenze della sentenza della Corte del 13 settembre 2005 nella causa C-176/03, secondo la quale le disposizioni di diritto penale necessarie per l'effettiva attuazione del diritto comunitario sono materia di diritto comunitario. Di conseguenza, viene ritirata la proposta di decisione quadro relativa al rafforzamento del quadro penale per la repressione delle violazioni della proprietà intellettuale e le sue disposizioni sono ormai integrate nella proposta modificata di direttiva.

La proposta completa, inoltre, il piano d'azione per la lotta alla contraffazione dell'ottobre 2005 volto a rafforzare i controlli in dogana alle frontiere esterne. Nel 2004 l'Ue aveva già adottato una direttiva relativa alle misure di carattere amministrativo e civile da intraprendere per lottare contro questo problema, ma le sanzioni di carattere penale erano state escluse (sebbene inizialmente ricomprese) dal campo di applicazione della direttiva perché il metodo comunitario non poteva applicarsi.

Le misure proposte sono volte a promuovere un ravvicinamento effettivo delle legislazioni penali e a migliorare la cooperazione europea per una lotta efficace contro gli atti di contraffazione e di pirateria, che sono frequentemente commessi da organizzazioni criminali, comportano spesso rischi per la salute e la sicurezza e ledono gravemente numerosi settori dell'economia europea.


Il dispositivo proposto si dovrà applicare a tutti i tipi di reati contro i diritti di proprietà intellettuale. La proposta considera illecito penale qualsiasi attacco deliberato al diritto di proprietà intellettuale commesso su scala commerciale, compresi il tentativo, la complicità e l'incitazione.

 

Essa stabilisce sanzioni penali minime per chi commette le infrazioni: quattro anni di reclusione per infrazioni commesse nell'ambito di un'organizzazione criminale o che comporti un rischio grave per la salute o la sicurezza delle persone. La sanzione pecuniaria comminata dovrà essere di almeno 100.000 euro o di 300.000 euro se vi è collegamento con un'organizzazione criminale o rischio per la salute o la sicurezza delle persone. La proposta consente agli Stati membri di irrogare sanzioni più severe.

 

La confisca è stata introdotta tra le misure previste dalla nuova proposta di direttiva. L'articolo 5 della decisione quadro relativo al coordinamento delle procedure e alla giurisdizione responsabile, invece, non è stato ripreso nel testo della proposta di direttiva  in quanto oggetto di discussione nell'ambito del "Libro verde sui conflitti di giurisdizione e il principio del ne bis in idem nei procedimenti penali".  

La sentenza[3]

 

Nel 2003 la Commissione europea, sostenuta dal Parlamento europeo e dal Comitato economico e sociale, aveva messo in discussione la Decisione quadro 2003/80 del Consiglio sulla tutela dell'ambiente. La tesi principale sostenuta dalla Commissione era che gli Stati membri, applicando le sanzioni penali in caso di violazione del diritto comunitario in materia ambientale, dovessero fare riferimento alle procedure del Trattato CE (il cosiddetto "metodo comunitario") e non al terzo pilastro del Trattato UE (cooperazione giudiziaria e delle forze di polizia in materia penale).

Infatti, la diversa base giuridica determina le modalità di votazione e il coinvolgimento dei diversi attori istituzionali al processo legislativo, nonché nel caso di norme approvate nell'ambito del 3° pilastro la Commissione europea non può utilizzare la procedura di infrazione e quindi non ha  nessun potere per obbligare gli Stati membri a conformarsi alla legislazione, potere che è invece previsto dal trattato CE ed è fondamentale per garantire il rispetto del diritto comunitario.

La Corte di Giustizia ha statuito con la sentenza C-176/03 del 13 settembre 2005 che se una normativa comunitaria prevede sanzioni penali, il Parlamento europeo deve essere associato, a pieno titolo, nel processo decisionale.

 

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